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Rosa Rosae
Rosa rosae è il titolo della Nugella che vi presentiamo, proposta dal Gabbiano nel 2003 si rivolge a lettori assai più smaliziati di una volta, ma è pur sempre un catalogo che propone 44 rose, il cui titolo in latino intende distinguersi dall’atmosfera cinematografica delle vendite per corrispondenza per indagare piuttosto sugli aspetti linguistici, culturali, poetici, scolastici e simbolici che la rosa evoca.
Comunicato stampa
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Tutte le 44 opere sono in formato cartolina, modesto e retro come si conviene a una Nugella L’esposizione pisana si è arricchita di 5 nuovi lavori di artisti locali. La mostra è itinerante e dopo pisa sarà esposta in altre città Italiane ed Europee E’ stato stampato un catalogo con un testo critico di Mara Borzone.
Rosa rosae
Vi fu un tempo, prima dell’avvento di Internet, in cui i cataloghi delle vendite arrivavano per posta. Proponevano canottiere, libri tradotti, gomitoli di lana, fiori: i più belli venivano mandati dai vivai Sgaravatti, con quattro fotografie per ogni pagina, illustravano tulipani, un po’ troppo alteri e rigorosi per la mentalità mediterranea, e soprattutto rose; le ultime nate, come vere star, avevano diritto alla pagina intera. Attraverso i loro nomi sarebbe possibile ricostruire oggi una storia minima del ‘900, dalla President Herbert Hoover alla Louise de Vilmorin, dalla Madame Renée Coty alla Grace di Monaco, senza tralasciare la Madame Edouard Herriot, la Madame Meillard, la Tzigane, la Champs-Elysées, la Gloria di Roma, la Soraya, la Baccarat, la Queen Elizabeth, la Rita Levi Montalcini, la Ornella Muti, la Sophia Loren, fino alla piccola e bianchissima Lady D. La Nugella proposta dal Gabbiano nel 2003 si rivolge a lettori assai più smaliziati di una volta, ma è pur sempre un catalogo che propone 44 rose, il cui titolo in latino intende distinguersi dall’atmosfera cinematografica delle vendite per corrispondenza per indagare piuttosto sugli aspetti linguistici, culturali, poetici, scolastici e simbolici che la rosa evoca.
La rosa è il nome comune delle piante appartenenti al genere delle Rosacee, comprendente numerose specie spontanee, fra cui la rosa calembour, da alcuni definita anche rosa rebus nella varietà r osa malizi di Boschi, da leggere in due direzioni, la mater dolo/rosa di Cartè, la rosario di Flamminio, la rosa di rovo potabile di Pellegrino, la rosa rosae osare con riferimenti ai Rosacroce di Sordi, la Ama rosa Deus di Andolcetti, sottospecie mozartiana a carattere musicale, nonché la o.gi.emma di Caprini, che appartiene anche alla specie polemica della rosa ecologista. A quest’ultima appartengono anche la rosa Peace di Borrini, che stenta ad attecchire, la coltivazione sperimentale di Nava, che produce rose in ardesia diritte e improbabili, e la rosa di Savoi, centifolia dai petali fotocopiati. Una specie coltivata dagli artisti è la rosa Eco: la varietà classica nome della rosa di Carrozzini ha una lingua annerita vicino, citazione e metafora del linguaggio che rischia l’estinzione, quella di Ferretti è tradotta in tutte le lingue sulla copertina del libro e la varietà Umbertoo di Negri è un altro calembour. Ancor più amata dagli artisti, specialmente da quelli che frequentano il Gabbiano, è la rosa poetica, dalle sottospecie numerose, come la rosa mistica dì Rachini, che cresce solo in Paradiso, o quella del Porta, di Olivari, che cresce nei vasi in giardino, fino alla Gertrude Stein, le cui tautologie danno origine ad alcune varietà criptiche come la es no rose? di Gut, la una rosa è una rosa di Manfredi e la a rose is two roses is no roses di Martin. Tutte le rose della specie Stein possono anche rientrare fra i calembours, poiché il verso Rose is a rose js a rose is a rose deve essere inciso (e letto) sul tronco di un albero in forma circolare, senza inizio né fine, e arose significa nacque, sorse, ebbe inizio. Nella sottospecie poeticovisiva figurano infine la rosa poetry di Cassaglia, caso-limite di gambo privo di infiorescenza, la rosa con lettere prodotta da molti anni nei vivai di Vitone e la rosa Rr, modello abbecedario di Magro.
