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D-segni – Katrin Sigurdardottir
Trovandosi di fronte ai disegni e alle installazioni di Katrin Sigurdardottir, lo spettatore prova la stessa sensazione che avverte quando, in un sogno, riconosce un luogo come familiare, anche se in realtà, quando si sveglia, si rende conto che quel luogo non ha nulla di conosciuto
Comunicato stampa
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Testo di presentazione di D-segni
a cura di Ilaria Bonacossa
Ancora oggi, il disegno resta cruciale per gli artisti contemporanei sia come mezzo generativo di progetti più ampi e complessi sia come forma espressiva duttile, capace di cogliere velocemente stati di transizione. Nel nuovo secolo il disegno si distacca dalle forme di comunicazione di massa ed assume un carattere più intimista e personale, senza per questo perdere forza.
È in questa occasione che verrà proposto un excursus attraverso i disegni di alcune artiste italiane ed internazionali capaci di comunicare qualcosa di particolare sul nostro tempo. Il panorama artistico femminile negli anni Novanta muta notevolmente in relazione al contesto sociale. L’esigenza che portava la donna ad esprimere se stessa negli anni Settanta è forse la stessa di oggi, ma se prima questo assumeva un carattere politico, oggi la produzione artistica femminile, più disinvolta nello spaziare attraverso diversi mezzi espressivi, è legata ad un’esperienza di vita più libera, priva di apparenti condizionamenti e senza più la volontà di infrangere ad ogni costo. L’individualismo che percorre come un filo rosso gli aspetti sociali del vivere in questi ultimi anni si manifesta nella necessità di raccontarsi attraverso delle microstorie che cercano di emergere da quel magma ribollente, che è l’arte contemporanea. Il disegno si pone ancora come il metodo più diretto e immediato per catturare il processo creativo nel suo divenire. Il disegno ancora al giorno d’oggi mantiene alcuni aspetti di non finito che sembrano riflettere in modo diretto la mano dell’artista nel suo movimento creativo.
In una società dove la velocità con cui passano le informazioni è sempre più alta si sente la necessità di fermarsi ad osservare il mondo, analizzarlo e rappresentarlo nelle sue diverse forme attraverso sottili metafore. Il forte bisogno di comunicare si scontra molto spesso con l’ostilità dell’esserci e non voler udire, da questo nasce l’esigenza di trasferire i propri sentimenti ad un contesto capace di raccontare attraverso le immagini disegnate storie ed emozioni. Il disegno diviene il pretesto per esprimersi facendo emergere dai singoli dettagli una visione personale del mondo. Un’esplorazione interiore, viscerale, in costante evoluzione che permette al lavoro di queste artiste di trasmetterci un’esperienza nuova di tutto ciò che vediamo ogni giorno.
I disegni di queste artiste variano enormemente in tecnica, misura, temi e raffigurazioni. I disegni possono essere fatti a carboncino, a matita, ad acquerello, a mano ma anche con i materiali più vari purché lascino un marchio. Contraddicendo il loro aspetto spontaneo la maggior parte di questi lavori non nasce di getto ma sono opere complete frutto di un complesso processo creativo. Hanno un carattere descrittivo e narrativo mostrando affinità con l’illustrazione, con il disegno architettonico, con il design ornamentale o l’immagine pubblicitaria. Questa serie di mostre monografiche porta alla luce la rinnovata importanza di questa tecnica nel discorso artistico contemporaneo che come tutti i mezzi espressivi si è trasformato travalicando quelle che era la definizione tradizionale di disegno, diventando puro segno.
KATRIN SIGURDARDOTTIR (Reykjavik, Islanda 1967)
Vive e lavora tra Reykjavik e New York.
