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Peppe Perone
Peppe Perone si definisce uno scultore, nel senso tradizionale del termine, e come tale egli ha impiegato tutta la propria formazione prima per lo studio e la pratica delle tecniche classiche (bronzo, legno, ferro, gesso, terracotta) e poi dei nuovi materiali più adatti a rappresentare la realtà contemporanea (vetroresina, gomme, colle, materiali industriali, ecc.).
Comunicato stampa
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La Galleria Ronchini Arte Contemporanea, dal 1992 attiva nella presentazione della ricerca di artisti internazionali già storicizzati, da qualche anno si è impegnata a promuovere l’attività di giovani artisti italiani di grande talento. Peppe Perone ha sviluppato dal 2001 ad oggi una ricerca di assoluta originalità creativa all’interno del panorama artistico italiano. In virtù di ciò la Galleria Ronchini ha scelto di presentare per la prima volta nei propri spazi espositivi alcuni lavori del giovane artista campano.
Nato a Napoli nel 1972, Perone ha svolto sinora la sua attività in parallelo con quella del fratello gemello Lucio con cui divide lo studio. Nel 1994 si è diplomato all’accademia di Belle Arti di Napoli nella sezione di Scultura. Nel 1999 ha scoperto la sabbia come materiale di ricerca.
Vive e lavora a Rotondi, provincia di Avellino.
«Gli oggetti quotidiani sono la sua fonte di ispirazione: da essi trae le forme plastiche attraverso le quali sceglie di esprimersi. L’ironia, il paradosso e le associazioni improbabili sono le sue modalità espressive. Lo studio di alcuni grandi maestri del Novecento ed una grande padronanza dei mezzi che utilizza gli hanno consentito di raggiungere una notevole capacità compositiva.
Peppe Perone si definisce uno scultore, nel senso tradizionale del termine, e come tale egli ha impiegato tutta la propria formazione prima per lo studio e la pratica delle tecniche classiche (bronzo, legno, ferro, gesso, terracotta) e poi dei nuovi materiali più adatti a rappresentare la realtà contemporanea (vetroresina, gomme, colle, materiali industriali, ecc.). Egli considera però la scultura un mezzo di straordinaria dinamicità, in quanto, dal dopoguerra ad oggi, essa è riuscita a tal punto a contaminarsi con altri mezzi espressivi da raggiungere una capacità affabulatoria e narrativa superiore ad altri media.
La pratica del linguaggio plastico consente a Perone di carpire dal quotidiano le proprie forme per poi restituire al pubblico gli oggetti (deformati) non nella loro realtà funzionale ma come “simboli”, come “ostacoli provocatori” (Oldemburg). Ogni particolare delle sculture di Perone è attentamente dosato, dal punto di vista spaziale e cromatico, all’interno delle cornici — nelle sculture a parete — o all’interno del contenitore architettonico — nelle installazioni. Egli è consapevole del fatto che la presenza/assenza di un oggetto o la sua differenza cromatica determina un differente valore dell’oggetto che gli sta accanto, indipendentemente dal fatto che quest’ultimo mantenga o no le sue qualità (Morandi). La scelta di isolare gli oggetti, nelle sculture a parete, all’interno di una cornice vuota o su mensole sospese è da riferirsi ad una riflessione sugli Achrome di Piero Manzoni. Il vuoto è per Perone l’equivalente spaziale della superfice bianca di Manzoni: è un’area di assoluta libertà, che libera se stessa da ogni implicazione cromatico-figurale; è una superficie spoglia di qualsiasi immissione allusiva e descrittiva, allegorica e simbolica.
Tutto ciò che Perone raffigura è rivestito di sabbia. Spesso una stessa opera è costruita bilanciando cromaticamente sabbie di diversi colori o strati di sabbia rivestiti di pittura acrilica. Egli è giunto alla sabbia cercando un materiale che gli consentisse di “pietrificare” oggetti di facile deperimento. Perone voleva infatti dare agli oggetti che normalmente sono fragili la consistenza e l’aspetto della pietra, allo scopo non solo di rendere più durature le proprie opere, ma anche per allontanare tali oggetti dal loro consueto aspetto, donandogli una apparenza di “scultura tradizionale”.