Alla rosa canina o di macchia si deve il rosa “nome del colore carnicino, intermedio fra bianco e rosso, simbolo della presenza femminile in contesti che vanno dal sentimentale al vizioso”, che per gli artisti diviene occasione di ripensamenti semantici: rosarancio di Gualco è la varietà dedicata a Rrose Sélavy, la parte femminile di Duchamp, rosa rosa di Roffi è rossa e la Rosa di Locci è una donna vestita di rosa che fa la pasta rosa. Rosa è un colore dal quale alcuni artisti tendono a dissociarsi: Commone scrive Rosa in blu, Lentini forma iole di parole su fondo blu, Pozzati inventa una scala metrica dal rosa al rosso/blu; la rosa blu, che per i vivaisti è ancora un miraggio, per gli artisti concettuali è invece realtà. Ad altri la rosa, tutta curve e femminilità, suggerisce esperienze sensoriali: accarezzare un viso femminile è come toccarne i petali, come nelle varietà-metafora wake up, darling di Heiss, rosa di corallo di Moio, boccuccia di rosa di Persiani, evocatrice di musiche lontane, e nella raffinatissima Ivory Rose di Skuber, con l’etichetta come le banane. Sono femminili anche la varietà dramma della rosa di Corsini, in versione teatrale, la Rosa Maria di Daveti, la rosa ruffiana di Diotallevi e i fiori del roseto di Pignotti. Ma non c’è spina senza rosa secondo Vivenza, ossia il tatto non è solo piacere, può anche rivelarsi doloroso, e molto moderno come tutti i concetti bipolari. “Le rose sono arbustive, munite di aculei detti impropriamente spine”: questo impedisce loro di diventare stucchevoli, e, secondo Bobò, accentua il loro carattere sessuale sottilmente allusivo; per Maggi è vero che rosa di sera buon tempo si spera, ma spiando dal buco della serratura si vede il pidocchio. Cimino, con la sua rosa di lattine riciclate che pungono è decisamente antiromantico, Megazzini presenta una funebre spina dorata su fondo nero, Chelotti rimanda alla Guerra delle due Rose, Lancaster contro York, e ai suoi disastri, Lopez dà la forma di una rosa al pianto di Narciso per Eco (la ninfa, questa volta) e la garza di Gennai impedisce di toccare la rosa sottostante, oltre a ricordare le ferite. Solo Moro-Lin coinvolge il visitatore nell’esperienza olfattiva del profumo di rosa su carta d’artista.
Tutte le 44 opere sono in formato cartolina, modesto e rétro come si conviene a una Nugella.
Mara Borzone
Rosa rosae
Vi fu un tempo, prima dell’avvento di Internet, in cui i cataloghi delle vendite arrivavano per posta. Proponevano canottiere, libri tradotti, gomitoli di lana, fiori: i più belli venivano mandati dai vivai Sgaravatti, con quattro fotografie per ogni pagina, illustravano tulipani, un po’ troppo alteri e rigorosi per la mentalità mediterranea, e soprattutto rose; le ultime nate, come vere star, avevano diritto alla pagina intera. Attraverso i loro nomi sarebbe possibile ricostruire oggi una storia minima del ‘900, dalla President Herbert Hoover alla Louise de Vilmorin, dalla Madame Renée Coty alla Grace di Monaco, senza tralasciare la Madame Edouard Herriot, la Madame Meillard, la Tzigane, la Champs-Elysées, la Gloria di Roma, la Soraya, la Baccarat, la Queen Elizabeth, la Rita Levi Montalcini, la Ornella Muti, la Sophia Loren, fino alla piccola e bianchissima Lady D. La Nugella proposta dal Gabbiano nel 2003 si rivolge a lettori assai più smaliziati di una volta, ma è pur sempre un catalogo che propone 44 rose, il cui titolo in latino intende distinguersi dall’atmosfera cinematografica delle vendite per corrispondenza per indagare piuttosto sugli aspetti linguistici, culturali, poetici, scolastici e simbolici che la rosa evoca.
