Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La Montagna Sacra
Prosegue a Rovereto la rassegna “Montagne, l’immaginato e il reale: altre esperienze visive” attraverso lo sguardo mistico, magico e sacrilego del regista Alexandro Jodorowski.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Montagna Sacra (The Holy Mountain) di Alexandro Jodorowsky. Messico, 1973, 115 minuti, 35 mm colore (Cinescope Technicolor)
Versione doppiata in italiano. Copia proveniente dall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “Lanterna magica”
America Latina. Un povero cristo nudo e deriso, un ladro, penetra nell’altissima torre in cui vive un alchimista che trasforma gli escrementi in oro. Qui incontra nove persone, i volti più perversi del potere. Su indicazione dell’alchimista, i potenti e il ladro si mettono in marcia verso la Montagna Sacra, dove nove saggi possiedono il segreto per sconfiggere la morte.
“La forza del regista cileno non risiede tanto nel racconto quanto nella potenza visionaria infusa ad ogni singola immagine. Soprattutto nella prima parte di questa grande metafora sulla degradazione del mondo contemporaneo (e non solo) Jodorowsky dà il meglio di se stesso, curando nei minimi particolari la lussuosa messa in scena, senza aver paura di caricare ciascuna inquadratura, fino alla ridondanza. La montagna sacra esalta la spettacolarità scenografica e porta all'eccesso il sincretismo iconografico di cui Jodorowsky è maestro. Il Surrealismo al cinema forse non ha raggiunto mai una simile potenza espressiva, quasi deflagrante, come nell'opera di questo singolare cineasta che conosce a menadito le Sacre Scritture.
In bilico tra Buñuel e Fellini, tra delirio erotico e satira storico-politica (pensiamo alla sequenza della conquista del Messico inscenata da iguana e ranocchi), tra cabala e fumetto, tra catastrofismo e salvazione, tra cattolicesimo ed eresia, tra horror e cinema verità, tra violenza e spiritualità, tra performance e narrazione, Jodorowsky si diverte a colpire lo spettatore senza sosta, mediante trovate di forte impatto visivo, la cui concatenazione crea sequenze narrative dal ritmo incalzante.” (BRUNO DI MARINO, Raro Video)
“Alexandro Jodorowsky viene a scandalizzarci e strapazzarci con un apologo per mille versi sconcertante, che non si sa bene cosa dica, e tuttavia lo dice bene: grazie a un gusto del cinema, non di idee ma di immagini, tutto fiorito di invenzioni visive e di rutilanti invettive contro il buon senso, l’uggia realistica e il ricatto della pietà.
Basta la ginnastica oculare per rincitrullirci e tenerci col fiato in gola. Tutto quello che perde per strada in pensiero, il film ritrova tradotto in immagini. La fertilità rumorosa, il sensazionalismo, il talento scenografico e decorativo di Jodorowsky regista, sono un pozzo senza fondo. Le sue invenzioni sono di qualità disuguale (dal visionario si precipita al goliardico, dal truce allo psichedelico), e di tenuta incostante, ma quando dal pozzo emergono lampi di genio, il film lascia segni forti. Generalmente questo accade quando più prepotente è la vena sarcastica e blasfema, e la deformazione del vero tocca il delirio, come in tutta la prima parte, percorsa di animali repellenti, figure oscene e situazioni uscite dal teatro della crudeltà. Ma poi sempre, dove il turpe e l’ironico s’intrecciano, il film lascia di stucco. Museo degli orrori e insieme carnevale, cafarnao di sangue, perversioni e mostruosità, La montagna sacra non è certo raccomandabile alle anime sensibili e pie. Ma nella sua disordinata follia provocatoria è, per gli spiriti forti, murati nella beffa, uno degli happenings più crudi che la ricerca visiva ci abbia offerto sul vassoio dell’assurdo.” (GIOVANNI GRAZZINI, Il Corriere della Sera, 8 febbraio 1974)
“Situandosi ala confluenza tra mitologia e catastrofismo storico, simbologia esoterica e ricalchi artistici, tra il realismo magico della narrativa sudamericana e la visionarietà dei comics, La montagna sacra è simile allo Zodiaco. Per quanto completo, contiene una tale diversità di segni da ipnotizzare lo spettatore, come guardando fisso in un prisma luminoso a mille facce ruotanti.” (MASSIMO MONTELEONE, La talpa e la fenice. Il cinema di Alexandro Jodorowsky)
"Orgia visiva rutilante, che trova nell’accumulo e nell’eccesso una sua paradossale coerenza. Cascami di surrealismo, esoterismo e controcultura anni Settanta vengono triturati in un caos magari irritante, ma mai più eguagliato." (PAOLO MEREGHETTI, Dizionario dei Film)
Alexandro Jodorowsky
Nasce a Iquique, in Cile, nel 1929, da una famiglia di emigrati russi di religione ebraica. Viaggia e vive tra Santiago del Cile, Parigi, Città del Messico. Lavora come clown, mimo e marionettista, fonda teatri, è tra i creatori del movimento Panico, di ispirazione surrealista. Nel 1970 gira El Topo, violento western pauperista che diventa subito un film di culto nell’underground newyorchese. Nel 1973, con La montagna Sacra, dà sfogo a tutte le sue conoscenze nel campo dei tarocchi, dell’astrologia, della psicoterapia, dell’alchimia. Non riesce a portare a termine il progetto per il film di fantascienza “Dune”, che sarà successivamente girato da David Lynch. Oggi vive a Parigi, dove lavora prevalentemente come romanziere e fumettista.
