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Luiza Avellar – Marcia Lorenzato
Due artisti fotografi brasiliani, due esposizioni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"La rosa è, da qualche anno a questa parte, il motivo
principale delle ricerche di Luiza Avellar. Diverse
opere, fra cui la serie dei «Testimoni», sono state in
un primo tempo contrassegnate da un connubio
imperativo tra il rosso e il nero : opere isolate o
trittici, messinscene inedite di figure del dolore,
trapiantavano l'immagine della passione di Cristo in
una sfarzosa tragedia vegetale."
LA ROSA INCARNATA
"Rosa incarnata esprime oggi un'altra visione del
sacro, nella quale la serenità prevale sul terrore. Il
pallore opalino ha rimpiazzato i toni rubino, la
dolcezza del rame ha sostituito il nero. La figura
centrale della rosa rimane ma viene inserita in un
altro reticolo di significati come se, al di là delle
turbolenze di una storia passata, potessimo ancora
ricongiungerci con lo splendore dei primi giorni.
Più vicina all'apparizione che all'immagine
fotografica, Rosa incarnata è d'acchito un'opera
fondata sull'ambivalenza ; ovvero presente quanto
incerta, sfolgorante proprio mentre sembra sul punto
di scomparire.
L'attimo in cui tutto cambia rimane inafferrabile :
basta appena variare la luce, soffermare lo sguardo e
la figura centrale si dilegua. Se invece la luce è
propizia, se si prova a scrutare la superficie morbida
della carta, il fiore bianco emerge, quasi fosse
rimasto in disparte fin là. Una specie di
irrigidimento della forma impedisce ogni percezione
oltre quella di una sagoma ; non si tratta comunque di
vedere questo fiore con ulteriori dettagli bensì di
intuirne la densità, come se l'aria si fosse
semplicemente appesantita per dargli sostanza.
Il formato delle sue opere, rievocando
irresistibilmente l'artegiapponese, invita lo spirito
a tali divagazioni : l'opera non ispira direttamente
all'estetica estremo-orientale, ma, al di là di ciò
che rappresenta, è abbastanza allusiva per suscitare
una libera fantasticheria : le immagini si
sovrappongono, i riferimenti si offuscano. i lunghi
steli delle rose si dispiegano sulla limpidità della
carta, come se il pennello di un calligrafo li avesse
deposti lì. Nulla ci obbliga a vedere la goccia di
sangue che stilla là dove una spina trafigge la carne
del fiore. I primi motivi di Luiza Avellar non sono
quindi abbandonati, ma superati, o più precisamente,
assorbiti da un'immagine che non possono più turbare.
La tonalità della fotografia, irradiando un biancore
opulento, contribuisce ad allontanarci e provoca altre
associazioni : la delicatezza delle sue sfumature,
l'aspetto vellutato della carta, lo sboccio del fiore
in mezzo alle armonie dorate, tutto partecipa a creare
la più evidente sensualità. Eppure, in questo bagliore
lunare, la simbolica della Vergine Immacolata si
impone al pensiero.
Intorno al fogliame e alla rosa, sul bordo delle bande
di rame, una cucitura segue le loro forme,
rinforzandone i contorni. Alla ferita della spina
risponde l'avanzare riparatore dell'ago. Alla
diversità dei disparati motivi, la volontà
unificatrice dei suoi punti minuziosi...I rettangoli
dorati non sono forse altro che pezzi, prove
accumulate di un paziente rammendo. A meno che si
tratti soltanto di un progetto, dei primi elementi di
un'opera futura... Si potrebbe pensare che mani
diverse collaborino nel suo lavoro. Tutte presenti,
donne dalle dita esperte, tagliando, dividendo,
riunificando, cucendo, con tutti i loro dolori
rinfusi, dimenticati. Si affrettano come per una
cerimonia ventura... il tempo stringe per la voluttà
come per l'innocenza. i fili pendono ancora, volano al
minimo soffio, come i veli di una promessa sposa..."
Françoise Barbe-Gall
Conferenziere, insegnante a l'Ecole du Louvre
- - - - -
Marcia Lorenzato
« Marcia Lorenzato esplora la memoria e le sue regioni
interne mediante opere fotografiche di grande
dimensione, nelle quali l'intimo converge verso il
mistero della vita quotidiana, dove la morte e gli
interrogativi su di essa evocano il passaggio, il
dislocamento, il vicino e l'inquietante.
LA MEMORIA
« Lo spazio dove si colloca la persona umana, tra i
mille e più cammini da percorrersi, tra le scelte, i
sogni da perseguire...le ambivalenze e le fratture, la
donazione e l'accettazione, la rivolta, l'apertura e
il segreto, l'intimo di ogni esistenza che scarnifica,
poco a poco , quel filo dal quale sgorga la propria
vita. Da dove emerge ciò che nasce. Nascita. Grido.
Parola. Silenzio.
