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Giacomo e Angelo Caramel – Opere 1920 –1979
Con questa mostra il Comune di San Biagio di Callalta intende riproporre nel Trevigiano e nel Veneto l’operadei due artisti al fine di una opportuna rilettura critica del loro lavoro che si esplichi in ricerche di studiosi e in tesi di laurea che ne studino la collocazione.
Comunicato stampa
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Il Comune di San Biagio di Callalta ha dato i natali nel ‘900 a due pittori di grande valore nell’ambito della pittura veneta: Giacomo e Angelo Caramel.
Essi hanno goduto, seppur in misura e forme diverse, di fortuna critica nella seconda metà del novecento. In particolare sono da ricordare di Giacomo Caramel l’antologica organizzata dal Comune di Treviso presso il museo Bailo nel 1983, a coronamento di una continua presenza artistica nella marca trevigiana che parte dagli anni ‘20, in cui fu assiduo dei conterranei Gino Rossi e Springolo e soprattutto di Arturo Martini, nella stagione di Ca' Pesaro, per continuare nelle rassegne provinciali che per lungo tempo si tennero ogni anno a Treviso e che videro esporre Voltolin, Cancian, Ravenna, Molossi, Springolo, Coletti, Tommasini.
Di Angelo Caramel, il figlio, si ricorda per tutte una prestigiosa esposizione organizzata dal Comune di Venezia nel 1972 presso la sede del Casinò Municipale a Ca’Vendramnin Calierci, nel cui comitato esecutivo figurano alcuni tra i più significativi nomi della critica, delle istituzioni e della cultura veneziana dell’epoca Venezia (Apollonio, Argan, Bucarelli, Branzi, Marchiorio, Morucchio, Mariachier, Pallucchini, Perocco, Rizzi, Toniato, Zampetti).
Con questa mostra il Comune di San Biagio di Callalta intende riproporre nel Trevigiano e nel Veneto l’operadei due artisti al fine di una opportuna rilettura critica del loro lavoro che si esplichi in ricerche di studiosi e in tesi di laurea che ne studino la collocazione e l’importanza nella pittura trevigiana, veneziana e Veneta.
L’Amministrazione provvederà inoltre alla formazione degli archivi dei due pittori.
Nella mostra che avverrà a San Biagio di Callata dal 17 aprile al 16 maggio 2004 in Ca’ dei Roveri, saranno proposte alcune delle loro opere con diversi inediti, molti dei quali facenti parte della collezione privata della famiglia Enzo Caramel, che ha reso possibile la mostra stessa e alla quale va il ringraziamento dell’Amministrazione comunale.
Diamo di seguito un breve profilo dei due artisti
Giacomo Caramel
Si fa via via più chiaro come il Novecento sia stato un periodo fecondo per la cultura e l'arte del territorio trevigiano: basterebbero i grandi nomi di Gino Rossi, Arturo e Alberto Martini per qualificare in una sfera internazionale la produzione artistica trevigiana. Ma personalità come Voltolin, Cancian, Ravenna, Molossi, Springolo, Coletti, Tommasini e molti altri hanno creato uno straordinario tessuto di attività nel corso di tutto il secolo, perpetuando una tradizione artistica originale e di alto valore.
Nel novero degli artisti trevigiani del Novecento un posto eminente ricopre Giacomo Caramel, che pur avendo abitato a Venezia negli ultimi anni della sua vita, è nato a Fagaré della Battaglia , nel Comune di San Biagio di Callalta.
E una vicenda singolare quella di Giacomo Caramel, figura tra le più significative del nostro tempo, divenuto oggetto di attenzione critica solo recentemente, dopo una lunghissima vita dedicata all'arte quasi in silenzio, con somma modestia.
Nato nel 1890 a Fagarè, in provincia di Treviso, completa le sua preparazione all' Accademia di Venezia con Ettore Tito e Guglielmo Ciardi.
Nel 1910 è subito accanto ai futuristi con Marinetti a Venezia e non può sottrarsi al fascino di quella prima avanguardia.
