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Ritualità monocrome – Pino Barillà/Enrico Castellani
Comunicato stampa
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Se esiste un limite oltre il quale la visione non ha nessuna importanza è quello imposto dalla luce. Tanto che l’arte si può definire come salvezza dalle tenebre nella ricerca continuo di uno spazio, o meglio, di una sua cognizione. La grammatica superficiale di Castellani è un pilastro dell’arte contemporanea almeno quanto la sua idea di superamento di una pittura sovrapposta a un supporto, la particella basilare che muove la superficie delle tele del maestro, non è una pennellata, è un chiodo. La luce segna i ritmi e il ritmo insegna all’occhio l’alfabeto delle ombre, e l’occhio impara ad orientarsi in quella dimensione plastica. Castellani ha dato al tempo della visone una solidità che include la massa dello spazio che sta davanti alle opere. La monocromia non irradia, ne si impone come soglia orribile del nulla, il quadro flette l’intera cubatura della stanza, via via la deforma sino a incidere sull’esistenza di tutto quello che c’è dentro, in quella curvatura si compromette l’illusione cartesiana della tridimensionalità, la scatola ora ha un lato che poggia su un’altra dimensione. Ecco che cade ogni certezza sulla percorrenza dell’occhio e della mente al suo seguito, in un momento in cui quest’ultima anticipa il primo salvandolo dalla trappola dell’estroflessione, dell’idea che sia la superficie a propendersi nello spazio, a mio avviso è il contrario. La verità di cui narriamo le vicende cercando di non intaccare la certezza di un asse paradigmatico crea una folla di opere minori non ha nulla a che fare con quel terrore inaspettato suscitato da ciò che non conosciamo, se non al momento della sua apparizione. Una volta svelata l’inconsistenza di una convinzione, si entra in uno stato di crisi e il padre, lo “spazio” della scultura, la superficie o il quadro, per la pittura, cessano di essere i luoghi con cui confrontarsi, materia da plasmare, si capisce che non si può procedere di norma poiché si è altrove sotto altre leggi. La crisi dell’opera plastica che ricerca l’armonia e il dialogo con il vuoto – padre è sempre più evidente una volta constato il pericolo di una possibile sparizione di un’identità oggettiva. Pino Barillà ha scoperto lo stato di emergenza in cui versa la scultura e costruisce una struttura di difesa e di estromissione, per le sue steli, un’anti - forma che si concretizza in un supporto apparente, allo stesso tempo filtro e schermo. Filtro per un occhio avido di superficialità, e per una mente che cerca il consolidamento e la completezza della visone di una cosa ben definita, è lo schermo indefinito fatto di linee sospese una cognizione in fieri, un cantiere concettuale in cui scoprire la precarietà di ciò che un tempo era definibile come scultura ed oggi risulta solamente un eufemismo. È forse la crisi dell’oggetto (Barillà) conseguenza della crisi dello spazio (Castellani)?
07
dicembre 2003
Ritualità monocrome – Pino Barillà/Enrico Castellani
Dal 07 dicembre 2003 al 15 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
EXTRAMOENIA
Todi, Piazza Giuseppe Garibaldi, 7, (Perugia)
Todi, Piazza Giuseppe Garibaldi, 7, (Perugia)
Orario di apertura
Lunedì e Martedì su appuntamento
Domenica 10. 30 - 13. 00
10. 30 - 13.00/ 16.00 19.00
Vernissage
7 Dicembre 2003, ore 11