La rosa è il nome comune delle piante appartenenti al genere delle Rosacee, comprendente numerose specie spontanee, fra cui la rosa calembour, da alcuni definita anche rosa rebus nella varietà r osa malizi di Boschi, da leggere in due direzioni, la mater dolo/rosa di Cartè, la rosario di Flamminio, la rosa di rovo potabile di Pellegrino, la rosa rosae osare con riferimenti ai Rosacroce di Sordi, la Ama rosa Deus di Andolcetti, sottospecie mozartiana a carattere musicale, nonché la o.gi.emma di Caprini, che appartiene anche alla specie polemica della rosa ecologista. A quest’ultima appartengono anche la rosa Peace di Borrini, che stenta ad attecchire, la coltivazione sperimentale di Nava, che produce rose in ardesia diritte e improbabili, e la rosa di Savoi, centifolia dai petali fotocopiati. Una specie coltivata dagli artisti è la rosa Eco: la varietà classica nome della rosa di Carrozzini ha una lingua annerita vicino, citazione e metafora del linguaggio che rischia l’estinzione, quella di Ferretti è tradotta in tutte le lingue sulla copertina del libro e la varietà Umbertoo di Negri è un altro calembour. Ancor più amata dagli artisti, specialmente da quelli che frequentano il Gabbiano, è la rosa poetica, dalle sottospecie numerose, come la rosa mistica dì Rachini, che cresce solo in Paradiso, o quella del Porta, di Olivari, che cresce nei vasi in giardino, fino alla Gertrude Stein, le cui tautologie danno origine ad alcune varietà criptiche come la es no rose? di Gut, la una rosa è una rosa di Manfredi e la a rose is two roses is no roses di Martin. Tutte le rose della specie Stein possono anche rientrare fra i calembours, poiché il verso Rose is a rose js a rose is a rose deve essere inciso (e letto) sul tronco di un albero in forma circolare, senza inizio né fine, e arose significa nacque, sorse, ebbe inizio. Nella sottospecie poeticovisiva figurano infine la rosa poetry di Cassaglia, caso-limite di gambo privo di infiorescenza, la rosa con lettere prodotta da molti anni nei vivai di Vitone e la rosa Rr, modello abbecedario di Magro.
Alla rosa canina o di macchia si deve il rosa “nome del colore carnicino, intermedio fra bianco e rosso, simbolo della presenza femminile in contesti che vanno dal sentimentale al vizioso”, che per gli artisti diviene occasione di ripensamenti semantici: rosarancio di Gualco è la varietà dedicata a Rrose Sélavy, la parte femminile di Duchamp, rosa rosa di Roffi è rossa e la Rosa di Locci è una donna vestita di rosa che fa la pasta rosa. Rosa è un colore dal quale alcuni artisti tendono a dissociarsi: Commone scrive Rosa in blu, Lentini forma iole di parole su fondo blu, Pozzati inventa una scala metrica dal rosa al rosso/blu; la rosa blu, che per i vivaisti è ancora un miraggio, per gli artisti concettuali è invece realtà. Ad altri la rosa, tutta curve e femminilità, suggerisce esperienze sensoriali: accarezzare un viso femminile è come toccarne i petali, come nelle varietà-metafora wake up, darling di Heiss, rosa di corallo di Moio, boccuccia di rosa di Persiani, evocatrice di musiche lontane, e nella raffinatissima Ivory Rose di Skuber, con l’etichetta come le banane. Sono femminili anche la varietà dramma della rosa di Corsini, in versione teatrale, la Rosa Maria di Daveti, la rosa ruffiana di Diotallevi e i fiori del roseto di Pignotti. Ma non c’è spina senza rosa secondo Vivenza, ossia il tatto non è solo piacere, può anche rivelarsi doloroso, e molto moderno come tutti i concetti bipolari. “Le rose sono arbustive, munite di aculei detti impropriamente spine”: questo impedisce loro di diventare stucchevoli, e, secondo Bobò, accentua il loro carattere sessuale sottilmente allusivo; per Maggi è vero che rosa di sera buon tempo si spera, ma spiando dal buco della serratura si vede il pidocchio. Cimino, con la sua rosa di lattine riciclate che pungono è decisamente antiromantico, Megazzini presenta una funebre spina dorata su fondo nero, Chelotti rimanda alla Guerra delle due Rose, Lancaster contro York, e ai suoi disastri, Lopez dà la forma di una rosa al pianto di Narciso per Eco (la ninfa, questa volta) e la garza di Gennai impedisce di toccare la rosa sottostante, oltre a ricordare le ferite. Solo Moro-Lin coinvolge il visitatore nell’esperienza olfattiva del profumo di rosa su carta d’artista.
Tutte le 44 opere sono in formato cartolina, modesto e rétro come si conviene a una Nugella.
Mara Borzone
24
gennaio 2004
Rosa Rosae
Dal 24 gennaio al 12 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO GENNAI
Pisa, Via San Bernardo, 6, (Pisa)
Pisa, Via San Bernardo, 6, (Pisa)
Orario di apertura
Tutti giorni feriali 18 - 20
Vernissage
24 Gennaio 2004, ore 18