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Alessandro Mendini. Scritti, Disegni e Oggetti
un¹omaggio ad una delle figure più provocanti del design italiano, l¹architetto e designer Alessandro Mendini, attraverso un¹ampia selezione, 200 circa, dei suoi disegni e schizzi, realizzati a partire dagli anni ’80 ad oggi, oltre ad alcune delle più note e storiche opere della sua attività di designer e di artista
Comunicato stampa
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La mostra che si inaugura sabato 6 marzo, presso la Fondazione Ambrosetti, a Palazzolo s/O, nella sua Sede di Palazzo Panella, vuole essere un¹omaggio ad una delle figure più provocanti del design italiano, l¹architetto e designer Alessandro Mendini, attraverso un¹ampia selezione, 200 circa, dei suoi disegni e schizzi, realizzati a partire dagli anni '80 ad oggi, oltre ad alcune delle più note e storiche opere della sua attività di designer e di artista, fra cui la Poltrona di Proust, e cinque grandi dipinti.
Evento di punta della stagione, l¹esposizione si colloca in un vasto programma che la Fondazione persegue già dalla passata stagione: l¹analisi dei linguaggi prossimi all¹arte, quali la moda, l¹architettura, il design, la multimedialità, per ricercare percorsi nei quali l¹arte possa di nuovo definirsi.
Nel caso di Alessandro Mendini, architetto e designer, ma anche pittore e sperimentatore di se e del mondo, questa prossimità è un dato di fatto. In tutto il suo lavoro il rapporto fra il progetto specialistico dell¹architettura e del design e l¹ambito artistico non solo è evidente, ma è la base stessa del suo fare. Dice Mendini: ³Sono un progettista che applica all¹architettura e al design certi metodi tipici del comportamento dell¹artista; e viceversa, sono un pittore che per dipingere usa certi metodi tipici del progetto. La mia è una attività ibrida in bilico fra queste ed altre discipline (grafica, scultura, moda, performance, critica), che trova fra di esse non una esigua linea di confine ma grandi spazi liberi dove operare.²
Se nel corso del tempo gli scritti hanno accompagnato metodicamente l¹attività progettuale e artistica dell¹autore, anche le sue opere grafiche e pittoriche, dai piccoli schizzi alle veloci annotazioni, sono una costante del suo pensiero e della sua ricerca e costituiscono uno scenario animato da personaggi e oggetti, filosofia e pensieri su tutto ciò che accade nell¹ambito delle pratiche progettuali. Intrecciati spesso alle parole, espressi anche sotto forma di organigrammi o di poesia visiva, i piccoli e sintetici disegni di Mendini sono esposti in un allestimento volutamente povero per accentuarne la valenza di pensiero primordiale che, attraverso un¹incredibile progressione, si concretizza, per la forte carica utopica e sperimentativa che racchiudono, in un corpus con caratteristiche proprie e con una energia autonoma. Una grafia ironica e penetrante capace di generare non solo le idee germinali dei suoi progetti, ma anche in grado di guardare alle cose del mondo con un¹ottica psicologica, introversa e molto acuta.
I dipinti presenti in mostra, tutti del 1999, sono opere che consentono un altro scorcio sulla teoria di Mendini: ³Dipingere, per me, vuol dire emettere dei segni (diretti e senza intermediari), svolgere un continuo e Œliberissimo¹ movimento del Œmio¹ pensiero visivo. Il mio Œdipinto¹ è una cosa molto diversa da quello che era il mio progetto, perché non comporta ipotesi di previsione, di organizzazione o di uso. Il compito della pittura Œnon c¹è¹... la motivazione del dipinto non sta nella sua efficienza, la sua realtà consiste tutta nella bellezza con cui esso viene elaborato, nella poesia che contiene (e magari non trasmette)². Per Mendini dunque dipingere significa liberare la propria mente nei confronti di una superficie e fare oggetti indipendentemente da una loro funzione o da un¹applicabilità industriale.
Eclettico negli stili, all¹insegna di una grande libertà e ricchezza compositiva, Mendini ha superato i principi del movimento moderno e delle avanguardie, per portare a compimento il postmoderno che recupera il valore della decorazione e dell¹artigianato rendendoli prioritari rispetto alla struttura razionale. Come scrive Loredana Parmesani nell¹introduzione la libro Alessandro Mendini. Gli scritti: le sue architetture, i suoi oggetti, tutta la sua progettazione, qualificati da uno spiccato gusto ludico, si contrappongono al concetto di moderno come categoria dello spirito elaborata nella cultura artistica, letteraria, architettonica e alla realizzazione di prodotti d¹uso.
