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Nino Romeo – Buchenwald. Il bosco del silenzio
Anticipando una visione che la progressiva scomparsa dei testimoni diretti rischia di rendere sempre più probabile, le immagini della mostra richiamano all’esigenza vitale di non spegnere in noi e nei nostri discendenti il bruciore vivo del dolore e della vergogna, con i quali la Shoah ha marchiato un’intera civiltà.
Comunicato stampa
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Attraverso gli schemi rappresentativi propri della fotografia di paesaggio e di architettura, il lavoro esposto (realizzato nel 1999) restituisce, in realtà, la rappresentazione di qualcosa di eminentemente immateriale: le forme e i contenuti della attuale memoria collettiva di una tragedia storica di colossali proporzioni. Nelle fotografie i resti del lager appaiono quasi come i reperti di un sito archeologico; i visitatori, quasi come drappelli di turisti durante una visita a Pompei fuori stagione. Anticipando una visione che la progressiva scomparsa dei testimoni diretti rischia di rendere sempre più probabile, le immagini della mostra richiamano all’esigenza vitale di non spegnere in noi e nei nostri discendenti il bruciore vivo del dolore e della vergogna, con i quali la Shoah ha marchiato un'intera civiltà.
Sulle motivazioni del lavoro di Nino Romeo riportiamo le parole dalla presentazione di Antonella Bergamin che ne ha condiviso il progetto:
«La dimensione di bosco è quella che colpisce maggiormente a prima vista il visitatore dell’area nella quale si trova il campo di concentramento di Buchenwald. Il bosco si è ripreso gran parte di ciò che solo una cinquantina d’anni fa l’uomo aveva riordinato secondo un proprio disegno lucido e manageriale. Ha inghiottito buona parte del tracciato ferroviario che collegava il campo alla città vicina e al resto del paese e sul quale viaggiavano in vagoni piombati gli individui prescelti per finire in quel bosco. La regione nella quale il bosco si trova è, appunto, verde e serena. La città vicino alla quale fu costruito il campo, Weimar, è luogo di testimonianza di grandi intelletti, che tuttora comunica, nella sua bellezza misurata, il trionfo della parte migliore dell’uomo. Proprio lì accanto, il teatro della parte peggiore.
A differenza di Auschwitz, luogo anche paesaggisticamente assai dissimile, che conserva un involucro preciso e strutture edificate in mattoni e muratura, oltre alle baracche degli internati, Buchenwald è più un’area nella quale proiettare il proprio immaginario del campo, attraverso ciò che ne rimane (il cancello con la scritta "Jedem das Seine", "A ciascuno il suo"): il piccolo edificio con le celle dove erano rinchiusi e torturati i prigionieri, l’ambulatorio degli esperimenti medici, le strutture destinate a caserme per gli ufficiali nazisti, la baracca superstite (prima smantellata e poi ricostruita). Ma soprattutto attraverso la luce e il silenzio che dominano la distesa, scandita dai ceppi ("Block 45", …), in fondo alla quale si trova il fabbricato dei forni crematori. All’interno, i macchinari metallici, qualche fiore, le mattonelle bianche ancora smaltate, e il silenzio dei visitatori che scendono agli inferi e si sentono venire incontro le presenze mute e urlanti di chi in questo luogo ha trascorso e finito i propri giorni».
Nino Romeo, diplomato al C.F.P. "Riccardo Bauer" di Milano, lavora con la fotografia da oltre 14 anni, collaborando con vari studi di architettura, compagnie teatrali e di danza, enti musicali, culturali e sociali. Conduce ricerche personali nei campi dell’indagine territoriale e del reportage sociale. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Sulle motivazioni del lavoro di Nino Romeo riportiamo le parole dalla presentazione di Antonella Bergamin che ne ha condiviso il progetto:
«La dimensione di bosco è quella che colpisce maggiormente a prima vista il visitatore dell’area nella quale si trova il campo di concentramento di Buchenwald. Il bosco si è ripreso gran parte di ciò che solo una cinquantina d’anni fa l’uomo aveva riordinato secondo un proprio disegno lucido e manageriale. Ha inghiottito buona parte del tracciato ferroviario che collegava il campo alla città vicina e al resto del paese e sul quale viaggiavano in vagoni piombati gli individui prescelti per finire in quel bosco. La regione nella quale il bosco si trova è, appunto, verde e serena. La città vicino alla quale fu costruito il campo, Weimar, è luogo di testimonianza di grandi intelletti, che tuttora comunica, nella sua bellezza misurata, il trionfo della parte migliore dell’uomo. Proprio lì accanto, il teatro della parte peggiore.
A differenza di Auschwitz, luogo anche paesaggisticamente assai dissimile, che conserva un involucro preciso e strutture edificate in mattoni e muratura, oltre alle baracche degli internati, Buchenwald è più un’area nella quale proiettare il proprio immaginario del campo, attraverso ciò che ne rimane (il cancello con la scritta "Jedem das Seine", "A ciascuno il suo"): il piccolo edificio con le celle dove erano rinchiusi e torturati i prigionieri, l’ambulatorio degli esperimenti medici, le strutture destinate a caserme per gli ufficiali nazisti, la baracca superstite (prima smantellata e poi ricostruita). Ma soprattutto attraverso la luce e il silenzio che dominano la distesa, scandita dai ceppi ("Block 45", …), in fondo alla quale si trova il fabbricato dei forni crematori. All’interno, i macchinari metallici, qualche fiore, le mattonelle bianche ancora smaltate, e il silenzio dei visitatori che scendono agli inferi e si sentono venire incontro le presenze mute e urlanti di chi in questo luogo ha trascorso e finito i propri giorni».
Nino Romeo, diplomato al C.F.P. "Riccardo Bauer" di Milano, lavora con la fotografia da oltre 14 anni, collaborando con vari studi di architettura, compagnie teatrali e di danza, enti musicali, culturali e sociali. Conduce ricerche personali nei campi dell’indagine territoriale e del reportage sociale. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
03
febbraio 2004
Nino Romeo – Buchenwald. Il bosco del silenzio
Dal 03 al 14 febbraio 2004
fotografia
Location
SOCIETA’ UMANITARIA
Milano, Via Francesco Daverio, 7, (Milano)
Milano, Via Francesco Daverio, 7, (Milano)
Orario di apertura
ore 10.00-19.00
Vernissage
3 Febbraio 2004, ore 18.00