L’artista confessa, però, che i primi lavori realizzati con tale materiale gli ricordavano i castelli di sabbia “divorati” dagli agenti atmosferici. La sabbia ha assunto così la duplice funzione di rendere eterna la forma di un oggetto che eterno non è e nel contempo ha fornito un aspetto di fragilità ad un oggetto che fragile non è».
Marco Izzolino
Nato a Napoli nel 1972, Perone ha svolto sinora la sua attività in parallelo con quella del fratello gemello Lucio con cui divide lo studio. Nel 1994 si è diplomato all’accademia di Belle Arti di Napoli nella sezione di Scultura. Nel 1999 ha scoperto la sabbia come materiale di ricerca.
Vive e lavora a Rotondi, provincia di Avellino.
«Gli oggetti quotidiani sono la sua fonte di ispirazione: da essi trae le forme plastiche attraverso le quali sceglie di esprimersi. L’ironia, il paradosso e le associazioni improbabili sono le sue modalità espressive. Lo studio di alcuni grandi maestri del Novecento ed una grande padronanza dei mezzi che utilizza gli hanno consentito di raggiungere una notevole capacità compositiva.
Peppe Perone si definisce uno scultore, nel senso tradizionale del termine, e come tale egli ha impiegato tutta la propria formazione prima per lo studio e la pratica delle tecniche classiche (bronzo, legno, ferro, gesso, terracotta) e poi dei nuovi materiali più adatti a rappresentare la realtà contemporanea (vetroresina, gomme, colle, materiali industriali, ecc.). Egli considera però la scultura un mezzo di straordinaria dinamicità, in quanto, dal dopoguerra ad oggi, essa è riuscita a tal punto a contaminarsi con altri mezzi espressivi da raggiungere una capacità affabulatoria e narrativa superiore ad altri media.
La pratica del linguaggio plastico consente a Perone di carpire dal quotidiano le proprie forme per poi restituire al pubblico gli oggetti (deformati) non nella loro realtà funzionale ma come “simboli”, come “ostacoli provocatori” (Oldemburg). Ogni particolare delle sculture di Perone è attentamente dosato, dal punto di vista spaziale e cromatico, all’interno delle cornici — nelle sculture a parete — o all’interno del contenitore architettonico — nelle installazioni. Egli è consapevole del fatto che la presenza/assenza di un oggetto o la sua differenza cromatica determina un differente valore dell’oggetto che gli sta accanto, indipendentemente dal fatto che quest’ultimo mantenga o no le sue qualità (Morandi). La scelta di isolare gli oggetti, nelle sculture a parete, all’interno di una cornice vuota o su mensole sospese è da riferirsi ad una riflessione sugli Achrome di Piero Manzoni. Il vuoto è per Perone l’equivalente spaziale della superfice bianca di Manzoni: è un’area di assoluta libertà, che libera se stessa da ogni implicazione cromatico-figurale; è una superficie spoglia di qualsiasi immissione allusiva e descrittiva, allegorica e simbolica.
Tutto ciò che Perone raffigura è rivestito di sabbia. Spesso una stessa opera è costruita bilanciando cromaticamente sabbie di diversi colori o strati di sabbia rivestiti di pittura acrilica. Egli è giunto alla sabbia cercando un materiale che gli consentisse di “pietrificare” oggetti di facile deperimento. Perone voleva infatti dare agli oggetti che normalmente sono fragili la consistenza e l’aspetto della pietra, allo scopo non solo di rendere più durature le proprie opere, ma anche per allontanare tali oggetti dal loro consueto aspetto, donandogli una apparenza di “scultura tradizionale”.
L’artista confessa, però, che i primi lavori realizzati con tale materiale gli ricordavano i castelli di sabbia “divorati” dagli agenti atmosferici. La sabbia ha assunto così la duplice funzione di rendere eterna la forma di un oggetto che eterno non è e nel contempo ha fornito un aspetto di fragilità ad un oggetto che fragile non è».
Marco Izzolino
28
febbraio 2004
Peppe Perone
Dal 28 febbraio al 31 marzo 2004
arte contemporanea
Location
RONCHINI ARTE CONTEMPORANEA
Terni, Piazza Duomo, 3, (Terni)
Terni, Piazza Duomo, 3, (Terni)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20
la domenica mattina dalle ore 11 alle ore 13
Vernissage
28 Febbraio 2004, ore 17,30
Autore