È assiduo dei conterranei Gino Rossi e Springolo e soprattutto di Arturo Martini, nella stagione di Ca' Pesaro e nelle rassegne provinciali ogni anno a Treviso.
È poi a Roma dove coglie l'eco, ma in luce personalissima, della secessione romana. Rimane sostanzialmente estraneo alla poetica di "Valori plastici" e, trasferitesi a Milano, a quella di "Novecento", pure frequentando abitualmente, nella galleria Pesaro, Sironi, Carrà, Marussig, Bucci, Funi e la Sarfatti che diedero vita al movimento.
È uno spirito indipendente, Caramel, poco incline ai raggruppamenti.
Nel periodo milanese è ormai un pittore particolarmente considerato, con precise posizioni teoriche e pragmatiche, "un artista pieno di promesse e di speranze".
Nel 1927, per il suo modo di intendere il rapporto arte-società, diversamente valutato dal regime, viene licenziato dall'Università delle Arti Decorative dove teneva la cattedra di figura e tecnica dell'affresco, da lui stesso fondata, che venne poi affidata a Semeghini. Ritorna allora a Fagarè, nella casa paterna, dove fra le difficoltà economiche continuerà, con altissima dignità, la sua vicenda di pittore e di studioso dei problemi dell'arte.
E da allora Caramel, ormai trentasettenne, costruirà giorno dopo giorno il suo destino di artista irreparabilmente isolato, pure rimanendo informatissimo osservatore delle movenze culturali del tempo. Con moderna disponibilità e fiducia nel fare collettivo, si dedica alle arti applicate fondando e dirigendo piccole scuole per la formazione degli artigiani. Non a caso negli anni della Bauhaus, aveva capito Caramel, anche se operava da solo e relegato in provincia, che il luogo dell'artista è la scuola e che nella civiltà industriale l'arte poteva essere condizionante, pure se finalizzata.
Per sottrarsi al pericolo, con una fama locale, di ripiegamenti a sollecitazioni provinciali, intuisce la salvezza nell'approfondimento culturale e nella speculazione filosofica. Il lunghissimo invidiabile affinamento delle capacità analitiche ed espressive, sorretto dalla ricerca speculativa, connoterà la sua attività fino ai nostri giorni. Appartato, restio e quasi scontroso quando si tratta di esibire le proprie opere, sarà un artista poco conosciuto, anche dopo il definitivo trasferimento a Venezia, e sarà più noto come studioso dei problemi dell'arte che come pittore.
Ma proprio questo distacco consentirà a Caramel, nel chiuso del suo studio, di rimanere immune dall'influsso delle mode, dell'accavallarsi delle poetiche, conservando intatta la sua originalità. Seguirà infaticabile la sua strada, con rigore morale assoluto, consapevole dell'importanza di ciò che andava facendo, anche se amareggiato e deluso degli uomini.
Dalla iniziale ricerca sulla struttura dello spazio-colore-luce negli anni dal '19 al '39 (la produzione precedente la prima guerra mondiale è andata distrutta nelle macerie della sua casa a Fagarè) e dalla incessante tendenza alla sintesi, alla semplificazione — resa possibile solo per un grande mestiere e una altissima sapienza del disegno e del cromatismo — Caramel arriva, dal '45 al '59, in una quotidiana sequenza di splendide esperiene, a "trasformare il visibile in geometriche planimetrie rese dinamiche dalla dialettica del colore". Dal '59 al '75 (da sessantanove a ottantacinque anni) nella serie di "paesaggi cosmici" e di "strutture", la sua ricerca approfondisce la nozione di colore-materia e colore-gesto, dove il colore è materia cosmica - fenomeno di metamorfismo, non astrattismo - e tema dominante è il movimento della luce. Qui Caramel arriva ai conseguimenti forse più importanti di tutta la sua opera. Negli ultimi anni il pittore ritorna a rivedere e a rifare, si direbbe a "citare" moltissime sue opere precedenti (citazione per estremo approfondimento di sé, non certo per indulgere ad una moda) e a studiare ancora la forma "terreno sconfinato di interminabile esplorazione" - com'egli stesso ha scritto - da comunissime ipotesi: fiori, cespugli, paesaggi ed altri temi citati da opere precedenti.