Tutte quelle molteplici sfaccettature ci sono
simbolicamente consegnate, alle volte in forma
innocente, come un ritorno alla fonte dell'infanzia,
altre volte ferocemente, nonostante l'atmosfera
celestiale, la dolcezza, la solitudine, i petali di
fiore. E quelle migliaia di facce che abitano la
nostra memoria: memoria di un popolo, di alleanze e
rotture, di nuove vie, di volti da generare.
Marcia Lorenzato crea un'opera originale che risuona
in noi, che ci interpella. Un'opera di mistero, un
grido, l'aurora di un dialogo...Come una
transumanza... Nello scoprire questo mondo singolare
ne puoi restare avvinto. »
Pascale Eyben, storica dell'arte, Bruxelles
« Marcia Lorenzato ci propone, con la sua opera, una
immersione nel processo di amplificazione della nostra
sensibilità, come osservatori attenti, attraverso una
facoltà espressiva che si rinnova. Chi osservi la sua
opera si abbandona a un flusso solitario, viaggiando
nell'immaginario possibile, andando oltre il quadro
esposto di simbolici letti, che come portali ci
invitano ad andare al di la dell'interpretazione
cosciente per raggiungere lo spazio dell'inconscio
riflessivo. »
Paulo Pergoraro, giornalista, Brasile
LE FACCE INTERSECANTESI DELL'OPERA DI MARCIA
« Porsi di fronte al lavoro di Marcia Lorenzato
significa, opera dopo opera, penetrare
nell'immaginario intimo dell'artista e vivere
l'effetto insperato del gesto creato in equilibrio su
di un filo. Che cosa potrebbe essere più
rappresentativo di quell'equilibrio di un asse rosso
verticale, attorno al quale ruotano le immagini? E che
cosa potrebbe essere più intimo di letti sui quali
giacciono fotografie personali del passato? Le
lenzuola dei letti sono tele semitrasparenti, nelle
quali il velo appare e si nasconde sotto il gioco
delle luci magistralmente collocate dietro l'immagine,
macchie impresse, al di qua e al di là, di uno
scotoma. La linea obliqua dell'opera "Jogo Duplo"
(Doppio Gioco) sembra, per esempio, voler contrapporre
la leggerezza innocente propria della gioventù con il
peso dello sguardo diretto e perfettamente lucido
dell'opera "De Dentro" (Dal di Dentro) della vecchia,
che lo accompagna. Bilanciare, pesare e soppesare al
fine di esprimere una misura migliore. Sarà che per
l'opera di Marcia sia giunta l'ora di un bilancio? »
Marc Audette, Ryerson University, Glendon Galery,
Toronto, 1 settembre 2002
principale delle ricerche di Luiza Avellar. Diverse
opere, fra cui la serie dei «Testimoni», sono state in
un primo tempo contrassegnate da un connubio
imperativo tra il rosso e il nero : opere isolate o
trittici, messinscene inedite di figure del dolore,
trapiantavano l'immagine della passione di Cristo in
una sfarzosa tragedia vegetale."
LA ROSA INCARNATA
"Rosa incarnata esprime oggi un'altra visione del
sacro, nella quale la serenità prevale sul terrore. Il
pallore opalino ha rimpiazzato i toni rubino, la
dolcezza del rame ha sostituito il nero. La figura
centrale della rosa rimane ma viene inserita in un
altro reticolo di significati come se, al di là delle
turbolenze di una storia passata, potessimo ancora
ricongiungerci con lo splendore dei primi giorni.
Più vicina all'apparizione che all'immagine
fotografica, Rosa incarnata è d'acchito un'opera
fondata sull'ambivalenza ; ovvero presente quanto
incerta, sfolgorante proprio mentre sembra sul punto
di scomparire.
L'attimo in cui tutto cambia rimane inafferrabile :
basta appena variare la luce, soffermare lo sguardo e
la figura centrale si dilegua. Se invece la luce è
propizia, se si prova a scrutare la superficie morbida
della carta, il fiore bianco emerge, quasi fosse
rimasto in disparte fin là. Una specie di
irrigidimento della forma impedisce ogni percezione
oltre quella di una sagoma ; non si tratta comunque di
vedere questo fiore con ulteriori dettagli bensì di
intuirne la densità, come se l'aria si fosse
semplicemente appesantita per dargli sostanza.
Il formato delle sue opere, rievocando
irresistibilmente l'artegiapponese, invita lo spirito
a tali divagazioni : l'opera non ispira direttamente
all'estetica estremo-orientale, ma, al di là di ciò
che rappresenta, è abbastanza allusiva per suscitare
una libera fantasticheria : le immagini si
sovrappongono, i riferimenti si offuscano. i lunghi
steli delle rose si dispiegano sulla limpidità della
carta, come se il pennello di un calligrafo li avesse
deposti lì. Nulla ci obbliga a vedere la goccia di
sangue che stilla là dove una spina trafigge la carne
del fiore. I primi motivi di Luiza Avellar non sono
quindi abbandonati, ma superati, o più precisamente,
assorbiti da un'immagine che non possono più turbare.
La tonalità della fotografia, irradiando un biancore
opulento, contribuisce ad allontanarci e provoca altre
associazioni : la delicatezza delle sue sfumature,
l'aspetto vellutato della carta, lo sboccio del fiore
in mezzo alle armonie dorate, tutto partecipa a creare
la più evidente sensualità. Eppure, in questo bagliore
lunare, la simbolica della Vergine Immacolata si
impone al pensiero.
