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Il trionfo della natura
Il Trionfo della Natura – Viaggio nella Natura Morta dell’Italia Barocca è una mostra importante, ricca di quadri di qualità notevolissima e di conservazione eccellente, quasi tutti inediti, il cui catalogo è curato dal professor Alberto Cottino. Con questa mostra, frutto di scelte impeccabili, la Galleria Romigioli sancisce in modo sensibile e colto l’interesse per la pittura antica che sempre più rappresenta un momento importante della sua attività.
Comunicato stampa
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La mostra Il Trionfo della Natura – Viaggio nella Natura Morta dell’Italia Barocca, 6 – 28 marzo 2004, si compone di 32 opere che, da un punto di vista puramente iconografico, sono scomponibili in tre sezioni: fiori e frutta, animali, oggetti. Dal punto di vista artistico – filo conduttore del percorso espositivo – si articolano in tre nuclei riconducibili alla scuola lombarda, romana e napoletana. Nel loro insieme le tele raccolte ed esposte dalla Galleria Romigioli formano un nucleo molto interessante, e sono un “corpus” d’eccezione per approfondire la conoscenza e lo studio della pittura italiana di natura morta.
Esito di un’attenta ricerca quanto di un approfondito studio la mostra permette di esaminare il grande filone della natura morta italiana del Seicento e del primo Settecento, il periodo più importante per questo genere pittorico, attraverso un vero e proprio viaggio che evidenzia la qualità e la varietà di stili delle scuole regionali che meglio l’hanno rappresentata.
Con quattordici dipinti tra tutte spicca la scuola lombarda, in cui è largamente rappresentato il milanese Giuseppe Vicenzino (1662 - dopo il 1700), appartenente ad un’importante ed illustre famiglia di pittori. Suoi ben cinque dipinti: quattro dei quali sono firmati per esteso (e si sa quanto siano rare le firme nella natura morta) e formano una serie completa. Questi fiori e frutti, ambientati in eleganti giardini con una delicata intonazione serale, rappresentano forse la scoperta più stimolante e suggestiva dell’intera esposizione, ed aggiungono un importante tassello alla conoscenza dell’artista.
Anche il meno noto Francesco Mantovano, presente con tre opere, appare pittore di notevole livello, provvisto di forte senso del colore e grande attenzione ai dettagli naturalistici.
Non solo fiori. Non poteva mancare un importante quanto significativo prodotto della natura morta bergamasca: una tela con strumenti musicali poggiati su un tavolo ricoperto da un raffinato tappeto minuziosamente descritto, opera di Bartolomeo Bettera (1639-dopo il 1688), probabile allegoria del tempo che scorre inesorabile.
I quadri più antichi appartengono alla scuola romana caravaggesca, dal misterioso ma affascinante pittore che viene definito dalla critica “Pseudo-Bonzi” al meglio conosciuto Agostino Verrocchi, attivo a Roma fino al 1636 e poi passato forse a Napoli, autore di quadri di fragrante sapore arcaico con frutti disposti sopra tavoli di pietra talvolta lavorati a bassorilievo. Dagli anni ’30 del Seicento a Roma inizia ad imporsi il nuovo stile barocco.
Anche la natura morta si adegua, si arricchisce e diviene maggiormente decorativa: il primo naturamortista barocco è il grande Michelangelo Cerquozzi (1602-1660), qui rappresentato da due tele, seguito da Giovanni Stanchi (1608-1673), famoso in vita ma poi purtroppo dimenticato e riscoperto solo in questi ultimissimi anni, di cui sono esposte tre opere di smagliante e sorprendente freschezza cromatica, che ne confermano in pieno le qualità. Chiude la sezione romana una serie di opere a cavallo tra Sei e Settecento: due quadri eleganti e di morbidissima fattura con frutta e fiori ascrivibili al tedesco, attivo a Roma, Franz Werner von Tamm (1658-1724), una tela di Pietro Navarra (attivo tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo) con vari frutti disposti all’aperto, e un eccellente tavolo apparecchiato all’aperto con frutta, biscotti e fiori, firmato dall’altro tedesco attivo a Roma Maximilian Pfeiler (attivo nel primo quarto del XVIII secolo).
In questo suggestivo viaggio non poteva mancare, naturalmente, uno sguardo sulla scuola napoletana, da sempre celebrata nel campo della natura morta. Quattro dipinti ne illustrano compiutamente le caratteristiche: tra questi si deve segnalare un intenso interno con pesci ed aragoste di uno dei suoi principali esponenti, Giovanni Battista Recco (attivo intorno alla metà del XVII secolo), ancora intriso di naturalismo caravaggesco e di quel senso ancora arcaico di “contemplatività” che poi sparirà nella seconda metà del secolo per far spazio al decorativismo barocco. Questo è qui rappresentato, tra l’altro, da uno spettacolare, grande vaso di fiori in un giardino firmato da Gaetano Cusati (morto a Napoli nel 1720), uno degli ultimi specialisti napoletani di questo genere pittorico.
