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Disfarmer – i ritratti di Heber Springs, 1939-1946
La Galleria SpazioFoto presenta i ritratti eseguiti dal fotografo di studio Disfarmer (1888-1959) nell’America rurale degli anni Trenta e Quaranta.
Comunicato stampa
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Opere di grande rilievo nell’ambito della storia del ritratto fotografico, le immagini di Disfarmer fanno parte delle collezioni del Museo d’Arte Moderna di New York, del Metropolitan Museum of Art, dell’Arkansas Art Center e dell’International Center of Photography di New York.
Disfarmer è stato uno dei molti proprietari di piccoli studi fotografici attivi negli Stati Uniti. La maggior parte delle sue immagini ha per soggetto la vita e le relazioni familiari. Realizzate con schiettezza e grande rigore formale, le foto di Disfarmer offrono un ricco affresco della società americana negli anni a cavallo fra la Grande Crisi e la Seconda Guerra Mondiale.
Frutto di una straordinaria collaborazione fra il fotografo e i soggetti ritratti, le immagini rappresentano individui che guardano dentro la macchina con sicurezza e intensità. Si tratta di persone ordinarie, i cui abiti appaiono stirati con cura per l’importante incontro con il fotografo: fattori, madri, infermiere, scolari, gruppi familiari e soldati. Li vediamo in posa impettita, in piedi davanti alla macchina, oppure seduti in gruppi attentamente disposti dall’autore. Per tutti questi personaggi, farsi ritrarre da un fotografo di studio era un atto importante, connesso al senso di appartenenza alla comunità di cui essi facevano parte.
La mostra, prodotta dall’Hasselblad Center di Göteborg, raccoglie un centinaio di fotografie in bianco e nero (formato 40X50 cm e 50X60 cm) selezionate da Martino Marangoni.
Disfarmer è rappresentato dalla galleria Howard Greenberg di New York.
La storia di Disfarmer
Nato come Mike Meyers da una famiglia di immigrati tedeschi, Disfarmer rifiuta il mondo agricolo dell’Arkansas in cui è cresciuto. Egli esprime il discontento nei confronti della sua famiglia cambiando il proprio nome in Disfarmer. Il nome Meyers deriva da Meier, che in tedesco arcaico significa fattore. Non percependosi né come un membro della famiglia Meyer né come un farmer (in inglese fattore), Mike Meyer diventò Dis-farmer. Forse è il desiderio di liberarsi dalle proprie radici che porta Disfarmer alla fotografia. Autodidatta, negli anni Trenta diventa fotografo professionista e apre uno studio sulla Main Street della cittadina di Heber Springs. A causa della sua personalità eccentrica e schiva, Disfarmer viene percepito come un tipo originale. Farsi ritrarre dal fotografo diventa presto una delle principali attrazioni della cittadina.
Dopo la morte di Disfarmer nel 1959, Joe Albright, un ingegnere in pensione, comprò lo studio del fotografo trovandovi circa 3000 negativi su lastra di vetro, oltre a migliaia di dollari in contanti nascosti dentro vecchie scatole. Albright conservò con cura i negativi, attendendo pazientemente l’occasione per farne qualcosa.
Nel 1974, il fotografo Peter Miller si trasferì a Heber Springs per pubblicare The Arkansas Sun. Una intera pagina del quotidiano era dedicata alle vecchie fotografie di famiglia dei lettori. Albright mandò alcuni esempi del lavoro di Disfarmer. Colpito dalla bellezza delle immagini, Miller acquistò l’intera collezione, sottoponendola all’attenzione di Julia Scully, redattrice della rivista “Modern Photography”. Da allora, Scully e Miller si sono impegnati costantemente nella promozione e nella diffusione del lavoro di Disfarmer.
Disfarmer è stato uno dei molti proprietari di piccoli studi fotografici attivi negli Stati Uniti. La maggior parte delle sue immagini ha per soggetto la vita e le relazioni familiari. Realizzate con schiettezza e grande rigore formale, le foto di Disfarmer offrono un ricco affresco della società americana negli anni a cavallo fra la Grande Crisi e la Seconda Guerra Mondiale.
Frutto di una straordinaria collaborazione fra il fotografo e i soggetti ritratti, le immagini rappresentano individui che guardano dentro la macchina con sicurezza e intensità. Si tratta di persone ordinarie, i cui abiti appaiono stirati con cura per l’importante incontro con il fotografo: fattori, madri, infermiere, scolari, gruppi familiari e soldati. Li vediamo in posa impettita, in piedi davanti alla macchina, oppure seduti in gruppi attentamente disposti dall’autore. Per tutti questi personaggi, farsi ritrarre da un fotografo di studio era un atto importante, connesso al senso di appartenenza alla comunità di cui essi facevano parte.
La mostra, prodotta dall’Hasselblad Center di Göteborg, raccoglie un centinaio di fotografie in bianco e nero (formato 40X50 cm e 50X60 cm) selezionate da Martino Marangoni.
Disfarmer è rappresentato dalla galleria Howard Greenberg di New York.
La storia di Disfarmer
Nato come Mike Meyers da una famiglia di immigrati tedeschi, Disfarmer rifiuta il mondo agricolo dell’Arkansas in cui è cresciuto. Egli esprime il discontento nei confronti della sua famiglia cambiando il proprio nome in Disfarmer. Il nome Meyers deriva da Meier, che in tedesco arcaico significa fattore. Non percependosi né come un membro della famiglia Meyer né come un farmer (in inglese fattore), Mike Meyer diventò Dis-farmer. Forse è il desiderio di liberarsi dalle proprie radici che porta Disfarmer alla fotografia. Autodidatta, negli anni Trenta diventa fotografo professionista e apre uno studio sulla Main Street della cittadina di Heber Springs. A causa della sua personalità eccentrica e schiva, Disfarmer viene percepito come un tipo originale. Farsi ritrarre dal fotografo diventa presto una delle principali attrazioni della cittadina.
Dopo la morte di Disfarmer nel 1959, Joe Albright, un ingegnere in pensione, comprò lo studio del fotografo trovandovi circa 3000 negativi su lastra di vetro, oltre a migliaia di dollari in contanti nascosti dentro vecchie scatole. Albright conservò con cura i negativi, attendendo pazientemente l’occasione per farne qualcosa.
Nel 1974, il fotografo Peter Miller si trasferì a Heber Springs per pubblicare The Arkansas Sun. Una intera pagina del quotidiano era dedicata alle vecchie fotografie di famiglia dei lettori. Albright mandò alcuni esempi del lavoro di Disfarmer. Colpito dalla bellezza delle immagini, Miller acquistò l’intera collezione, sottoponendola all’attenzione di Julia Scully, redattrice della rivista “Modern Photography”. Da allora, Scully e Miller si sono impegnati costantemente nella promozione e nella diffusione del lavoro di Disfarmer.
24
aprile 2004
Disfarmer – i ritratti di Heber Springs, 1939-1946
Dal 24 aprile al 19 giugno 2004
fotografia
Location
SPAZIOFOTO CREDITO ARTIGIANO
Firenze, Via Dei Boni, 1, (Firenze)
Firenze, Via Dei Boni, 1, (Firenze)
Orario di apertura
martedì e sabato 10-13 / 14-19 - mercoledì, giovedì e venerdì 14-19
domenica e lunedì chiuso
Vernissage
24 Aprile 2004, ore 18,00