Intorno al fogliame e alla rosa, sul bordo delle bande
di rame, una cucitura segue le loro forme,
rinforzandone i contorni. Alla ferita della spina
risponde l'avanzare riparatore dell'ago. Alla
diversità dei disparati motivi, la volontà
unificatrice dei suoi punti minuziosi...I rettangoli
dorati non sono forse altro che pezzi, prove
accumulate di un paziente rammendo. A meno che si
tratti soltanto di un progetto, dei primi elementi di
un'opera futura... Si potrebbe pensare che mani
diverse collaborino nel suo lavoro. Tutte presenti,
donne dalle dita esperte, tagliando, dividendo,
riunificando, cucendo, con tutti i loro dolori
rinfusi, dimenticati. Si affrettano come per una
cerimonia ventura... il tempo stringe per la voluttà
come per l'innocenza. i fili pendono ancora, volano al
minimo soffio, come i veli di una promessa sposa..."
Françoise Barbe-Gall
Conferenziere, insegnante a l'Ecole du Louvre
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Marcia Lorenzato
« Marcia Lorenzato esplora la memoria e le sue regioni
interne mediante opere fotografiche di grande
dimensione, nelle quali l'intimo converge verso il
mistero della vita quotidiana, dove la morte e gli
interrogativi su di essa evocano il passaggio, il
dislocamento, il vicino e l'inquietante.
LA MEMORIA
« Lo spazio dove si colloca la persona umana, tra i
mille e più cammini da percorrersi, tra le scelte, i
sogni da perseguire...le ambivalenze e le fratture, la
donazione e l'accettazione, la rivolta, l'apertura e
il segreto, l'intimo di ogni esistenza che scarnifica,
poco a poco , quel filo dal quale sgorga la propria
vita. Da dove emerge ciò che nasce. Nascita. Grido.
Parola. Silenzio.
Tutte quelle molteplici sfaccettature ci sono
simbolicamente consegnate, alle volte in forma
innocente, come un ritorno alla fonte dell'infanzia,
altre volte ferocemente, nonostante l'atmosfera
celestiale, la dolcezza, la solitudine, i petali di
fiore. E quelle migliaia di facce che abitano la
nostra memoria: memoria di un popolo, di alleanze e
rotture, di nuove vie, di volti da generare.
Marcia Lorenzato crea un'opera originale che risuona
in noi, che ci interpella. Un'opera di mistero, un
grido, l'aurora di un dialogo...Come una
transumanza... Nello scoprire questo mondo singolare
ne puoi restare avvinto. »
Pascale Eyben, storica dell'arte, Bruxelles
« Marcia Lorenzato ci propone, con la sua opera, una
immersione nel processo di amplificazione della nostra
sensibilità, come osservatori attenti, attraverso una
facoltà espressiva che si rinnova. Chi osservi la sua
opera si abbandona a un flusso solitario, viaggiando
nell'immaginario possibile, andando oltre il quadro
esposto di simbolici letti, che come portali ci
invitano ad andare al di la dell'interpretazione
cosciente per raggiungere lo spazio dell'inconscio
riflessivo. »
Paulo Pergoraro, giornalista, Brasile
LE FACCE INTERSECANTESI DELL'OPERA DI MARCIA
« Porsi di fronte al lavoro di Marcia Lorenzato
significa, opera dopo opera, penetrare
nell'immaginario intimo dell'artista e vivere
l'effetto insperato del gesto creato in equilibrio su
di un filo. Che cosa potrebbe essere più
rappresentativo di quell'equilibrio di un asse rosso
verticale, attorno al quale ruotano le immagini? E che
cosa potrebbe essere più intimo di letti sui quali
giacciono fotografie personali del passato? Le
lenzuola dei letti sono tele semitrasparenti, nelle
quali il velo appare e si nasconde sotto il gioco
delle luci magistralmente collocate dietro l'immagine,
macchie impresse, al di qua e al di là, di uno
scotoma. La linea obliqua dell'opera "Jogo Duplo"
(Doppio Gioco) sembra, per esempio, voler contrapporre
la leggerezza innocente propria della gioventù con il
peso dello sguardo diretto e perfettamente lucido
dell'opera "De Dentro" (Dal di Dentro) della vecchia,
che lo accompagna. Bilanciare, pesare e soppesare al
fine di esprimere una misura migliore. Sarà che per
l'opera di Marcia sia giunta l'ora di un bilancio? »
Marc Audette, Ryerson University, Glendon Galery,
Toronto, 1 settembre 2002
17
dicembre 2003
Luiza Avellar – Marcia Lorenzato
Dal 17 dicembre 2003 al 03 gennaio 2004
fotografia
Location
GALLERIA CÂNDIDO PORTINARI
Roma, Piazza Navona, 10, (Roma)
Roma, Piazza Navona, 10, (Roma)
Vernissage
17 Dicembre 2003, ore 18:00