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Anton Corbijn
Corbijn racconta, da più di trent’anni, una cultura di confine, che si muove tra musica ed immagine. I suoi soggetti più popolari sono le icone dello star system, che ritrae utilizzando un linguaggio scarno e minimale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palazzo Fortuny a Venezia, riapre le sue porte alle grandi mostre di fotografia, il 3 aprile alle ore 18.30, per ospitare una retrospettiva del fotografo olandese Anton Corbijn.
Corbijn racconta, da più di trent’anni, una cultura di confine, che si muove tra musica ed immagine. I suoi soggetti più popolari sono le icone dello star system, che ritrae utilizzando un linguaggio scarno e minimale attraverso uno stile che, come ha detto Bono, lo porta a fotografare “la musica piuttosto che il musicista” e che tra gli anni ottanta e novanta lo ha portato a collaborare con le più note riviste (Vogue, Rolling Stone, Stern, Max, Glamour e Elle, solo per citarne alcune) fino a diventare un autentico creatore di progetti artistici che vanno oltre la fotografia.
Anton Corbijn nasce a Strijen in Olanda nel 1955. La sua passione il rock lo vede avvicinarsi, molto giovane, alla fotografia per seguire da vicino un mondo che lo affascina seguendo la scena musicale locale. Nel 1979 si trasferisce in una Londra in pieno fermento post punk e inizia a collaborare con il NME. Nel giro di pochi anni ritrae i personaggi più importanti e carismatici del rock e della new wave allargando, poi, la galleria dei suoi soggetti ai protagonisti del cinema, della letteratura e, in un secondo tempo, della moda e dello sport.
Johnny Cash, Ian Curtis dei Joy Division, David Bowie, Iggy Pop, Henry Rollins, Frank Sinatra e Miles Davis così come William Burroughs, Allen Ginsberg, Salman Rushdie Martin Scorsese, Robert De Niro, David Lynch o Michael Schumacher e Naomi Campbell sono tra i suoi soggetti, spogliati di qualsiasi patina, e ritratti in atteggiamenti comuni, senza la pretesa di andare alla ricerca di “cosa si nasconde dietro a “, ma semplicemente imponendo la persona al personaggio con l’interesse di andare oltre l’immagine pubblica.
I suoi ritratti, spesso monocromi, sono immersi in un’atmosfera cruda e austera, dove i soggetti, quasi a contrasto, sembrano trovarsi in una qualche sorta di intimità con l’obbiettivo. “A me interessa costruire una connessione con chi fotografo. Siamo io, lui e la macchina fotografica per cui, alla fine, si tratta quasi di una questione personale. Le immagini devono riflettere l’incontro di due persone”.
Questa attitudine lo porta a costruire rapporti quasi simbiotici con alcuni dei gruppi con cui collabora come i Depeche Mode per cui ha studiato stage sets e curato video oltre alle copertine dei dischi, ma sopratutto il gruppo irlandese degli U2 a cui lo lega un’amicizia personale di lunga data e una collaborazione artistica che prosegue da più di vent’anni.
Nell’ultimo periodo Corbijn ha realizzato il progetto a. somebody, strijen in cui lui stesso si è ritratto nei panni dei musicisti con cui sente o in passato ha sentito di condividere stati d’animo, scegliendo come location la piccola cittadina dei Paesi Bassi dov’è cresciuto.
Parallelamente all’attività di fotografo, verso la metà degli anni ’80, Corbijn comincia a dirigere video musicali; tra gli artisti con cui ha collaborato troviamo David Sylvian, Joni Mitchell, Nick Cave, Red Hot Chili Peppers, Mercury Rev oltre ai già citati Depeche Mode e U2.
Nel 1993 vince l’MTV Music Award come miglior video dell’anno per “Heart Shaped Box” dei Nirvana.
La mostra, nata in collaborazione con LipanjePuntin artecontemporanea che rappresenta Anton Corbijn per l'Italia, offrirà un'ampia panoramica sull’attività dell’artista: dagli scatti dei primi anni '80, con le foto in bianco e nero di grandi dimensioni dei musicisti della scena londinese di quel periodo, fino ai lavori più recenti, tra cui la serie Strippinggirls, progetto incentrato sulla riflessione/confronto tra analisi fotografica (Anton Corbijn) e pittorica (Marlene Dumas, pittrice sudafricana) di un tema comune.
