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Carlo Giorgio Titz
saranno presentati una quarantina di olii e un’ampia selezione di opere grafiche provenienti dalla collezione della famiglia e di altri collezionisti privati triestini
Comunicato stampa
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Alla fine degli anni Quaranta e primi Cinquanta, sotto i portici di Chiozza, sostavano sul marciapiede, appoggiati alle catenelle dei paletti biancorosso, schiere di giovani. In genere si trattava di studenti del Dante, Petrarca e anche del Volta; ma si davano appuntamento pure un gruppo di artisti forse un po' meno giovani della massa.
Le discussioni erano infinite, si parlava di tutto e anche di cinema, erano gli anni del cinema impegnato nella battaglia di idee. Nel gruppo c'erano Livio Rosignano, Marino Sormani, Sabino Coloni, Mariano Cerne e altri. Una sera capitò nel gruppo un giovane biondo, alto e sottile, sembrava un inglese, pure per il suo vestire alla moda di Londra. Era il pittore Carlo Giorgio Titz, nato a Spalato nel 1928, da padre triestino, e arrivato nel capoluogo giuliano già dal 1944, destinato a morire a soli trent'anni nel 1958.
Il giovane divenuto presto amico di Marcello Mascherini, Federico Righi, Sergio d'Osmo e dell'architetto friulano Marcello D'Olivo, era sempre ascoltato con interesse. Prima di tutto perché sembrava essere stato ovunque (in ogni modo a Milano aveva frequentato il Politecnico e lo studio di Achille Funi con il quale aveva collaborato all'allestimento di scenografie per la Scala); poi per il suo "fiuto": sapeva e scopriva tutto ("non per nulla" - aggiungeva - "sono nipote di un poliziotto").
Dieci anni o poco più durò la straordinaria avventura pittorica e artistica di Carlo Giorgio Titz: dal 1948 - i primi lavori ad acquarello dipinti al sanatorio di Arco - alle Torri, grande tela in bianco e nero presentata ad una mostra sindacale del 1958, mentre il suo autore stava per morire.
La sua pittura si sviluppò dai toni delicati, intimistici, dei primi acquarelli, alla gioia del colore dei paesaggi periferici (il porto, Ponziana) che assumevano l'aspetto della "banlieu" parigina conosciuta solo attraverso i capolavori del cinema realista francese. Poi la sua tavolozza si rischiarò man mano sino alle composizioni di cartoncino tagliato, bianche come concrezioni di cristalli di rocca.
In pratica non ci fu campo della semiologia della visione che non finisse con l'interessare il giovane artista. Così fece lo scenografo per l'appena fondato Teatro Nuovo di via Giustiniano, prima sede del Teatro Stabile. Lavorò nello studio di D'Olivo che gli affidò arredamenti di abitazioni importanti. Scrisse di cinema per un quotidiano triestino. E soprattutto si trasformò in fotografo d'arte, ricercato da Mascherini, D'Olivo e dall'ingegner Roberto Costa.
Dal 1951 al '58 non ci fu a Trieste mostra di rilievo dove non apparisse il nome di Titz. Ed erano sempre contributi - come ripetutamente rilevò la critica, Decio Gioseffi in testa - degni di attenzione e viva ammirazione.
Alle tante mostre su vari talenti triestini messisi in luce soprattutto negli anni Cinquanta promosse dal Civico Museo Revoltella, ora si aggiunge l'ampia rassegna di opere di Titz. Dieci anni di attività artistica testimoniata da quasi una quarantina di olii ed un vero mare di carte, acquarelli, disegni, prove di stampa.
Ne esce un ritratto a tutto tondo di una sensibilità scoperta, opere che testimoniano di un particolare modo di essere, una singolare e sempre acutamente problematica capacità di esprimersi artisticamente, quasi sfiorando l'impossibile, che trae dall'oblio la figura del pittore Carlo Giorgio Titz."