Katrin Sigurdardottir divide il proprio tempo tra New York e Reykjavik. Ogni volta che l’artista si trasferisce da una città all’altra, ritrova luoghi familiari e sensazioni che durante il periodo di lontananza si erano assopite, e al contempo sente di portare dentro di sé il ricordo dei posti che ha abbandonato e delle esperienze a essi legati. Sulla base di queste considerazioni, l’artista analizza e illustra, attraverso le proprie opere, il legame che si stabilisce tra i luoghi, la memoria, l’immaginazione e il senso di disorientamento. Trovandosi di fronte ai disegni e alle installazioni di Katrin Sigurdardottir, lo spettatore prova la stessa sensazione che avverte quando, in un sogno, riconosce un luogo come familiare, anche se in realtà, quando si sveglia, si rende conto che quel luogo non ha nulla di conosciuto. I villaggi disegnati dall’artista islandese sono cinti da montagne la cui forma allude ai grafici utilizzati dagli scienziati per studiare le reazioni cerebrali durante i processi mentali; gli edifici sono disposti secondo gli schemi dei circuiti elettrici, e le strade che li separano seguono la logica dei labirinti, dove unica è l’entrata e l’uscita dal paese. Entrare in un villaggio disegnato dalla Sidurdardottir significa perdersi nelle sue strade, confondersi tra il ricordo di un’immagine già vista in passato e la consapevolezza di essere per la prima volta in quel posto. Transitare per un luogo è, per l’artista islandese, una metafora della vita stessa, che è un passaggio, e non un punto di arrivo o di partenza.
Solo Exhibitions:
2003 Galleria Maze, Torino, Italia
2001 Gallerì Sævars Karls, Reykjavik, Islanda
2000 “Veg(g)ir / Walls-Ways”, Kjarvalsstadir, Reykjavik Museum of Art, Islanda
1999 “Floating Garden” Jensbua Foundation, Flekkefjord, Norvegia
Group Exhibitions:
2003 “Cities without Citizens”, Slought Networks, Philadelphia, USA
“Not to Scale”, Dorsky Gallery, New York, USA
“Recession 2003”, Cynthia Broan Gallery, New York, USA
2002 “Reactions”, Exit Art, New York, USA
“Man and City”, Reykjavik Museum of Art, Islanda
Carnegie Art Award – Hafnarhus Museum, Reykjavik, Kunstnarnes Hus, Oslo,
Kunstforeningen, Copenhagen
2001 “Confronting Nature”, The Corcoran Gallery, Washington DC
2000. “En dehors des Cartes”, Centre d’Art Contemporaine a Séte, Francia
«Inventing Iceland» Galerie Articule, Montréal, Canada
«Park» Momentum – Nordic Art Biennale, Moss, Norvegia
«Models of Resistance», Globe – Overgaden, Copenhagen, Denmark
a cura di Ilaria Bonacossa
Ancora oggi, il disegno resta cruciale per gli artisti contemporanei sia come mezzo generativo di progetti più ampi e complessi sia come forma espressiva duttile, capace di cogliere velocemente stati di transizione. Nel nuovo secolo il disegno si distacca dalle forme di comunicazione di massa ed assume un carattere più intimista e personale, senza per questo perdere forza.
È in questa occasione che verrà proposto un excursus attraverso i disegni di alcune artiste italiane ed internazionali capaci di comunicare qualcosa di particolare sul nostro tempo. Il panorama artistico femminile negli anni Novanta muta notevolmente in relazione al contesto sociale. L’esigenza che portava la donna ad esprimere se stessa negli anni Settanta è forse la stessa di oggi, ma se prima questo assumeva un carattere politico, oggi la produzione artistica femminile, più disinvolta nello spaziare attraverso diversi mezzi espressivi, è legata ad un’esperienza di vita più libera, priva di apparenti condizionamenti e senza più la volontà di infrangere ad ogni costo. L’individualismo che percorre come un filo rosso gli aspetti sociali del vivere in questi ultimi anni si manifesta nella necessità di raccontarsi attraverso delle microstorie che cercano di emergere da quel magma ribollente, che è l’arte contemporanea. Il disegno si pone ancora come il metodo più diretto e immediato per catturare il processo creativo nel suo divenire. Il disegno ancora al giorno d’oggi mantiene alcuni aspetti di non finito che sembrano riflettere in modo diretto la mano dell’artista nel suo movimento creativo.
In una società dove la velocità con cui passano le informazioni è sempre più alta si sente la necessità di fermarsi ad osservare il mondo, analizzarlo e rappresentarlo nelle sue diverse forme attraverso sottili metafore. Il forte bisogno di comunicare si scontra molto spesso con l’ostilità dell’esserci e non voler udire, da questo nasce l’esigenza di trasferire i propri sentimenti ad un contesto capace di raccontare attraverso le immagini disegnate storie ed emozioni. Il disegno diviene il pretesto per esprimersi facendo emergere dai singoli dettagli una visione personale del mondo. Un’esplorazione interiore, viscerale, in costante evoluzione che permette al lavoro di queste artiste di trasmetterci un’esperienza nuova di tutto ciò che vediamo ogni giorno.