Stupendi esempi di un rinnovamento ininterrotto.
Alla produzione artistica, che vede esporre Giacomo Caramel accanto agli altri trevigiani in tutte le mostre provinciali per almeno un trentennio, seguirà una attività espositiva nel Veneto che durerà sino agli anni ’80 . La sua dimensione artistica supera di gran lunga i limiti della provincia; nel 1983, onore concesso a pochi artisti viventi, il Comune di Treviso organizzò una antologica. dei suoi lavori al Museo Bailo.
Angelo Caramel
Cenni biografici
Nato in provincia di Treviso, a Fagarè di Piave, nel 1924, compie studi classici e si dedica alla poesia. Nel 1945 esce un suo volume "Prime voci". Insofferente dell'ambiente culturale in cui vive, espatria clandestinamente in Francia. Rinviato in Italia, vive per qualche tempo fra i lavoratori delle risaie nel vercellese, sospinto dalla sua concezione impegnata dei problemi sociali. Tornato a Venezia, si dedica a studi spiritualistici, alle pratiche esoteriche delle filosofie classiche e orientali, a studi di parapsicologia. Nel 1949 e '50 frequenta all'Accademia di Venezia la Scuola libera del nudo con Armando Pizzinato. Si dedica, da allora, quasi esclusivamente alla pittura, con brevi parentesi dedicate all'insegnamento. requenta l'ambiente artistico veneziano, i Tancredi, Pontini, Bepi Longo, Lucatello, Boldrini e gli altri coetanei, i critici Morucchio, Toniate, Castellani. Temperamento schivo e ritroso, teso a una continua critica di sé fino all'autolesionismo, espone pochissime volte, in rassegne collettive. Partecipa invece, aggressivo e convinto, a polemiche e discussioni. Nel 1958 distrugge quasi tutte le sue opere e la sua copiosa produzione poetica inedita. Convinto della fatuità di ogni ricerca umana, rastremato a privazioni continue dalle precarie condizioni fisiche, ritorna agli studi filosofici con particolare attenzione alle filosofie orientali. Frequenta la facoltà di lettere e pedagogia all'Università di Padova. Dopo un silenzio quasi decennale, più scabro per dolorose parentesi di malattia, isolatesi ormai completamente da ogni rapporto con il mondo culturale, nel settembre del '67 ritorna all'attività artistica con disegni di piccolissimo formato, in polemica vissuta e dichiarata con la velleitarietà delle grandi dimensioni: un fittissimo diario intimo quotidiano di migliaia di minuscoli fogli amorosamente datati e firmati con simboli suggeriti da motivi culturali prediletti: la stella, la luna, il sole. E, pure, continua in larga parte a distruggere. Vive gli ultimi anni nel quartiere di S. Giacomo dall'Orio, disegnando nelle osterie, regalando i suoi disegni ad amici occasionali, rinchiuso ormai in una quasi completa impossibilità di comunicare con altri. Logorato dall'alcolismo, si spegne a Venezia l'8 marzo 1970, continuando a disegnare fino agli ultimi giorni.
Dopo la sua morte, nel 1970, il Comune di Venezia organizzò una grande mostra retrospettiva a Ca’Vendramin Caliergi; il Comitato esecutivo comprendeva i più bei nomi della critica veneta e nazionale, docenti d’arte nelle facoltà universitarie di Padova e Venezia e i soprintendenti della Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, della Galleria d’arte Moderna di Ca’Pesaro e il direttore delle belle arti nel Comune di Venezia (Apollonio, Argan, Bucarelli, Branzi, Marchiorio, Morucchio, Mariachier, Pallucchini, Perocco, Rizzi, Toniato, Zampetti); alcuni dei partecipanti di questo straordinario Comitato Esecutivo scrissero i saggi in catalogo con un intervento anche del pittore Pizzinato.
