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Speed Generation
Nove artisti, che incarnano diverse esperienze, diversi modi di vedere e interpretare la realtà. “Speed Generation” è una generazione di giovani, che si muove velocemente e opera con intraprendenza riflettendo su alcuni dei molteplici aspetti che caratterizzano la contemporaneità. Gli artisti presenti in mostra hanno tutti all’attivo diverse esposizioni, e alcuni di loro sono presenti all’Anteprima napoletana della Quadriennale
Comunicato stampa
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Nove artisti, che incarnano diverse esperienze, diversi modi di vedere e interpretare la realtà. “Speed Generation” è una generazione di giovani, che si muove velocemente e opera con intraprendenza riflettendo su alcuni dei molteplici aspetti che caratterizzano la contemporaneità. Gli artisti presenti in mostra hanno tutti all’attivo diverse esposizioni, e alcuni di loro sono presenti all’Anteprima napoletana della Quadriennale.
In un contesto di sperimentazioni tecniche quale è quello che caratterizza l’attuale panorama dell’arte contemporanea, Angelo Accardi, rimane legato alla pittura. Questa, però, nel corso del processo creativo è associata alla fotografia, che rappresenta il punto di partenza nella definizione dell’immagine. Nelle impaginazioni dei suoi quadri si avverte la presenza del medium fotografico che, di fatto, gioca un ruolo attivo, esclusivamente al livello primordiale della creazione. Sulla tela ne rimane solo l’idea che si confonde, fino a scomparire, con la pittura. Matteo Basilè, si impossessa delle immagini attraverso la fotografia, ma si lascia tentare, non più dalla pittura, bensì dal digitale. Ed è attraverso il digitale che realizza le sue opere, scardinando l’immagine pre – costituita della fotografia, e modificandola. I suoi soggetti sono ravvicinati e per questo decontestualizzati, quindi restituiti in una forma alterata, spesso estatica. Arturo Casanova opera con il disegno, con la pittura e con la fotografia. In tutti i casi egli realizza fiotti di colore che si distribuiscono come flussi energetici. Non crea figurazioni, ma immagini astratte, formate da colori che si addensano e si condensano, dando vita a vere e proprie onde che sembrano fluttuare sulla tela. Il lavoro di Michele Chiossi si caratterizza per la forte versatilità nell’uso della materia scultorea, che spesso si concreta in uno strano segno a zig zag. Crea sculture che si definiscono in bilico fra realtà e apparenza; spesso si tratta di oggetti d’uso comune che giganteggiano, assurgono a simboli, e sono trattati come veri e propri “idoli”. Davide Coltro rielabora scatti fotografici attraverso il digitale. Ne risultano immagini contrapposte, in cui, dal buio di superfici nere, emergono figure scintillanti, che sembrano improvvisamente illuminate da una potenziale luce zenitale. I corpi si rapportano ad uno spazio inesistente, un luogo che non c’è, ma al contempo sembra infinito, privo di limiti visibili. Con Michelangelo Galliani si ha un apparente ritorno al rigore della scultura tradizionale. Ma la materia delle sue opere subisce visitazioni da parte di elementi singolari. Le forme e i volti emergono dal marmo ancora grezzo e spesso sono distolti da elementi estranei, che generano metamorfosi e trasfigurazioni. Rafael Pareja disegna con il computer descrivendo un mondo popolato da inverosimili creature, che si configurano attraverso un disegno digitale nervoso, che spesso risulta disturbato e che rimanda al segno del graffito. Gli spazi popolati da queste creature si traducono esclusivamente attraverso cromatismi acidi, di grande forza luministica, che non hanno precise connotazioni ambientali. Iolanda Spagno utilizza la grafite, ovvero un mezzo subito associabile al disegno. Ma qui la matita si comporta come la pittura, e il contorno tipico del disegno scompare per cedere il posto a colorazioni monocrome, rese tali dall’uso dell’inconfondibile grigio della matita. Lo zinco e il titanio sono alcuni dei materiali utilizzati, invece, da Carlo Steiner. Con questi, egli realizza evocative installazioni, in cui l’intrinseca freddezza della materia utilizzata viene soffocata dalla configurazione delle forme, alle volte poetiche, altre bizzarre ed ironiche.
