Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
István Harasztÿ
Da sempre attento alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, Harasztÿ si cimenta nella scultura, pittura, arte decorativa, costruzione di mobili.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nelle opere di István Harasztÿ si materializzano le sue diverse nature e inclinazioni: Homo faber, in quanto artista che crea e modella diversi materiali; Homo ludens, nelle sculture che richiamano il mito del gioco; Homo moralis, quando associa ad un’opera un concetto e una verità; Homo aestheticus, perché le sue opere devono principalmente essere una gioia per gli occhi.
Da sempre attento alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, Harasztÿ si cimenta nella scultura, pittura, arte decorativa, costruzione di mobili.
Di grande rilievo le sue “sculture cinetiche”, opere realizzate in metallo, plexiglas, plastica, caratterizzate dal movimento, impresso semplicemente dalla mano dello spettatore, che con un gesto innesca il meccanismo, o che spingendo un pulsante porta l’elettricità al congegno.
L’interazione proveniente dall’esterno trasmette vita e significato all’oggetto, trasformandolo in opera d’arte e rendendo lo spettatore che ha avviato il dinamismo un inconsapevole co-autore. L’artistico movimento suscita piacere estetico e stimola la riflessione. Il pendolo, i cerchi, le carrucole: sono gli elementi ricorrenti nelle sculture di Harasztÿ.
“Si prega di toccare”: è quanto comunicano le sue sculture cinetiche, contrariamente alle opere d’arte più tradizionale, esposte al pubblico. Ed è il motto che accomuna le opere da lui realizzate dalla fine degli anni ’60, le cosiddette “sculture cinetiche a mano”.
Harasztÿ ha definito il suo operato come arte-gioco, nel senso che intende rievocare con le sue sculture dinamiche e divertenti l’atmosfera e il significato più recondito del momento ludico dell’infanzia, come parentesi di ricreazione e rigenerazione. E non solo. Le opere cinetiche di Harasztÿ invitano lo spettatore a rivalutare e rispettare le macchine e i macchinari che lo circondano nella vita quotidiana. Il pubblico si avvicina al marchingegno di Harasztÿ con curiosità e serenità: lo stesso atteggiamento che secondo l’artista tutti noi dovremmo adottare nei confronti degli oggetti meccanici della nostra routine, con cui spesso entriamo in conflitto.
A queste opere si affiancano quelle relative alla fase concettuale, dove al mero divertimento e intrattenimento si sovrappone un elemento ideologico. In questo caso il dinamismo della scultura diventa veicolo di una visione della realtà, spesso nichilista. Come nel celebre Snocciolatore di fichi (1970), un marchingegno che attraverso una vera e propria “parabola cinetica” tende a svelare quanto ci sia di effimero e inconsistente nella società odierna.
Nei Saloni dell’Accademia si tiene in contemporanea la mostra fotografica di János Dobra, una collezione di scatti che riprendono dettagli molto ravvicinati del mondo contemporaneo.
Da sempre attento alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, Harasztÿ si cimenta nella scultura, pittura, arte decorativa, costruzione di mobili.
Di grande rilievo le sue “sculture cinetiche”, opere realizzate in metallo, plexiglas, plastica, caratterizzate dal movimento, impresso semplicemente dalla mano dello spettatore, che con un gesto innesca il meccanismo, o che spingendo un pulsante porta l’elettricità al congegno.
L’interazione proveniente dall’esterno trasmette vita e significato all’oggetto, trasformandolo in opera d’arte e rendendo lo spettatore che ha avviato il dinamismo un inconsapevole co-autore. L’artistico movimento suscita piacere estetico e stimola la riflessione. Il pendolo, i cerchi, le carrucole: sono gli elementi ricorrenti nelle sculture di Harasztÿ.
“Si prega di toccare”: è quanto comunicano le sue sculture cinetiche, contrariamente alle opere d’arte più tradizionale, esposte al pubblico. Ed è il motto che accomuna le opere da lui realizzate dalla fine degli anni ’60, le cosiddette “sculture cinetiche a mano”.
Harasztÿ ha definito il suo operato come arte-gioco, nel senso che intende rievocare con le sue sculture dinamiche e divertenti l’atmosfera e il significato più recondito del momento ludico dell’infanzia, come parentesi di ricreazione e rigenerazione. E non solo. Le opere cinetiche di Harasztÿ invitano lo spettatore a rivalutare e rispettare le macchine e i macchinari che lo circondano nella vita quotidiana. Il pubblico si avvicina al marchingegno di Harasztÿ con curiosità e serenità: lo stesso atteggiamento che secondo l’artista tutti noi dovremmo adottare nei confronti degli oggetti meccanici della nostra routine, con cui spesso entriamo in conflitto.
A queste opere si affiancano quelle relative alla fase concettuale, dove al mero divertimento e intrattenimento si sovrappone un elemento ideologico. In questo caso il dinamismo della scultura diventa veicolo di una visione della realtà, spesso nichilista. Come nel celebre Snocciolatore di fichi (1970), un marchingegno che attraverso una vera e propria “parabola cinetica” tende a svelare quanto ci sia di effimero e inconsistente nella società odierna.
Nei Saloni dell’Accademia si tiene in contemporanea la mostra fotografica di János Dobra, una collezione di scatti che riprendono dettagli molto ravvicinati del mondo contemporaneo.
22
aprile 2004
István Harasztÿ
Dal 22 aprile al 22 maggio 2004
arte contemporanea
Location
ISTITUTO BALASSI – ACCADEMIA D’UNGHERIA – PALAZZO FALCONIERI
Roma, Via Giulia, 1, (Roma)
Roma, Via Giulia, 1, (Roma)
Orario di apertura
dal Lunedì al Venerdì 10-13 e 16-19.30; Sabato 16.30 – 19.30
Vernissage
22 Aprile 2004, ore 19