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Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca nel Tardo Quattrocento
Una grande e accurata mostra volta a far conoscere al pubblico la civiltà artistica lucchese della seconda metà del Quattrocento, ancora poco nota nonostante il suo particolare interesse storico artistico.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca ospita dal 2 aprile all’11 luglio 2004
la mostra "Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca nel
Tardo Quattrocento". Una grande e accurata mostra volta a far conoscere al
pubblico la civiltà artistica lucchese della seconda metà del Quattrocento, ancora
poco nota nonostante il suo particolare interesse storico artistico. L’esposizione è
il frutto di un cinquantennio di studi specialistici su Matteo Civitali (1436-1502),
lentamente riscoperto a partire da fine Ottocento, e sull’arte lucchese, con la
recente ricognizione di numerose opere disperse da tempo in collezioni italiane e
straniere.
Ne emerge un panorama ricco di protagonisti diversi ma accomunati dal gravitare
attorno a Matteo Civitali, multiforme personalità d’artista che fu scultore, pittore,
intagliatore del legno, architetto e ingegnere. Il suo grande successo fu dovuto
alla sua versatilità, all’organizzazione della sua bottega e al favore delle
aristocrazie cittadine: tutti elementi che contribuirono a renderlo un ‘arbitro del
gusto’ di quanto si produceva in città.
Il linguaggio artistico lucchese, fortemente influenzato dalle scelte del suo
capofila Matteo, appare pressoché omogeneo nelle varie espressioni dell’arte –
pittura, scultura, arti minori – che la mostra si prefigge di esporre accostate
proprio per sollecitare confronti interessanti. Senza trascurare quindi una
presentazione monografica del Civitali, si mira alla messa a fuoco di un intero
ambiente caratterizzato da un linguaggio artistico rinascimentale propriamente
lucchese eppure nutrito dalle grandi novità provenienti dal centro fiorentino.
Lo sviluppo dell’arte lucchese nel 1470-1500 vede il succedersi delle relazioni
stabilite, di volta in volta, fra Matteo ed altri insigni rappresentante dell’arte
cittadina. Il Civitali non rimane inoltre sommerso dal cambio generazionale,
bensì sfruttando le nuove sollecitazioni si situa sempre al centro di una fitta rete
di scambi, che arricchisce la sua produzione e quella dei suoi colleghi.
La mostra inizia illustrando gli esordi di Matteo Civitali nella pittura e nella
scultura. Si trova esposta quindi un’opera capitale come il trittico con la Vergine
col Bambino fra i Santi Michele Arcangelo, Giovanni Evangelista, Biagio e Pietro, unico
dipinto noto di Matteo, eseguito nel 1467-69 e non più in Italia da almeno un
secolo (proveniente da Greenville, USA). Opera monumentale commissionata
insieme al pittore Baldassarre di Biagio che ne subisce l’influenza. Sono quindi
messe a confronto la Madonna col Bambino, del Banco di Monte di Lucca, del
Baldassarre, con un’inedita Madonna del latte in terracotta di Matteo.
Quanto alla scultura vi sono testimonianze che svelano Matteo grande
conoscitore delle opere dei fiorentini, in particolare Antonio Rossellino e Mino da
Fiesole. Ne sono un esempio le recenti attribuzioni di una Madonna col Bambino
ad altorilievo in marmo conservata a Prato (Monastero di S. Vincenzo), prossima
allo stile del Rossellino, replicata più volte in terracotta e stucco dipinto, e di un
affascinante Busto di gentildonna ignota più vicina a Mino da Fiesole.
Inoltre non mancano iconografie originali del Civitali abbastanza insolite in Italia,
come i patetici Busti del Redentore, in marmo e terracotta, destinati alla devozione
privata.
