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Che Roma fosse un po’ schizofrenica sotto il punto di vista della cultura lo avevamo capito da tempo. Una bella scena di gallerie private da una parte e un’enorme difficoltà a gestire l’arte “pubblica”, lo spazio urbano, i suoi musei e teatri dall’altra.
Ieri la storia dello sfratto dell’Eliseo, mentre è in pieno svolgimento il Festival RomaEuropa: non una bazzecola, insomma. Risultato? Tutti a casa, almeno per ora. Ma invece, il 18 novembre dalle 15 del fino alle 3 del mattino dopo al Teatro Argentina è andatoin scena “Ritratto di una Capitale. Ventiquattro scene di una giornata a Roma”, uno spettacolo-maratona che attraverso il teatro osserva e indaga il tempo della città con ventiquattro brevi pièce che raccontano della Roma di oggi. In tutto all’Argentina 26 tra attori, scrittori, registi, teorici, da Corrado Augias a Franca Valeri, Valerio Magrelli, Ascanio Celestini, Lidia Ravera, Ricci/Forte, Emanuele Trevi e Mariolina Venezia, solo per citarne alcuni. Sul palco anche tutti i luoghi, dai Castelli alla Magliana, da Borgo Pio al Lungotevere: insomma, una saga completa sulla capitale d’Italia: “un unico mosaico che riconsegna al teatro un’immagine della città e riporta la città a teatro”, si legge nel comunicato stampa.
Il pensiero laterale è che – per fortuna o purtroppo – come tutti gli spettacoli alla fine restituisce un’immagine di Roma un poco idealizzata. Forse non tanto da cartolina, ma non vicinissima a quello che si è consumato nelle ultime ore. Che sarà anche una legittima restituzione di proprietà, come hanno dichiarato le figure al governo, ma che non toglie quel cono d’ombra nel quale sembra che, da diverso tempo, si sia infilato il rispetto per l’arte (visiva, musicale, teatrale e chi più ne ha più ne metta) a Roma.