La caratteristica più importante dell’Informale è senza dubbio l’invenzione di un nuovo tipo di spazialità. Il segno non isola forme indipendenti sullo sfondo ma serve a strutturare l’intera superficie del quadro plasmando lo spazio visivo della fruizione. Decisamente lontane dalle esplosioni energetiche proprie dell’ Informale gestuale che richiedono rapidità esecutiva, le opere di Costa, provenienti dalla meditazione, si collocano più prossime all’Informale segnico. I suoi lavori originano dal ricordo di forme naturali e si evolvono in strutture spaziali che diventano decantata riflessione, diario intimo. L’artista sviluppa il suo linguaggio formale al di là di ogni equivalenza, spogliandolo dei significati noti, delle simbologie di riferimento mediante un segno di grande pulizia e rigore. L’abilità di Costa è quella di concentrarsi sul segno nero inteso come colore, sottraendone intensità con una operazione di cancellazione controllata che sottolinea e scopre infinite possibilità di relazione con la luce. Usando sapientemente una ben calibrata gamma di grigi, le innervature della sua costruzione spaziale si raffreddano, in una sorta di azzeramento monocromatico dell’intera superficie. La mano che traccia il segno, che lo elabora non come calligrafia ma come forma, si muove sempre con il pieno controllo del gesto in equilibrio tra attività razionale e impulso istintivo. Il segno di Costa rende evidente un gesto che non nasce da un impeto espressionistico ma dalla necessità di concentrare e concretizzare un’ampia gamma di stati d’animo. Un’operazione che costruisce al di là di ogni provenienza naturalistica le dimensioni di uno spazio astratto che avvicina Costa al suo maestro Scanavino.