Fra gli oggetti di design esposti spicca La poltrona di Proust - anche nella versione miniaturizzata in porcellana del 1978 che rappresenta il primo momento in cui Mendini si è occupato del colore: un tentativo di considerare l¹oggetto non come dato concluso, ma come elemento fra gli altri, basandosi più sulle sensazioni delle luci, dei materiali e dei colori piuttosto che su elementi più specificamente compositivi e progettuali dimostrando un approccio al prodotto più letterario che formale.
Evento di punta della stagione, l¹esposizione si colloca in un vasto programma che la Fondazione persegue già dalla passata stagione: l¹analisi dei linguaggi prossimi all¹arte, quali la moda, l¹architettura, il design, la multimedialità, per ricercare percorsi nei quali l¹arte possa di nuovo definirsi.
Nel caso di Alessandro Mendini, architetto e designer, ma anche pittore e sperimentatore di se e del mondo, questa prossimità è un dato di fatto. In tutto il suo lavoro il rapporto fra il progetto specialistico dell¹architettura e del design e l¹ambito artistico non solo è evidente, ma è la base stessa del suo fare. Dice Mendini: ³Sono un progettista che applica all¹architettura e al design certi metodi tipici del comportamento dell¹artista; e viceversa, sono un pittore che per dipingere usa certi metodi tipici del progetto. La mia è una attività ibrida in bilico fra queste ed altre discipline (grafica, scultura, moda, performance, critica), che trova fra di esse non una esigua linea di confine ma grandi spazi liberi dove operare.²
Se nel corso del tempo gli scritti hanno accompagnato metodicamente l¹attività progettuale e artistica dell¹autore, anche le sue opere grafiche e pittoriche, dai piccoli schizzi alle veloci annotazioni, sono una costante del suo pensiero e della sua ricerca e costituiscono uno scenario animato da personaggi e oggetti, filosofia e pensieri su tutto ciò che accade nell¹ambito delle pratiche progettuali. Intrecciati spesso alle parole, espressi anche sotto forma di organigrammi o di poesia visiva, i piccoli e sintetici disegni di Mendini sono esposti in un allestimento volutamente povero per accentuarne la valenza di pensiero primordiale che, attraverso un¹incredibile progressione, si concretizza, per la forte carica utopica e sperimentativa che racchiudono, in un corpus con caratteristiche proprie e con una energia autonoma. Una grafia ironica e penetrante capace di generare non solo le idee germinali dei suoi progetti, ma anche in grado di guardare alle cose del mondo con un¹ottica psicologica, introversa e molto acuta.
I dipinti presenti in mostra, tutti del 1999, sono opere che consentono un altro scorcio sulla teoria di Mendini: ³Dipingere, per me, vuol dire emettere dei segni (diretti e senza intermediari), svolgere un continuo e Œliberissimo¹ movimento del Œmio¹ pensiero visivo. Il mio Œdipinto¹ è una cosa molto diversa da quello che era il mio progetto, perché non comporta ipotesi di previsione, di organizzazione o di uso. Il compito della pittura Œnon c¹è¹... la motivazione del dipinto non sta nella sua efficienza, la sua realtà consiste tutta nella bellezza con cui esso viene elaborato, nella poesia che contiene (e magari non trasmette)². Per Mendini dunque dipingere significa liberare la propria mente nei confronti di una superficie e fare oggetti indipendentemente da una loro funzione o da un¹applicabilità industriale.
Eclettico negli stili, all¹insegna di una grande libertà e ricchezza compositiva, Mendini ha superato i principi del movimento moderno e delle avanguardie, per portare a compimento il postmoderno che recupera il valore della decorazione e dell¹artigianato rendendoli prioritari rispetto alla struttura razionale. Come scrive Loredana Parmesani nell¹introduzione la libro Alessandro Mendini. Gli scritti: le sue architetture, i suoi oggetti, tutta la sua progettazione, qualificati da uno spiccato gusto ludico, si contrappongono al concetto di moderno come categoria dello spirito elaborata nella cultura artistica, letteraria, architettonica e alla realizzazione di prodotti d¹uso.
Fra gli oggetti di design esposti spicca La poltrona di Proust - anche nella versione miniaturizzata in porcellana del 1978 che rappresenta il primo momento in cui Mendini si è occupato del colore: un tentativo di considerare l¹oggetto non come dato concluso, ma come elemento fra gli altri, basandosi più sulle sensazioni delle luci, dei materiali e dei colori piuttosto che su elementi più specificamente compositivi e progettuali dimostrando un approccio al prodotto più letterario che formale.
06
marzo 2004
Alessandro Mendini. Scritti, Disegni e Oggetti
Dal 06 marzo al 29 maggio 2004
design
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Vernissage
6 Marzo 2004, ore 11