Suggestivo è poi il confronto con altri lucchesi: Michele Ciampanti, bizzarro
pittore (risente della contemporanea atmosfera di Botticelli e Filippino Lippi) che
è spesso accanto al Civitali in numerose imprese cittadine e in alcune opere in
legno o terracotta, laddove il rivestimento policromo (oggi talora perduto)
rappresenta un punto d’incrocio significativo fra pittura e scultura; Vincenzo
Frediani, pure amico e collaboratore del Civitali; lo scultore Francesco Marti e il
pittore Michelangelo di Pietro. Tutti comunque influenzati dalle opere lasciate a
Lucca da Filippino Lippi, tra cui i Quattro Santi per San Michele in Foro (1482c.),
di estrema sensibilità atmosferica e fine introspezione psicologica.
La mostra si conclude con opere del nipote Masseo Civitali, intagliatore del legno
attivo a Lucca e nel territorio circostante, che traghetta nel pieno Cinquecento la
lezione di Matteo e con le opere grandiose eseguite in Lucca dal fiorentino fra’
Bartolomeo e da Amico Aspertini, dove si travasa quella combinazione di
monumentalità ‘classica’ ed espressione naturalistica tipica dell’ultimo Matteo
Civitali.
Oltre al Museo di Villa Guinigi il percorso della mostra si snoda attraverso un
itinerario cittadino. Tappa indispensabile sono il Duomo (con una rassegna
antologica della scultura di Matteo Civitali), ma anche le maggiori chiese urbane
come San Frediano e San Michele in Foro. Percorso che si può dire però completo
con una visita attraverso il territorio circostante, dalla Versilia alla Garfagnana,
fino quasi al confine con Modena, nel paesetto di San Pellegrino in Alpe, dove il
Civitali lasciò una delle sue realizzazioni più suggestive, il Tempietto dei Santi
Pellegrino e Bianco.
la mostra "Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca nel
Tardo Quattrocento". Una grande e accurata mostra volta a far conoscere al
pubblico la civiltà artistica lucchese della seconda metà del Quattrocento, ancora
poco nota nonostante il suo particolare interesse storico artistico. L’esposizione è
il frutto di un cinquantennio di studi specialistici su Matteo Civitali (1436-1502),
lentamente riscoperto a partire da fine Ottocento, e sull’arte lucchese, con la
recente ricognizione di numerose opere disperse da tempo in collezioni italiane e
straniere.
Ne emerge un panorama ricco di protagonisti diversi ma accomunati dal gravitare
attorno a Matteo Civitali, multiforme personalità d’artista che fu scultore, pittore,
intagliatore del legno, architetto e ingegnere. Il suo grande successo fu dovuto
alla sua versatilità, all’organizzazione della sua bottega e al favore delle
aristocrazie cittadine: tutti elementi che contribuirono a renderlo un ‘arbitro del
gusto’ di quanto si produceva in città.
Il linguaggio artistico lucchese, fortemente influenzato dalle scelte del suo
capofila Matteo, appare pressoché omogeneo nelle varie espressioni dell’arte –
pittura, scultura, arti minori – che la mostra si prefigge di esporre accostate
proprio per sollecitare confronti interessanti. Senza trascurare quindi una
presentazione monografica del Civitali, si mira alla messa a fuoco di un intero
ambiente caratterizzato da un linguaggio artistico rinascimentale propriamente
lucchese eppure nutrito dalle grandi novità provenienti dal centro fiorentino.
Lo sviluppo dell’arte lucchese nel 1470-1500 vede il succedersi delle relazioni
stabilite, di volta in volta, fra Matteo ed altri insigni rappresentante dell’arte
cittadina. Il Civitali non rimane inoltre sommerso dal cambio generazionale,
bensì sfruttando le nuove sollecitazioni si situa sempre al centro di una fitta rete
di scambi, che arricchisce la sua produzione e quella dei suoi colleghi.
La mostra inizia illustrando gli esordi di Matteo Civitali nella pittura e nella
scultura. Si trova esposta quindi un’opera capitale come il trittico con la Vergine
col Bambino fra i Santi Michele Arcangelo, Giovanni Evangelista, Biagio e Pietro, unico
dipinto noto di Matteo, eseguito nel 1467-69 e non più in Italia da almeno un
secolo (proveniente da Greenville, USA). Opera monumentale commissionata
insieme al pittore Baldassarre di Biagio che ne subisce l’influenza. Sono quindi
messe a confronto la Madonna col Bambino, del Banco di Monte di Lucca, del
Baldassarre, con un’inedita Madonna del latte in terracotta di Matteo.