Corbijn racconta, da più di trent’anni, una cultura di confine, che si muove tra musica ed immagine. I suoi soggetti più popolari sono le icone dello star system, che ritrae utilizzando un linguaggio scarno e minimale attraverso uno stile che, come ha detto Bono, lo porta a fotografare “la musica piuttosto che il musicista” e che tra gli anni ottanta e novanta lo ha portato a collaborare con le più note riviste (Vogue, Rolling Stone, Stern, Max, Glamour e Elle, solo per citarne alcune) fino a diventare un autentico creatore di progetti artistici che vanno oltre la fotografia.
Anton Corbijn nasce a Strijen in Olanda nel 1955. La sua passione il rock lo vede avvicinarsi, molto giovane, alla fotografia per seguire da vicino un mondo che lo affascina seguendo la scena musicale locale. Nel 1979 si trasferisce in una Londra in pieno fermento post punk e inizia a collaborare con il NME. Nel giro di pochi anni ritrae i personaggi più importanti e carismatici del rock e della new wave allargando, poi, la galleria dei suoi soggetti ai protagonisti del cinema, della letteratura e, in un secondo tempo, della moda e dello sport.
Johnny Cash, Ian Curtis dei Joy Division, David Bowie, Iggy Pop, Henry Rollins, Frank Sinatra e Miles Davis così come William Burroughs, Allen Ginsberg, Salman Rushdie Martin Scorsese, Robert De Niro, David Lynch o Michael Schumacher e Naomi Campbell sono tra i suoi soggetti, spogliati di qualsiasi patina, e ritratti in atteggiamenti comuni, senza la pretesa di andare alla ricerca di “cosa si nasconde dietro a “, ma semplicemente imponendo la persona al personaggio con l’interesse di andare oltre l’immagine pubblica.
I suoi ritratti, spesso monocromi, sono immersi in un’atmosfera cruda e austera, dove i soggetti, quasi a contrasto, sembrano trovarsi in una qualche sorta di intimità con l’obbiettivo. “A me interessa costruire una connessione con chi fotografo. Siamo io, lui e la macchina fotografica per cui, alla fine, si tratta quasi di una questione personale. Le immagini devono riflettere l’incontro di due persone”.
Questa attitudine lo porta a costruire rapporti quasi simbiotici con alcuni dei gruppi con cui collabora come i Depeche Mode per cui ha studiato stage sets e curato video oltre alle copertine dei dischi, ma sopratutto il gruppo irlandese degli U2 a cui lo lega un’amicizia personale di lunga data e una collaborazione artistica che prosegue da più di vent’anni.
Nell’ultimo periodo Corbijn ha realizzato il progetto a. somebody, strijen in cui lui stesso si è ritratto nei panni dei musicisti con cui sente o in passato ha sentito di condividere stati d’animo, scegliendo come location la piccola cittadina dei Paesi Bassi dov’è cresciuto.
Parallelamente all’attività di fotografo, verso la metà degli anni ’80, Corbijn comincia a dirigere video musicali; tra gli artisti con cui ha collaborato troviamo David Sylvian, Joni Mitchell, Nick Cave, Red Hot Chili Peppers, Mercury Rev oltre ai già citati Depeche Mode e U2.
Nel 1993 vince l’MTV Music Award come miglior video dell’anno per “Heart Shaped Box” dei Nirvana.
La mostra, nata in collaborazione con LipanjePuntin artecontemporanea che rappresenta Anton Corbijn per l'Italia, offrirà un'ampia panoramica sull’attività dell’artista: dagli scatti dei primi anni '80, con le foto in bianco e nero di grandi dimensioni dei musicisti della scena londinese di quel periodo, fino ai lavori più recenti, tra cui la serie Strippinggirls, progetto incentrato sulla riflessione/confronto tra analisi fotografica (Anton Corbijn) e pittorica (Marlene Dumas, pittrice sudafricana) di un tema comune.
03
aprile 2004
Anton Corbijn
Dal 03 aprile al 27 maggio 2004
arte contemporanea
Location
PALAZZO FORTUNY
Venezia, Campo San Beneto (San Marco), 3958, (Venezia)
Venezia, Campo San Beneto (San Marco), 3958, (Venezia)
Orario di apertura
10 – 18, chiuso il lunedì
Vernissage
3 Aprile 2004, ORE 18