Versione doppiata in italiano. Copia proveniente dall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “Lanterna magica”
America Latina. Un povero cristo nudo e deriso, un ladro, penetra nell’altissima torre in cui vive un alchimista che trasforma gli escrementi in oro. Qui incontra nove persone, i volti più perversi del potere. Su indicazione dell’alchimista, i potenti e il ladro si mettono in marcia verso la Montagna Sacra, dove nove saggi possiedono il segreto per sconfiggere la morte.
“La forza del regista cileno non risiede tanto nel racconto quanto nella potenza visionaria infusa ad ogni singola immagine. Soprattutto nella prima parte di questa grande metafora sulla degradazione del mondo contemporaneo (e non solo) Jodorowsky dà il meglio di se stesso, curando nei minimi particolari la lussuosa messa in scena, senza aver paura di caricare ciascuna inquadratura, fino alla ridondanza. La montagna sacra esalta la spettacolarità scenografica e porta all'eccesso il sincretismo iconografico di cui Jodorowsky è maestro. Il Surrealismo al cinema forse non ha raggiunto mai una simile potenza espressiva, quasi deflagrante, come nell'opera di questo singolare cineasta che conosce a menadito le Sacre Scritture.
In bilico tra Buñuel e Fellini, tra delirio erotico e satira storico-politica (pensiamo alla sequenza della conquista del Messico inscenata da iguana e ranocchi), tra cabala e fumetto, tra catastrofismo e salvazione, tra cattolicesimo ed eresia, tra horror e cinema verità, tra violenza e spiritualità, tra performance e narrazione, Jodorowsky si diverte a colpire lo spettatore senza sosta, mediante trovate di forte impatto visivo, la cui concatenazione crea sequenze narrative dal ritmo incalzante.” (BRUNO DI MARINO, Raro Video)
“Alexandro Jodorowsky viene a scandalizzarci e strapazzarci con un apologo per mille versi sconcertante, che non si sa bene cosa dica, e tuttavia lo dice bene: grazie a un gusto del cinema, non di idee ma di immagini, tutto fiorito di invenzioni visive e di rutilanti invettive contro il buon senso, l’uggia realistica e il ricatto della pietà.
Basta la ginnastica oculare per rincitrullirci e tenerci col fiato in gola. Tutto quello che perde per strada in pensiero, il film ritrova tradotto in immagini. La fertilità rumorosa, il sensazionalismo, il talento scenografico e decorativo di Jodorowsky regista, sono un pozzo senza fondo. Le sue invenzioni sono di qualità disuguale (dal visionario si precipita al goliardico, dal truce allo psichedelico), e di tenuta incostante, ma quando dal pozzo emergono lampi di genio, il film lascia segni forti. Generalmente questo accade quando più prepotente è la vena sarcastica e blasfema, e la deformazione del vero tocca il delirio, come in tutta la prima parte, percorsa di animali repellenti, figure oscene e situazioni uscite dal teatro della crudeltà. Ma poi sempre, dove il turpe e l’ironico s’intrecciano, il film lascia di stucco. Museo degli orrori e insieme carnevale, cafarnao di sangue, perversioni e mostruosità, La montagna sacra non è certo raccomandabile alle anime sensibili e pie. Ma nella sua disordinata follia provocatoria è, per gli spiriti forti, murati nella beffa, uno degli happenings più crudi che la ricerca visiva ci abbia offerto sul vassoio dell’assurdo.” (GIOVANNI GRAZZINI, Il Corriere della Sera, 8 febbraio 1974)
“Situandosi ala confluenza tra mitologia e catastrofismo storico, simbologia esoterica e ricalchi artistici, tra il realismo magico della narrativa sudamericana e la visionarietà dei comics, La montagna sacra è simile allo Zodiaco. Per quanto completo, contiene una tale diversità di segni da ipnotizzare lo spettatore, come guardando fisso in un prisma luminoso a mille facce ruotanti.” (MASSIMO MONTELEONE, La talpa e la fenice. Il cinema di Alexandro Jodorowsky)
"Orgia visiva rutilante, che trova nell’accumulo e nell’eccesso una sua paradossale coerenza. Cascami di surrealismo, esoterismo e controcultura anni Settanta vengono triturati in un caos magari irritante, ma mai più eguagliato." (PAOLO MEREGHETTI, Dizionario dei Film)
Alexandro Jodorowsky
Nasce a Iquique, in Cile, nel 1929, da una famiglia di emigrati russi di religione ebraica. Viaggia e vive tra Santiago del Cile, Parigi, Città del Messico. Lavora come clown, mimo e marionettista, fonda teatri, è tra i creatori del movimento Panico, di ispirazione surrealista. Nel 1970 gira El Topo, violento western pauperista che diventa subito un film di culto nell’underground newyorchese. Nel 1973, con La montagna Sacra, dà sfogo a tutte le sue conoscenze nel campo dei tarocchi, dell’astrologia, della psicoterapia, dell’alchimia. Non riesce a portare a termine il progetto per il film di fantascienza “Dune”, che sarà successivamente girato da David Lynch. Oggi vive a Parigi, dove lavora prevalentemente come romanziere e fumettista.
30
gennaio 2004
La Montagna Sacra
30 gennaio 2004
serata - evento
Location
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Orario di apertura
ore 21