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Martin Kuris
La selezione di opere presenti in questa mostra proviene da due cicli pittorici realizzati dall’artista nel 2000 e nel 2001.
Comunicato stampa
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Il primo ciclo intitolato “Professor Frankenstein” è realizzato usando alcuni personaggi considerati vecchie conoscenze per chi segue la pittura dell’artista. Standa, Tonda e Marketa appaiono, infatti, anche nei dipinti realizzati dall’artista negli anni precedenti.
I personaggi si muovono in un paesaggio che lascia inizialmente perplessi: i luoghi su cui l’artista si basa per la sua pittura sono reali. “Il paesaggio è ambiguo: è il luogo dove io dipingo, è la mia casa, che io conosco bene, ma mi piace seguire l’impulso di uscire dalla realtà ed unire al tutto un po’ di elementi esotici“. Ecco infatti che accanto all’albero o al cespuglio visto fin dall’infanzia, spuntano foglie gigantesche nate da chissà quale esperimento botanico. E ancora, grandi alberi affondano le loro radici nell’acqua, sfiorando pesci incastrati tra i fiori. I modelli di Martin sono in genere “rubati” alla quotidianità. L’interesse nasce dall’incontro con le persone e dalla loro conoscenza; i bambini a cui insegna a scuola, la sua fidanzata, la gente che incontra per le strade di Praga, li ritroveremo protagonisti nei suoi dipinti. Queste persone di per sè sono positive, non pensano al male; è questo il motivo per cui gli interessano. Si può dire che Martin sia soprattutto attratto dalla loro innocenza.
Tutto si guasta quando le stesse sono inserite nel mondo e devono fare i conti con una realtà talvolta deviante. I volti dei personaggi si trasformano da angelici a crudeli e l’ambiente diviene pericoloso, artificiale. L’artista a riguardo è molto pessimista ed al contempo realista poiché trasferisce in questo messaggio il proprio vissuto. E’ convinto che l’uomo oggi sia costretto a vivere in un mondo pieno di problemi che non si possono risolvere; la fame, la droga, la violenza sono la causa del fallimento di tante famiglie e di altrettanti individui. L’acqua e l’aria sono avvelenate, ed ogni giorno vissuto è una battaglia per la sopravvivenza. In mezzo a tanta disperazione c’è posto comunque per una debole speranza: il bene qualche volta può vincere sul male. Di questa speranza o illusione l’uomo ha bisogno, e conclude: “la realtà è un’illusione e l’illusione può essere reale.
La speranza si fortifica col tempo e nel secondo ciclo del 2001 intitolato “Peter e Lucy”, i protagonisti incarnano un messaggio del tutto diverso. Sono amanti eterni, teneri nella loro perenne lotta per il diritto di essere felici e di amare, contro le cattiverie del mondo esterno. La loro speranza è qualcosa che li associa al futuro dell’umanità. L’atmosfera muta radicalmente: prima gli sguardi pacifici delle figure venivano disturbati dalle scure tracce lasciate dalle passate sofferenze o dalla presenza di mostri. Lo sfondo dai colori e forme allucinate e dalle sfumature esotiche contribuiva a rendere l’ambiente opprimente. Queste recenti immagini non trasmettono sempre pace o serenità ma possiamo elencare storie-vite di persone con i loro sogni di felicità e amore, nelle comunità composte dalle loro famiglie e supportate dalla presenza dei loro simili. Le figure capiscono e perdonano. È la difesa deliberata contro la crudeltà e la disumanità del mondo esterno. È un pellegrinaggio da un mondo reale senza pietà verso un mondo forse migliore, stimolato dal desiderio della consolazione. Naturalmente l’intimità emotiva non può farci sfuggire dalle forze distruttive dell’esterno; qualche traccia del male esiste ancora. Comunque, il supporto della sfera emozionale, vista come l’introspezione dell’autore, fa rinvigorire la fede della gente nella vita e in se stessi. È con questa metafora, la metafora della rinascita spirituale che il ciclo pittorico di Peter and Lucy aspira a farsi antagonista di tutte le violenze, diavoli e guerre. Il ciclo si sforza di trasmettere ciò di cui abbiamo bisogno. Cinzia Zanetti
I personaggi si muovono in un paesaggio che lascia inizialmente perplessi: i luoghi su cui l’artista si basa per la sua pittura sono reali. “Il paesaggio è ambiguo: è il luogo dove io dipingo, è la mia casa, che io conosco bene, ma mi piace seguire l’impulso di uscire dalla realtà ed unire al tutto un po’ di elementi esotici“. Ecco infatti che accanto all’albero o al cespuglio visto fin dall’infanzia, spuntano foglie gigantesche nate da chissà quale esperimento botanico. E ancora, grandi alberi affondano le loro radici nell’acqua, sfiorando pesci incastrati tra i fiori. I modelli di Martin sono in genere “rubati” alla quotidianità. L’interesse nasce dall’incontro con le persone e dalla loro conoscenza; i bambini a cui insegna a scuola, la sua fidanzata, la gente che incontra per le strade di Praga, li ritroveremo protagonisti nei suoi dipinti. Queste persone di per sè sono positive, non pensano al male; è questo il motivo per cui gli interessano. Si può dire che Martin sia soprattutto attratto dalla loro innocenza.