In un contesto di sperimentazioni tecniche quale è quello che caratterizza l’attuale panorama dell’arte contemporanea, Angelo Accardi, rimane legato alla pittura. Questa, però, nel corso del processo creativo è associata alla fotografia, che rappresenta il punto di partenza nella definizione dell’immagine. Nelle impaginazioni dei suoi quadri si avverte la presenza del medium fotografico che, di fatto, gioca un ruolo attivo, esclusivamente al livello primordiale della creazione. Sulla tela ne rimane solo l’idea che si confonde, fino a scomparire, con la pittura. Matteo Basilè, si impossessa delle immagini attraverso la fotografia, ma si lascia tentare, non più dalla pittura, bensì dal digitale. Ed è attraverso il digitale che realizza le sue opere, scardinando l’immagine pre – costituita della fotografia, e modificandola. I suoi soggetti sono ravvicinati e per questo decontestualizzati, quindi restituiti in una forma alterata, spesso estatica. Arturo Casanova opera con il disegno, con la pittura e con la fotografia. In tutti i casi egli realizza fiotti di colore che si distribuiscono come flussi energetici. Non crea figurazioni, ma immagini astratte, formate da colori che si addensano e si condensano, dando vita a vere e proprie onde che sembrano fluttuare sulla tela. Il lavoro di Michele Chiossi si caratterizza per la forte versatilità nell’uso della materia scultorea, che spesso si concreta in uno strano segno a zig zag. Crea sculture che si definiscono in bilico fra realtà e apparenza; spesso si tratta di oggetti d’uso comune che giganteggiano, assurgono a simboli, e sono trattati come veri e propri “idoli”. Davide Coltro rielabora scatti fotografici attraverso il digitale. Ne risultano immagini contrapposte, in cui, dal buio di superfici nere, emergono figure scintillanti, che sembrano improvvisamente illuminate da una potenziale luce zenitale. I corpi si rapportano ad uno spazio inesistente, un luogo che non c’è, ma al contempo sembra infinito, privo di limiti visibili. Con Michelangelo Galliani si ha un apparente ritorno al rigore della scultura tradizionale. Ma la materia delle sue opere subisce visitazioni da parte di elementi singolari. Le forme e i volti emergono dal marmo ancora grezzo e spesso sono distolti da elementi estranei, che generano metamorfosi e trasfigurazioni. Rafael Pareja disegna con il computer descrivendo un mondo popolato da inverosimili creature, che si configurano attraverso un disegno digitale nervoso, che spesso risulta disturbato e che rimanda al segno del graffito. Gli spazi popolati da queste creature si traducono esclusivamente attraverso cromatismi acidi, di grande forza luministica, che non hanno precise connotazioni ambientali. Iolanda Spagno utilizza la grafite, ovvero un mezzo subito associabile al disegno. Ma qui la matita si comporta come la pittura, e il contorno tipico del disegno scompare per cedere il posto a colorazioni monocrome, rese tali dall’uso dell’inconfondibile grigio della matita. Lo zinco e il titanio sono alcuni dei materiali utilizzati, invece, da Carlo Steiner. Con questi, egli realizza evocative installazioni, in cui l’intrinseca freddezza della materia utilizzata viene soffocata dalla configurazione delle forme, alle volte poetiche, altre bizzarre ed ironiche.
18
dicembre 2003
Speed Generation
Dal 18 dicembre 2003 al 24 gennaio 2004
giovane arte
Location
GALLERIA PAOLA VERRENGIA
Salerno, Via Fieravecchia, 34, (Salerno)
Salerno, Via Fieravecchia, 34, (Salerno)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 21.00, il sabato, 10.30/13.00, 17.00/21
Vernissage
18 Dicembre 2003, alle 19.30