Quella di oggi è la prima mostra da allora in cui rivedere le sue opere.
Essi hanno goduto, seppur in misura e forme diverse, di fortuna critica nella seconda metà del novecento. In particolare sono da ricordare di Giacomo Caramel l’antologica organizzata dal Comune di Treviso presso il museo Bailo nel 1983, a coronamento di una continua presenza artistica nella marca trevigiana che parte dagli anni ‘20, in cui fu assiduo dei conterranei Gino Rossi e Springolo e soprattutto di Arturo Martini, nella stagione di Ca' Pesaro, per continuare nelle rassegne provinciali che per lungo tempo si tennero ogni anno a Treviso e che videro esporre Voltolin, Cancian, Ravenna, Molossi, Springolo, Coletti, Tommasini.
Di Angelo Caramel, il figlio, si ricorda per tutte una prestigiosa esposizione organizzata dal Comune di Venezia nel 1972 presso la sede del Casinò Municipale a Ca’Vendramnin Calierci, nel cui comitato esecutivo figurano alcuni tra i più significativi nomi della critica, delle istituzioni e della cultura veneziana dell’epoca Venezia (Apollonio, Argan, Bucarelli, Branzi, Marchiorio, Morucchio, Mariachier, Pallucchini, Perocco, Rizzi, Toniato, Zampetti).
Con questa mostra il Comune di San Biagio di Callalta intende riproporre nel Trevigiano e nel Veneto l’operadei due artisti al fine di una opportuna rilettura critica del loro lavoro che si esplichi in ricerche di studiosi e in tesi di laurea che ne studino la collocazione e l’importanza nella pittura trevigiana, veneziana e Veneta.
L’Amministrazione provvederà inoltre alla formazione degli archivi dei due pittori.
Nella mostra che avverrà a San Biagio di Callata dal 17 aprile al 16 maggio 2004 in Ca’ dei Roveri, saranno proposte alcune delle loro opere con diversi inediti, molti dei quali facenti parte della collezione privata della famiglia Enzo Caramel, che ha reso possibile la mostra stessa e alla quale va il ringraziamento dell’Amministrazione comunale.
Diamo di seguito un breve profilo dei due artisti
Giacomo Caramel
Si fa via via più chiaro come il Novecento sia stato un periodo fecondo per la cultura e l'arte del territorio trevigiano: basterebbero i grandi nomi di Gino Rossi, Arturo e Alberto Martini per qualificare in una sfera internazionale la produzione artistica trevigiana. Ma personalità come Voltolin, Cancian, Ravenna, Molossi, Springolo, Coletti, Tommasini e molti altri hanno creato uno straordinario tessuto di attività nel corso di tutto il secolo, perpetuando una tradizione artistica originale e di alto valore.
Nel novero degli artisti trevigiani del Novecento un posto eminente ricopre Giacomo Caramel, che pur avendo abitato a Venezia negli ultimi anni della sua vita, è nato a Fagaré della Battaglia , nel Comune di San Biagio di Callalta.
E una vicenda singolare quella di Giacomo Caramel, figura tra le più significative del nostro tempo, divenuto oggetto di attenzione critica solo recentemente, dopo una lunghissima vita dedicata all'arte quasi in silenzio, con somma modestia.
Nato nel 1890 a Fagarè, in provincia di Treviso, completa le sua preparazione all' Accademia di Venezia con Ettore Tito e Guglielmo Ciardi.
Nel 1910 è subito accanto ai futuristi con Marinetti a Venezia e non può sottrarsi al fascino di quella prima avanguardia.
È assiduo dei conterranei Gino Rossi e Springolo e soprattutto di Arturo Martini, nella stagione di Ca' Pesaro e nelle rassegne provinciali ogni anno a Treviso.
È poi a Roma dove coglie l'eco, ma in luce personalissima, della secessione romana. Rimane sostanzialmente estraneo alla poetica di "Valori plastici" e, trasferitesi a Milano, a quella di "Novecento", pure frequentando abitualmente, nella galleria Pesaro, Sironi, Carrà, Marussig, Bucci, Funi e la Sarfatti che diedero vita al movimento.