Tutto si guasta quando le stesse sono inserite nel mondo e devono fare i conti con una realtà talvolta deviante. I volti dei personaggi si trasformano da angelici a crudeli e l’ambiente diviene pericoloso, artificiale. L’artista a riguardo è molto pessimista ed al contempo realista poiché trasferisce in questo messaggio il proprio vissuto. E’ convinto che l’uomo oggi sia costretto a vivere in un mondo pieno di problemi che non si possono risolvere; la fame, la droga, la violenza sono la causa del fallimento di tante famiglie e di altrettanti individui. L’acqua e l’aria sono avvelenate, ed ogni giorno vissuto è una battaglia per la sopravvivenza. In mezzo a tanta disperazione c’è posto comunque per una debole speranza: il bene qualche volta può vincere sul male. Di questa speranza o illusione l’uomo ha bisogno, e conclude: “la realtà è un’illusione e l’illusione può essere reale.
La speranza si fortifica col tempo e nel secondo ciclo del 2001 intitolato “Peter e Lucy”, i protagonisti incarnano un messaggio del tutto diverso. Sono amanti eterni, teneri nella loro perenne lotta per il diritto di essere felici e di amare, contro le cattiverie del mondo esterno. La loro speranza è qualcosa che li associa al futuro dell’umanità. L’atmosfera muta radicalmente: prima gli sguardi pacifici delle figure venivano disturbati dalle scure tracce lasciate dalle passate sofferenze o dalla presenza di mostri. Lo sfondo dai colori e forme allucinate e dalle sfumature esotiche contribuiva a rendere l’ambiente opprimente. Queste recenti immagini non trasmettono sempre pace o serenità ma possiamo elencare storie-vite di persone con i loro sogni di felicità e amore, nelle comunità composte dalle loro famiglie e supportate dalla presenza dei loro simili. Le figure capiscono e perdonano. È la difesa deliberata contro la crudeltà e la disumanità del mondo esterno. È un pellegrinaggio da un mondo reale senza pietà verso un mondo forse migliore, stimolato dal desiderio della consolazione. Naturalmente l’intimità emotiva non può farci sfuggire dalle forze distruttive dell’esterno; qualche traccia del male esiste ancora. Comunque, il supporto della sfera emozionale, vista come l’introspezione dell’autore, fa rinvigorire la fede della gente nella vita e in se stessi. È con questa metafora, la metafora della rinascita spirituale che il ciclo pittorico di Peter and Lucy aspira a farsi antagonista di tutte le violenze, diavoli e guerre. Il ciclo si sforza di trasmettere ciò di cui abbiamo bisogno. Cinzia Zanetti
13
marzo 2004
Martin Kuris
Dal 13 marzo al 02 settembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA SAN MICHELE
Brescia, Via Antonio Gramsci, 10/BIS, (Brescia)
Brescia, Via Antonio Gramsci, 10/BIS, (Brescia)