I disegni di queste artiste variano enormemente in tecnica, misura, temi e raffigurazioni. I disegni possono essere fatti a carboncino, a matita, ad acquerello, a mano ma anche con i materiali più vari purché lascino un marchio. Contraddicendo il loro aspetto spontaneo la maggior parte di questi lavori non nasce di getto ma sono opere complete frutto di un complesso processo creativo. Hanno un carattere descrittivo e narrativo mostrando affinità con l’illustrazione, con il disegno architettonico, con il design ornamentale o l’immagine pubblicitaria. Questa serie di mostre monografiche porta alla luce la rinnovata importanza di questa tecnica nel discorso artistico contemporaneo che come tutti i mezzi espressivi si è trasformato travalicando quelle che era la definizione tradizionale di disegno, diventando puro segno.
KATRIN SIGURDARDOTTIR (Reykjavik, Islanda 1967)
Vive e lavora tra Reykjavik e New York.
Katrin Sigurdardottir divide il proprio tempo tra New York e Reykjavik. Ogni volta che l’artista si trasferisce da una città all’altra, ritrova luoghi familiari e sensazioni che durante il periodo di lontananza si erano assopite, e al contempo sente di portare dentro di sé il ricordo dei posti che ha abbandonato e delle esperienze a essi legati. Sulla base di queste considerazioni, l’artista analizza e illustra, attraverso le proprie opere, il legame che si stabilisce tra i luoghi, la memoria, l’immaginazione e il senso di disorientamento. Trovandosi di fronte ai disegni e alle installazioni di Katrin Sigurdardottir, lo spettatore prova la stessa sensazione che avverte quando, in un sogno, riconosce un luogo come familiare, anche se in realtà, quando si sveglia, si rende conto che quel luogo non ha nulla di conosciuto. I villaggi disegnati dall’artista islandese sono cinti da montagne la cui forma allude ai grafici utilizzati dagli scienziati per studiare le reazioni cerebrali durante i processi mentali; gli edifici sono disposti secondo gli schemi dei circuiti elettrici, e le strade che li separano seguono la logica dei labirinti, dove unica è l’entrata e l’uscita dal paese. Entrare in un villaggio disegnato dalla Sidurdardottir significa perdersi nelle sue strade, confondersi tra il ricordo di un’immagine già vista in passato e la consapevolezza di essere per la prima volta in quel posto. Transitare per un luogo è, per l’artista islandese, una metafora della vita stessa, che è un passaggio, e non un punto di arrivo o di partenza.
Solo Exhibitions:
2003 Galleria Maze, Torino, Italia
2001 Gallerì Sævars Karls, Reykjavik, Islanda
2000 “Veg(g)ir / Walls-Ways”, Kjarvalsstadir, Reykjavik Museum of Art, Islanda
1999 “Floating Garden” Jensbua Foundation, Flekkefjord, Norvegia
Group Exhibitions:
2003 “Cities without Citizens”, Slought Networks, Philadelphia, USA
“Not to Scale”, Dorsky Gallery, New York, USA
“Recession 2003”, Cynthia Broan Gallery, New York, USA
2002 “Reactions”, Exit Art, New York, USA
“Man and City”, Reykjavik Museum of Art, Islanda
Carnegie Art Award – Hafnarhus Museum, Reykjavik, Kunstnarnes Hus, Oslo,
Kunstforeningen, Copenhagen
2001 “Confronting Nature”, The Corcoran Gallery, Washington DC
2000. “En dehors des Cartes”, Centre d’Art Contemporaine a Séte, Francia
«Inventing Iceland» Galerie Articule, Montréal, Canada
«Park» Momentum – Nordic Art Biennale, Moss, Norvegia
«Models of Resistance», Globe – Overgaden, Copenhagen, Denmark
22
aprile 2004
D-segni – Katrin Sigurdardottir
Dal 22 aprile al 16 maggio 2004
giovane arte
Location
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO
Torino, Via Modane, 16, (Torino)
Torino, Via Modane, 16, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle 12 alle 20. Giovedì dalle 12 alle 23
Vernissage
22 Aprile 2004, ore 19
Autore
Curatore