È uno spirito indipendente, Caramel, poco incline ai raggruppamenti.
Nel periodo milanese è ormai un pittore particolarmente considerato, con precise posizioni teoriche e pragmatiche, "un artista pieno di promesse e di speranze".
Nel 1927, per il suo modo di intendere il rapporto arte-società, diversamente valutato dal regime, viene licenziato dall'Università delle Arti Decorative dove teneva la cattedra di figura e tecnica dell'affresco, da lui stesso fondata, che venne poi affidata a Semeghini. Ritorna allora a Fagarè, nella casa paterna, dove fra le difficoltà economiche continuerà, con altissima dignità, la sua vicenda di pittore e di studioso dei problemi dell'arte.
E da allora Caramel, ormai trentasettenne, costruirà giorno dopo giorno il suo destino di artista irreparabilmente isolato, pure rimanendo informatissimo osservatore delle movenze culturali del tempo. Con moderna disponibilità e fiducia nel fare collettivo, si dedica alle arti applicate fondando e dirigendo piccole scuole per la formazione degli artigiani. Non a caso negli anni della Bauhaus, aveva capito Caramel, anche se operava da solo e relegato in provincia, che il luogo dell'artista è la scuola e che nella civiltà industriale l'arte poteva essere condizionante, pure se finalizzata.
Per sottrarsi al pericolo, con una fama locale, di ripiegamenti a sollecitazioni provinciali, intuisce la salvezza nell'approfondimento culturale e nella speculazione filosofica. Il lunghissimo invidiabile affinamento delle capacità analitiche ed espressive, sorretto dalla ricerca speculativa, connoterà la sua attività fino ai nostri giorni. Appartato, restio e quasi scontroso quando si tratta di esibire le proprie opere, sarà un artista poco conosciuto, anche dopo il definitivo trasferimento a Venezia, e sarà più noto come studioso dei problemi dell'arte che come pittore.
Ma proprio questo distacco consentirà a Caramel, nel chiuso del suo studio, di rimanere immune dall'influsso delle mode, dell'accavallarsi delle poetiche, conservando intatta la sua originalità. Seguirà infaticabile la sua strada, con rigore morale assoluto, consapevole dell'importanza di ciò che andava facendo, anche se amareggiato e deluso degli uomini.
Dalla iniziale ricerca sulla struttura dello spazio-colore-luce negli anni dal '19 al '39 (la produzione precedente la prima guerra mondiale è andata distrutta nelle macerie della sua casa a Fagarè) e dalla incessante tendenza alla sintesi, alla semplificazione — resa possibile solo per un grande mestiere e una altissima sapienza del disegno e del cromatismo — Caramel arriva, dal '45 al '59, in una quotidiana sequenza di splendide esperiene, a "trasformare il visibile in geometriche planimetrie rese dinamiche dalla dialettica del colore". Dal '59 al '75 (da sessantanove a ottantacinque anni) nella serie di "paesaggi cosmici" e di "strutture", la sua ricerca approfondisce la nozione di colore-materia e colore-gesto, dove il colore è materia cosmica - fenomeno di metamorfismo, non astrattismo - e tema dominante è il movimento della luce. Qui Caramel arriva ai conseguimenti forse più importanti di tutta la sua opera. Negli ultimi anni il pittore ritorna a rivedere e a rifare, si direbbe a "citare" moltissime sue opere precedenti (citazione per estremo approfondimento di sé, non certo per indulgere ad una moda) e a studiare ancora la forma "terreno sconfinato di interminabile esplorazione" - com'egli stesso ha scritto - da comunissime ipotesi: fiori, cespugli, paesaggi ed altri temi citati da opere precedenti.
Stupendi esempi di un rinnovamento ininterrotto.
Alla produzione artistica, che vede esporre Giacomo Caramel accanto agli altri trevigiani in tutte le mostre provinciali per almeno un trentennio, seguirà una attività espositiva nel Veneto che durerà sino agli anni ’80 . La sua dimensione artistica supera di gran lunga i limiti della provincia; nel 1983, onore concesso a pochi artisti viventi, il Comune di Treviso organizzò una antologica. dei suoi lavori al Museo Bailo.
