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La Doppia elica del DNA 50 anni dopo
Una mostra per celebrare i 50 anni della scoperta della struttura del DNA e collocare questa scoperta nel contesto dell’evoluzione delle scienze biologiche, dalle teorie di Darwin e di Mendel alle moderne biotecnologie.
Comunicato stampa
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Cinquant’anni, ma non li dimostra. Tanti ne sono infatti passati dall’aprile del 1953, quando Watson e Crick resero pubblica la loro ipotesi sulla struttura a doppia elica del DNA, consapevoli che quella particolare configurazione indicava un possibile meccanismo per la replicazione del materiale genetico.
Con la risoluzione di questa struttura a doppia elica si coronavano decenni di osservazioni ed esperimenti che avevano coinvolto molti altri ricercatori.
Si dice che il 28 febbraio 1953, quando entrò nell’Eagle pub a Cambridge, Francis Crick abbia esclamato “Abbiamo trovato il segreto della vita!” E certamente, anche se non proprio da quel giorno, grazie alla scoperta della struttura del DNA è cambiato il nostro modo di concepire la vita, e l’idea di spiegare il mondo attorno a noi come l’interazione tra molecole ha trasformato la biologia.
L’ipotesi avanzata nel 1953 da James Watson e Francis Crick che la struttura del DNA fosse una doppia elica e attraverso di essa si trasmettessero informazioni tra gli organismi ha rivoluzionato lo studio e la comprensione delle scienze della vita, aprendo collaborazioni tra i campi della biologia, biochimica, chimica, fisica e medicina e sancendo la nascita di una nuova disciplina: la biologia molecolare.
“La Doppia elica del DNA 50 anni dopo”, ospitata nella bella cornice della Centrale Montemartini, è una mostra per tutti, una mostra fatta per curiosare, toccare, capire, dubitare. Attraverso differenti percorsi comunicativi, fornisce ai visitatori informazioni semplici, formalmente corrette per provare a dare una propria risposta ai quesiti non semplici che ci pone la ricerca scientifica ed in particolare l’era della gnomica. Pannelli in successione ripercorrono i passaggi che hanno condotto a questa importante scoperta e raccontano quali sono state le tappe fondamentali dello studio che ha portato a conoscere l’intera sequenza del nostro DNA e dei singoli geni. Tra nuclei e nucleotidi, cromosomi e ribosomi, enzimi ed esoni, viene offerta una sintesi del bagaglio concettuale della genetica contemporanea. A completamento delle immagini sui pannelli sono presenti modelli tridimensionali giganti di una cellula, del suo nucleo e di un cromosoma. Il modello gigante della cellula ci permette di evidenziare i suoi organuli principali e avere una descrizione delle loro funzioni
E’ presente anche una singolare opportunità: dopo aver visto, letto e toccato, sequenze del DNA, possono anche essere ascoltate tramite un software creato per l’occasione che traduce una sequenza di basi nucleotidiche in musica.
Ma “La doppia elica del DNA 50 anni dopo” non è una mostra che si limita unicamente a documentare i momenti più significativi di cinquant’anni di studio del DNA, ma unisce il desiderio di aumentare le conoscenze in ambito scientifico e stimola i visitatori (giovani e adulti) a riflettere su temi di grande attualità: dalla clonazione alle malattie genetiche, dagli OGM alle questioni etico-sociali sollevate da alcune applicazioni della genetica. Una sezione importante è dedicata allo studio del Genoma Umano come nuova frontiera nel campo della ricerca scientifica, della diagnostica, della farmacologia molecolare, ancora più importante alla luce della scoperta che alla base di molte malattie ci sono errori di informazione a livello cellulare.
Un’esperienza interessante anche per i più giovani: sono previste sperimentazioni e attività di animazione scientifica. Grazie ad un microscopio a fibre ottiche sarà possibile osservare la struttura delle cellule e svolgere alcuni esperimenti che permetteranno di estrarre il proprio DNA.
In Italia, l’importante compito di celebrare i 50 anni della scoperta del DNA è stato assegnato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, alla Fondazione Adriano Buzzati-Traverso, che ha realizzato questa mostra a rete, oltre che nella Capitale grazie al Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, anche in altre tre città italiane. E’ infatti strutturata in un percorso comune, a Milano (Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci dal 26 novembre al 31 marzo), a Padova (Palazzo del Bo dal 9 dicembre al 16 gennaio) e Napoli (Università Federico II - ex sede della facoltà di Economia e Commercio).
“Siamo particolarmente lieti di ospitare a Roma questa mostra - ha commentato l’Assessore alle Politiche Culturali Gianni Borgna - che documenta un passaggio fondamentale nella storia della scienza moderna, che ha inciso non solo nell’ambito strettamente specialistico, ma anche, più in generale, in tanti aspetti del vivere contemporaneo”.
La mostra di Roma è stata curata da Piero Benedetti, professore di biologia molecolare all’Università di Padova e responsabile del progetto, e da Vincenzo Vomero, direttore dell’Unità Organizzativa Musei Scientifici del Comune di Roma.
“La mostra La doppia elica del DNA 50 anni dopo - ha evidenziato Maria Pia Ruffilli Presidente della Fondazione Pfizer - è assolutamente in linea con la finalità della Fondazione di promuovere e favorire iniziative di servizio nelle sue principali aree d’intervento, tra le quali rientra la diffusione della cultura scientifica in Italia”.
Una celebrazione dunque che va interpretata non come un semplice omaggio al passato ma anche come finestra aperta sul futuro: la scoperta della doppia elica significa infatti rendere onore agli enormi progressi compiuti dalla biologia moderna e contemporanea.