Il Trionfo della Natura – Viaggio nella Natura Morta dell’Italia Barocca è, dunque, un ideale viaggio nel tempo e nello spazio attraverso il fascino e la varietà della pittura italiana del periodo barocco. Un viaggio straordinario, attraverso un genere che – riscoperto solo negli anni sessanta del Novecento – nell’immaginario del pubblico e nella storiografia critica ha finalmente acquisito il posto che gli compete.
Esito di un’attenta ricerca quanto di un approfondito studio la mostra permette di esaminare il grande filone della natura morta italiana del Seicento e del primo Settecento, il periodo più importante per questo genere pittorico, attraverso un vero e proprio viaggio che evidenzia la qualità e la varietà di stili delle scuole regionali che meglio l’hanno rappresentata.
Con quattordici dipinti tra tutte spicca la scuola lombarda, in cui è largamente rappresentato il milanese Giuseppe Vicenzino (1662 - dopo il 1700), appartenente ad un’importante ed illustre famiglia di pittori. Suoi ben cinque dipinti: quattro dei quali sono firmati per esteso (e si sa quanto siano rare le firme nella natura morta) e formano una serie completa. Questi fiori e frutti, ambientati in eleganti giardini con una delicata intonazione serale, rappresentano forse la scoperta più stimolante e suggestiva dell’intera esposizione, ed aggiungono un importante tassello alla conoscenza dell’artista.
Anche il meno noto Francesco Mantovano, presente con tre opere, appare pittore di notevole livello, provvisto di forte senso del colore e grande attenzione ai dettagli naturalistici.
Non solo fiori. Non poteva mancare un importante quanto significativo prodotto della natura morta bergamasca: una tela con strumenti musicali poggiati su un tavolo ricoperto da un raffinato tappeto minuziosamente descritto, opera di Bartolomeo Bettera (1639-dopo il 1688), probabile allegoria del tempo che scorre inesorabile.
I quadri più antichi appartengono alla scuola romana caravaggesca, dal misterioso ma affascinante pittore che viene definito dalla critica “Pseudo-Bonzi” al meglio conosciuto Agostino Verrocchi, attivo a Roma fino al 1636 e poi passato forse a Napoli, autore di quadri di fragrante sapore arcaico con frutti disposti sopra tavoli di pietra talvolta lavorati a bassorilievo. Dagli anni ’30 del Seicento a Roma inizia ad imporsi il nuovo stile barocco.
Anche la natura morta si adegua, si arricchisce e diviene maggiormente decorativa: il primo naturamortista barocco è il grande Michelangelo Cerquozzi (1602-1660), qui rappresentato da due tele, seguito da Giovanni Stanchi (1608-1673), famoso in vita ma poi purtroppo dimenticato e riscoperto solo in questi ultimissimi anni, di cui sono esposte tre opere di smagliante e sorprendente freschezza cromatica, che ne confermano in pieno le qualità. Chiude la sezione romana una serie di opere a cavallo tra Sei e Settecento: due quadri eleganti e di morbidissima fattura con frutta e fiori ascrivibili al tedesco, attivo a Roma, Franz Werner von Tamm (1658-1724), una tela di Pietro Navarra (attivo tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo) con vari frutti disposti all’aperto, e un eccellente tavolo apparecchiato all’aperto con frutta, biscotti e fiori, firmato dall’altro tedesco attivo a Roma Maximilian Pfeiler (attivo nel primo quarto del XVIII secolo).
In questo suggestivo viaggio non poteva mancare, naturalmente, uno sguardo sulla scuola napoletana, da sempre celebrata nel campo della natura morta. Quattro dipinti ne illustrano compiutamente le caratteristiche: tra questi si deve segnalare un intenso interno con pesci ed aragoste di uno dei suoi principali esponenti, Giovanni Battista Recco (attivo intorno alla metà del XVII secolo), ancora intriso di naturalismo caravaggesco e di quel senso ancora arcaico di “contemplatività” che poi sparirà nella seconda metà del secolo per far spazio al decorativismo barocco. Questo è qui rappresentato, tra l’altro, da uno spettacolare, grande vaso di fiori in un giardino firmato da Gaetano Cusati (morto a Napoli nel 1720), uno degli ultimi specialisti napoletani di questo genere pittorico.
Il Trionfo della Natura – Viaggio nella Natura Morta dell’Italia Barocca è, dunque, un ideale viaggio nel tempo e nello spazio attraverso il fascino e la varietà della pittura italiana del periodo barocco. Un viaggio straordinario, attraverso un genere che – riscoperto solo negli anni sessanta del Novecento – nell’immaginario del pubblico e nella storiografia critica ha finalmente acquisito il posto che gli compete.
05
marzo 2004
Il trionfo della natura
Dal 05 al 28 marzo 2004
arte antica
Location
GALLERIA ROMIGIOLI
Legnano, Viale Pietro Toselli, 68, (Milano)
Legnano, Viale Pietro Toselli, 68, (Milano)
Orario di apertura
Da martedì a venerdì: ore 10 – 13
Sabato e domenica: ore 10 – 13 e 15 – 20
Lunedì: chiuso
Vernissage
5 Marzo 2004, ore 18.30