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Alfredo Valente
Nella serie di lavori che verranno esposti in mostra l’artista ha incentrato la propria ricerca sul processo evocativo ed emozionale suscitato dall’universo dei segni e dei simboli “prodotti e consumati dagli uomini e in cui vivono immersi come in una campana di vetro.”
Comunicato stampa
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Alfredo Valente reinterpreta il linguaggio della statuaria classica sovrapponendo sulle superfici delle sue opere (sculture realizzate partendo da calchi in gesso di opere antiche e tele su cui ha trasferito immagini fotografiche di sculture classiche) una serie di formule matematiche che ritornano in seguito sul vetro della cornice di un vecchio ritaglio di giornale paraguayano con richieste di informazioni, contro ricompensa, sul criminale nazista Mengele. In tal modo l’artista mette in evidenza il contrasto che si stabilisce tra le formule matematiche evocatrici di un mondo esatto e regolato dalla razionalità e i simboli di un universo antagonista retto unicamente dalle leggi dell’istinto e dell’irrazionale: della creazione artistica da un lato, dei meandri più cupi e scellerati della mente umana nel caso del lavoro su Mengele.
Attraverso gli altri lavori presentati in mostra l’artista ci invita invece a riflettere con ironia sul processo di trasformazione dei segni in simboli: “i segni in cui gli uomini fanno consistere le ragioni e il senso del loro esistere, del loro agire e del loro morire, si trasformano in simboli attraverso concreti processi storici e complesse tessiture ideologiche fino a divenire marche esibite di miti il cui potere è dato dall’incarnazione in forme non sempre e soltanto visive ma dallo statuto concluso e invariabile.”
Se con le grandi svastiche composte da carte napoletane Alfredo Valente si diverte a giocare col confronto evocativo delle emozioni suscitate dall’universo dei simboli proponendoci una lettura ironica della croce nazista e annullandone la valenza negativa, con l’armadio-rebus ci invita infine a partecipare all’atto creativo includendoci nel processo di significazione dell’opera.
Attraverso gli altri lavori presentati in mostra l’artista ci invita invece a riflettere con ironia sul processo di trasformazione dei segni in simboli: “i segni in cui gli uomini fanno consistere le ragioni e il senso del loro esistere, del loro agire e del loro morire, si trasformano in simboli attraverso concreti processi storici e complesse tessiture ideologiche fino a divenire marche esibite di miti il cui potere è dato dall’incarnazione in forme non sempre e soltanto visive ma dallo statuto concluso e invariabile.”
Se con le grandi svastiche composte da carte napoletane Alfredo Valente si diverte a giocare col confronto evocativo delle emozioni suscitate dall’universo dei simboli proponendoci una lettura ironica della croce nazista e annullandone la valenza negativa, con l’armadio-rebus ci invita infine a partecipare all’atto creativo includendoci nel processo di significazione dell’opera.
25
febbraio 2004
Alfredo Valente
Dal 25 febbraio al 20 marzo 2004
arte contemporanea
Location
AL9E – ARTESTUDIO
Roma, Via Della Vetrina, 9, (Roma)
Roma, Via Della Vetrina, 9, (Roma)
Orario di apertura
mart-sab dalle 16h alle 19h30
Vernissage
25 Febbraio 2004, ore 18h