Con la risoluzione di questa struttura a doppia elica si coronavano decenni di osservazioni ed esperimenti che avevano coinvolto molti altri ricercatori.
Si dice che il 28 febbraio 1953, quando entrò nell’Eagle pub a Cambridge, Francis Crick abbia esclamato “Abbiamo trovato il segreto della vita!” E certamente, anche se non proprio da quel giorno, grazie alla scoperta della struttura del DNA è cambiato il nostro modo di concepire la vita, e l’idea di spiegare il mondo attorno a noi come l’interazione tra molecole ha trasformato la biologia.
L’ipotesi avanzata nel 1953 da James Watson e Francis Crick che la struttura del DNA fosse una doppia elica e attraverso di essa si trasmettessero informazioni tra gli organismi ha rivoluzionato lo studio e la comprensione delle scienze della vita, aprendo collaborazioni tra i campi della biologia, biochimica, chimica, fisica e medicina e sancendo la nascita di una nuova disciplina: la biologia molecolare.
“La Doppia elica del DNA 50 anni dopo”, ospitata nella bella cornice della Centrale Montemartini, è una mostra per tutti, una mostra fatta per curiosare, toccare, capire, dubitare. Attraverso differenti percorsi comunicativi, fornisce ai visitatori informazioni semplici, formalmente corrette per provare a dare una propria risposta ai quesiti non semplici che ci pone la ricerca scientifica ed in particolare l’era della gnomica. Pannelli in successione ripercorrono i passaggi che hanno condotto a questa importante scoperta e raccontano quali sono state le tappe fondamentali dello studio che ha portato a conoscere l’intera sequenza del nostro DNA e dei singoli geni. Tra nuclei e nucleotidi, cromosomi e ribosomi, enzimi ed esoni, viene offerta una sintesi del bagaglio concettuale della genetica contemporanea. A completamento delle immagini sui pannelli sono presenti modelli tridimensionali giganti di una cellula, del suo nucleo e di un cromosoma. Il modello gigante della cellula ci permette di evidenziare i suoi organuli principali e avere una descrizione delle loro funzioni
E’ presente anche una singolare opportunità: dopo aver visto, letto e toccato, sequenze del DNA, possono anche essere ascoltate tramite un software creato per l’occasione che traduce una sequenza di basi nucleotidiche in musica.
Ma “La doppia elica del DNA 50 anni dopo” non è una mostra che si limita unicamente a documentare i momenti più significativi di cinquant’anni di studio del DNA, ma unisce il desiderio di aumentare le conoscenze in ambito scientifico e stimola i visitatori (giovani e adulti) a riflettere su temi di grande attualità: dalla clonazione alle malattie genetiche, dagli OGM alle questioni etico-sociali sollevate da alcune applicazioni della genetica. Una sezione importante è dedicata allo studio del Genoma Umano come nuova frontiera nel campo della ricerca scientifica, della diagnostica, della farmacologia molecolare, ancora più importante alla luce della scoperta che alla base di molte malattie ci sono errori di informazione a livello cellulare.
Un’esperienza interessante anche per i più giovani: sono previste sperimentazioni e attività di animazione scientifica. Grazie ad un microscopio a fibre ottiche sarà possibile osservare la struttura delle cellule e svolgere alcuni esperimenti che permetteranno di estrarre il proprio DNA.
In Italia, l’importante compito di celebrare i 50 anni della scoperta del DNA è stato assegnato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, alla Fondazione Adriano Buzzati-Traverso, che ha realizzato questa mostra a rete, oltre che nella Capitale grazie al Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, anche in altre tre città italiane. E’ infatti strutturata in un percorso comune, a Milano (Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci dal 26 novembre al 31 marzo), a Padova (Palazzo del Bo dal 9 dicembre al 16 gennaio) e Napoli (Università Federico II - ex sede della facoltà di Economia e Commercio).
“Siamo particolarmente lieti di ospitare a Roma questa mostra - ha commentato l’Assessore alle Politiche Culturali Gianni Borgna - che documenta un passaggio fondamentale nella storia della scienza moderna, che ha inciso non solo nell’ambito strettamente specialistico, ma anche, più in generale, in tanti aspetti del vivere contemporaneo”.
La mostra di Roma è stata curata da Piero Benedetti, professore di biologia molecolare all’Università di Padova e responsabile del progetto, e da Vincenzo Vomero, direttore dell’Unità Organizzativa Musei Scientifici del Comune di Roma.
“La mostra La doppia elica del DNA 50 anni dopo - ha evidenziato Maria Pia Ruffilli Presidente della Fondazione Pfizer - è assolutamente in linea con la finalità della Fondazione di promuovere e favorire iniziative di servizio nelle sue principali aree d’intervento, tra le quali rientra la diffusione della cultura scientifica in Italia”.
Una celebrazione dunque che va interpretata non come un semplice omaggio al passato ma anche come finestra aperta sul futuro: la scoperta della doppia elica significa infatti rendere onore agli enormi progressi compiuti dalla biologia moderna e contemporanea.
19
dicembre 2003
La Doppia elica del DNA 50 anni dopo
Dal 19 dicembre 2003 al 02 maggio 2004
Location
MUSEO CENTRALE MONTEMARTINI
Roma, Via Ostiense, 106, (Roma)
Roma, Via Ostiense, 106, (Roma)
Biglietti
biglietto unico integrato comprensivo di ingresso alla Centrale Montemartini e alla Mostra Biglietto intero euro 4,20 Biglietto ridotto euro 2,60 Gratuito per i cittadini italiani minori di 18 e maggiori di 65 anni e per i cittadini in condizione di reciprocità
Orario di apertura
Dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.00
Sito web
www.museicapitolini.org