(Sergio Brossi)
Le discussioni erano infinite, si parlava di tutto e anche di cinema, erano gli anni del cinema impegnato nella battaglia di idee. Nel gruppo c'erano Livio Rosignano, Marino Sormani, Sabino Coloni, Mariano Cerne e altri. Una sera capitò nel gruppo un giovane biondo, alto e sottile, sembrava un inglese, pure per il suo vestire alla moda di Londra. Era il pittore Carlo Giorgio Titz, nato a Spalato nel 1928, da padre triestino, e arrivato nel capoluogo giuliano già dal 1944, destinato a morire a soli trent'anni nel 1958.
Il giovane divenuto presto amico di Marcello Mascherini, Federico Righi, Sergio d'Osmo e dell'architetto friulano Marcello D'Olivo, era sempre ascoltato con interesse. Prima di tutto perché sembrava essere stato ovunque (in ogni modo a Milano aveva frequentato il Politecnico e lo studio di Achille Funi con il quale aveva collaborato all'allestimento di scenografie per la Scala); poi per il suo "fiuto": sapeva e scopriva tutto ("non per nulla" - aggiungeva - "sono nipote di un poliziotto").
Dieci anni o poco più durò la straordinaria avventura pittorica e artistica di Carlo Giorgio Titz: dal 1948 - i primi lavori ad acquarello dipinti al sanatorio di Arco - alle Torri, grande tela in bianco e nero presentata ad una mostra sindacale del 1958, mentre il suo autore stava per morire.
La sua pittura si sviluppò dai toni delicati, intimistici, dei primi acquarelli, alla gioia del colore dei paesaggi periferici (il porto, Ponziana) che assumevano l'aspetto della "banlieu" parigina conosciuta solo attraverso i capolavori del cinema realista francese. Poi la sua tavolozza si rischiarò man mano sino alle composizioni di cartoncino tagliato, bianche come concrezioni di cristalli di rocca.
In pratica non ci fu campo della semiologia della visione che non finisse con l'interessare il giovane artista. Così fece lo scenografo per l'appena fondato Teatro Nuovo di via Giustiniano, prima sede del Teatro Stabile. Lavorò nello studio di D'Olivo che gli affidò arredamenti di abitazioni importanti. Scrisse di cinema per un quotidiano triestino. E soprattutto si trasformò in fotografo d'arte, ricercato da Mascherini, D'Olivo e dall'ingegner Roberto Costa.
Dal 1951 al '58 non ci fu a Trieste mostra di rilievo dove non apparisse il nome di Titz. Ed erano sempre contributi - come ripetutamente rilevò la critica, Decio Gioseffi in testa - degni di attenzione e viva ammirazione.
Alle tante mostre su vari talenti triestini messisi in luce soprattutto negli anni Cinquanta promosse dal Civico Museo Revoltella, ora si aggiunge l'ampia rassegna di opere di Titz. Dieci anni di attività artistica testimoniata da quasi una quarantina di olii ed un vero mare di carte, acquarelli, disegni, prove di stampa.
Ne esce un ritratto a tutto tondo di una sensibilità scoperta, opere che testimoniano di un particolare modo di essere, una singolare e sempre acutamente problematica capacità di esprimersi artisticamente, quasi sfiorando l'impossibile, che trae dall'oblio la figura del pittore Carlo Giorgio Titz."
(Sergio Brossi)
03
aprile 2004
Carlo Giorgio Titz
Dal 03 aprile al 06 giugno 2004
arte moderna e contemporanea
Location
CIVICO MUSEO REVOLTELLA – GALLERIA D’ARTE MODERNA
Trieste, Via Armando Diaz, 27, (Trieste)
Trieste, Via Armando Diaz, 27, (Trieste)
Orario di apertura
dal 4 aprile al 6 giugno 2004, dalle 9 alle 14 e dalle 16 alle 19, martedì chiuso, giovedì fino alle 22.30
Vernissage
3 Aprile 2004, ore 18