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Mario Ciufo – Paesaggio umano
Artista versatile, Mario Ciufo è sensibile all’impegno civile (sono da ricordare i suoi quadri contro la pena di morte o per rievocare la Resistenza) e ai temi religiosi, è abile padrone della figura nei disegni di modelle, lottatori e atleti, ma la sua pittura spazia soprattutto in due aree: il paesaggio ed il ritratto.
Comunicato stampa
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Nelle sue campagne e marine dipinte con colori tenui e luminosi esprime una visione idillica e consolante della natura; ma i ritratti costituiscono un paesaggio umano duro e quasi sempre minaccioso: sembrano quasi di un altro artista.
I suoi non sono quasi mai ritratti psicologici, semmai l’umanità che i suoi quadri rappresentano è una sorta di ritratto collettivo, negativo e spesso disperato. Aveva cominciato intorno al 1985 con i ritratti del “periodo blu”, nei quali si sente l’eco di Bacon e dell’espressionismo, caratterizzati dal lavoro di spatola e da una luce speciale (una sorta di “luce buia, se si potesse usare questa contraddizione). Poi la sua tavolozza si schiarì, e Ciufo preferì i verdi e i rossi, mentre aumentava l’apparente realismo del ritratto. Quasi mai le facce maschili di quel periodo sono riprese di sbieco, e mai di fianco: erano tutti ritratti frontali, con espressioni fra il malinconico e lo sdegnoso e con occhi fissi, stolidi, inquietanti.
Da una decina d’anni, Ciufo è passato a quadri chiari e piccoli, e sempre più realistici, ma direi anche sempre più “dipinti”: il prete dagli occhi vivacissimi, il giovanotto con la cravatta e il vestito della festa, il “coatto” dalla faccia multicolorata, e lo stolido dalle orecchie a sventola. Segnalo alcune caratteristiche originali dei ritratti femminili, che appartengono sostanzialmente a due gruppi: i grandi quadri, iperrealisti al modo delle illustrazioni pubblicitarie o di Rauschenberg, e i ritratti di minori dimensioni, nei quali il colore è meno violento, gli sfondi più curati ed “eleganti”, e dove la malinconia sostituisce spesso la durezza dei ritratti maschili.
Forse l’ingentilimento dei ritratti femminili ci dice che i suoi stili, nel paesaggio e nel ritratto, non sono così radicalmente contrastanti, come sembra a prima vista: certamente opposti per alcuni aspetti, ma complementari, com’è complementare e contraddittoria la visione della realtà in Leopardi e in tanti altri artisti; l’indifferenza della natura e la consolante bellezza dei paesaggi da una parte, e dall’altra la presenza nell’uomo del male morale e fisico. Ecco dunque un artista completo nella padronanza delle tecniche pittoriche e del disegno, e, soprattutto, un artista che ci trasmette anche suggestioni complesse e contraddittorie e ci suscita emozioni che fanno pensare.
I suoi non sono quasi mai ritratti psicologici, semmai l’umanità che i suoi quadri rappresentano è una sorta di ritratto collettivo, negativo e spesso disperato. Aveva cominciato intorno al 1985 con i ritratti del “periodo blu”, nei quali si sente l’eco di Bacon e dell’espressionismo, caratterizzati dal lavoro di spatola e da una luce speciale (una sorta di “luce buia, se si potesse usare questa contraddizione). Poi la sua tavolozza si schiarì, e Ciufo preferì i verdi e i rossi, mentre aumentava l’apparente realismo del ritratto. Quasi mai le facce maschili di quel periodo sono riprese di sbieco, e mai di fianco: erano tutti ritratti frontali, con espressioni fra il malinconico e lo sdegnoso e con occhi fissi, stolidi, inquietanti.
Da una decina d’anni, Ciufo è passato a quadri chiari e piccoli, e sempre più realistici, ma direi anche sempre più “dipinti”: il prete dagli occhi vivacissimi, il giovanotto con la cravatta e il vestito della festa, il “coatto” dalla faccia multicolorata, e lo stolido dalle orecchie a sventola. Segnalo alcune caratteristiche originali dei ritratti femminili, che appartengono sostanzialmente a due gruppi: i grandi quadri, iperrealisti al modo delle illustrazioni pubblicitarie o di Rauschenberg, e i ritratti di minori dimensioni, nei quali il colore è meno violento, gli sfondi più curati ed “eleganti”, e dove la malinconia sostituisce spesso la durezza dei ritratti maschili.
Forse l’ingentilimento dei ritratti femminili ci dice che i suoi stili, nel paesaggio e nel ritratto, non sono così radicalmente contrastanti, come sembra a prima vista: certamente opposti per alcuni aspetti, ma complementari, com’è complementare e contraddittoria la visione della realtà in Leopardi e in tanti altri artisti; l’indifferenza della natura e la consolante bellezza dei paesaggi da una parte, e dall’altra la presenza nell’uomo del male morale e fisico. Ecco dunque un artista completo nella padronanza delle tecniche pittoriche e del disegno, e, soprattutto, un artista che ci trasmette anche suggestioni complesse e contraddittorie e ci suscita emozioni che fanno pensare.
20
marzo 2004
Mario Ciufo – Paesaggio umano
Dal 20 marzo al 07 aprile 2004
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00. chiuso lunedì e festivo
Vernissage
20 Marzo 2004, ore 17.00