Quanto alla scultura vi sono testimonianze che svelano Matteo grande
conoscitore delle opere dei fiorentini, in particolare Antonio Rossellino e Mino da
Fiesole. Ne sono un esempio le recenti attribuzioni di una Madonna col Bambino
ad altorilievo in marmo conservata a Prato (Monastero di S. Vincenzo), prossima
allo stile del Rossellino, replicata più volte in terracotta e stucco dipinto, e di un
affascinante Busto di gentildonna ignota più vicina a Mino da Fiesole.
Inoltre non mancano iconografie originali del Civitali abbastanza insolite in Italia,
come i patetici Busti del Redentore, in marmo e terracotta, destinati alla devozione
privata.
Suggestivo è poi il confronto con altri lucchesi: Michele Ciampanti, bizzarro
pittore (risente della contemporanea atmosfera di Botticelli e Filippino Lippi) che
è spesso accanto al Civitali in numerose imprese cittadine e in alcune opere in
legno o terracotta, laddove il rivestimento policromo (oggi talora perduto)
rappresenta un punto d’incrocio significativo fra pittura e scultura; Vincenzo
Frediani, pure amico e collaboratore del Civitali; lo scultore Francesco Marti e il
pittore Michelangelo di Pietro. Tutti comunque influenzati dalle opere lasciate a
Lucca da Filippino Lippi, tra cui i Quattro Santi per San Michele in Foro (1482c.),
di estrema sensibilità atmosferica e fine introspezione psicologica.
La mostra si conclude con opere del nipote Masseo Civitali, intagliatore del legno
attivo a Lucca e nel territorio circostante, che traghetta nel pieno Cinquecento la
lezione di Matteo e con le opere grandiose eseguite in Lucca dal fiorentino fra’
Bartolomeo e da Amico Aspertini, dove si travasa quella combinazione di
monumentalità ‘classica’ ed espressione naturalistica tipica dell’ultimo Matteo
Civitali.
Oltre al Museo di Villa Guinigi il percorso della mostra si snoda attraverso un
itinerario cittadino. Tappa indispensabile sono il Duomo (con una rassegna
antologica della scultura di Matteo Civitali), ma anche le maggiori chiese urbane
come San Frediano e San Michele in Foro. Percorso che si può dire però completo
con una visita attraverso il territorio circostante, dalla Versilia alla Garfagnana,
fino quasi al confine con Modena, nel paesetto di San Pellegrino in Alpe, dove il
Civitali lasciò una delle sue realizzazioni più suggestive, il Tempietto dei Santi
Pellegrino e Bianco.
02
aprile 2004
Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca nel Tardo Quattrocento
Dal 02 aprile al 25 luglio 2004
arte antica
Location
MUSEO NAZIONALE DI VILLA GUINIGI
Lucca, Via Della Quarquonia, 4, (Lucca)
Lucca, Via Della Quarquonia, 4, (Lucca)
Biglietti
Tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00 (compresi lunedì e festivi)
La vendita dei biglietti terminerà alle ore 19.00
Con i gruppi possono essere concordate visite in orari serali nei giorni di venerdì
e sabato
Orario di apertura
Intero € 8,00
Ridotto € 6,00 (Gruppi minimo 15 massimo 25 persone, minori di 18 anni
maggiori di 65 anni, studenti universitari con tesserino, soci Fai, soci Touring,
detentori del biglietto del Museo della Cattedrale di Lucca)
Scuole € 4,00
Biglietto gratuito (una guida per gruppo, due insegnanti accompagnatori per
classe, un accompagnatore di visitatore disabile che ne presenti la necessit
Sito web
www.matteocivitali.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Autore