Angelo Caramel
Cenni biografici
Nato in provincia di Treviso, a Fagarè di Piave, nel 1924, compie studi classici e si dedica alla poesia. Nel 1945 esce un suo volume "Prime voci". Insofferente dell'ambiente culturale in cui vive, espatria clandestinamente in Francia. Rinviato in Italia, vive per qualche tempo fra i lavoratori delle risaie nel vercellese, sospinto dalla sua concezione impegnata dei problemi sociali. Tornato a Venezia, si dedica a studi spiritualistici, alle pratiche esoteriche delle filosofie classiche e orientali, a studi di parapsicologia. Nel 1949 e '50 frequenta all'Accademia di Venezia la Scuola libera del nudo con Armando Pizzinato. Si dedica, da allora, quasi esclusivamente alla pittura, con brevi parentesi dedicate all'insegnamento. requenta l'ambiente artistico veneziano, i Tancredi, Pontini, Bepi Longo, Lucatello, Boldrini e gli altri coetanei, i critici Morucchio, Toniate, Castellani. Temperamento schivo e ritroso, teso a una continua critica di sé fino all'autolesionismo, espone pochissime volte, in rassegne collettive. Partecipa invece, aggressivo e convinto, a polemiche e discussioni. Nel 1958 distrugge quasi tutte le sue opere e la sua copiosa produzione poetica inedita. Convinto della fatuità di ogni ricerca umana, rastremato a privazioni continue dalle precarie condizioni fisiche, ritorna agli studi filosofici con particolare attenzione alle filosofie orientali. Frequenta la facoltà di lettere e pedagogia all'Università di Padova. Dopo un silenzio quasi decennale, più scabro per dolorose parentesi di malattia, isolatesi ormai completamente da ogni rapporto con il mondo culturale, nel settembre del '67 ritorna all'attività artistica con disegni di piccolissimo formato, in polemica vissuta e dichiarata con la velleitarietà delle grandi dimensioni: un fittissimo diario intimo quotidiano di migliaia di minuscoli fogli amorosamente datati e firmati con simboli suggeriti da motivi culturali prediletti: la stella, la luna, il sole. E, pure, continua in larga parte a distruggere. Vive gli ultimi anni nel quartiere di S. Giacomo dall'Orio, disegnando nelle osterie, regalando i suoi disegni ad amici occasionali, rinchiuso ormai in una quasi completa impossibilità di comunicare con altri. Logorato dall'alcolismo, si spegne a Venezia l'8 marzo 1970, continuando a disegnare fino agli ultimi giorni.
Dopo la sua morte, nel 1970, il Comune di Venezia organizzò una grande mostra retrospettiva a Ca’Vendramin Caliergi; il Comitato esecutivo comprendeva i più bei nomi della critica veneta e nazionale, docenti d’arte nelle facoltà universitarie di Padova e Venezia e i soprintendenti della Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, della Galleria d’arte Moderna di Ca’Pesaro e il direttore delle belle arti nel Comune di Venezia (Apollonio, Argan, Bucarelli, Branzi, Marchiorio, Morucchio, Mariachier, Pallucchini, Perocco, Rizzi, Toniato, Zampetti); alcuni dei partecipanti di questo straordinario Comitato Esecutivo scrissero i saggi in catalogo con un intervento anche del pittore Pizzinato.
Quella di oggi è la prima mostra da allora in cui rivedere le sue opere.
17
aprile 2004
Giacomo e Angelo Caramel – Opere 1920 –1979
Dal 17 aprile al 16 maggio 2004
arte contemporanea
Location
CA’ DEI ROVERI
San Biagio Di Callalta, Via Postumia Est, 35, (Treviso)
San Biagio Di Callalta, Via Postumia Est, 35, (Treviso)
Orario di apertura
feriali 16 – 19 // festivi: 10 – 12 / 16 – 19