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Catastrofi minime
una mostra che nell’impostazione teorica, tende a trasformare la catastrofe da oggetto a soggetto dell’opera, cercando di indagare più che l’aspetto documentario, sociologico e, in un certo senso, spettacolare, (decisamente depotenziato, come indica il titolo) quella che Blanchot ha definito la scrittura del disastro
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Man presenta Catastrofi minime, una mostra che nell’impostazione teorica,
tende a trasformare la catastrofe da oggetto a soggetto dell’opera, cercando di indagare più che l’aspetto documentario, sociologico e, in un certo senso, spettacolare, (decisamente depotenziato, come indica il titolo) quella che Blanchot ha definito la scrittura del disastro.
Le opere in mostra non si
limitano a registrare una catastrofe ma tendono a
configurarsi esse stesse
come incidenti o come catastrofi del visibile.
Un?opera in qualche modo
non può che essere la scrittura di un disastro
del senso, un disastro
minimo, in fondo, a meno che, con Stockhausen non
si pensi agli attentati
dell’11 settembre come alla più grande opera
d’arte mai realizzata.
Punto di partenza è la teoria di Thom sul
concetto di catastrofe (semplificato
nella famosa frase: una farfalla che batte le ali
nella foresta amazzonica
può generare una perturbazione meteorologica a
Londra) percorrendo un itinerario
tragicomico sulle diverse esperienze di
catastrofe, intese non solo come
negatività ma viste anche come accadimento
ironico, come burla, fatalità
che ci lascia più perplessi che distrutti.
La parola catastrofe e la parola apocalisse hanno
condiviso un comune destino
di stravolgimento del loro senso etimologico per
tingersi di note negative
e per evocare solo lutti e distruzioni. Ma per
catastrofe si intende anche
una variazione continua, graduale, minima nelle
condizioni di un fenomeno
ma in grado di produrre un grande effetto e un
grande mutamento. La mostra
non vuole essere un racconto cupo che vede solo
l’accezione negativa del
termine, ma vuole anche esplorare aspetti diversi
che comportano una visione
più analitica senza arrivare a essere cinica,
attraverso un linguaggio talvolta
ironico e dissacrante.
Non si ha intenzione di mostrare una serie di
catastrofi reali o simulate,
compito già perfettamente assolto dalla TV e dal
cinema. La catastrofe sarà
intesa piuttosto come punto di rottura, come
concatenazione degli eventi,
come inizio inarrestabile di accadimenti
incontrollati, come punto di svolta
o di crisi, come nuovo incipit. Si giocherà con
le immagini della catastrofe
in contrapposizione ai disastri dell’immagine, le
immagini della violenza
e la violenza delle immagini. Si punterà
l’obiettivo sulle catastrofi individuali,
quotidiane e ambientali sempre cercando di
piegare il termine catastrofe
a una riflessione concreta, togliendogli quella
valenza spettacolare che
rischia sempre di farci sorprendere e basta.
Ángeles Agrela, Lara Almarcegui, John Baldessari,
Isabel Banal, Massimo
Bartolini, Christian Boltansky, Sergey Bratkov,
Alberto Burri, Carlos Capelan,
Loris Cecchini, Sarah Ciracì, Gordon Matta-Clark,
Berlinde De Bruyckere,
Florentino Díaz, Peter Jolley, Lucio Fontana,
Carlos Garaicoa, Jonathan
Hernández, Cisco Jiménez, Mike Kelly, Abraham
Lacalle, Peter Land, Armin
Linke, Fabian Marcaccio, Armando Mariño, Mateo
Maté, Isaac Montoya, Pedro
Mora, Adrian Paci, José Alvaro Perdices, Claudio
Perna, Osvaldo Salerno,
Fernando Sánchez Castillo, Allan Sekula,
Ane-Liise Semper, Paul Smith, Robert
Smithson, Frank Thiel, Isidoro Valcárcel Medina,
Eulalia Valldosera, Javier
Vallhonrat, Erwin Wurm, Chen Zhen.
tende a trasformare la catastrofe da oggetto a soggetto dell’opera, cercando di indagare più che l’aspetto documentario, sociologico e, in un certo senso, spettacolare, (decisamente depotenziato, come indica il titolo) quella che Blanchot ha definito la scrittura del disastro.
Le opere in mostra non si
limitano a registrare una catastrofe ma tendono a
configurarsi esse stesse
come incidenti o come catastrofi del visibile.
Un?opera in qualche modo
non può che essere la scrittura di un disastro
del senso, un disastro
minimo, in fondo, a meno che, con Stockhausen non
si pensi agli attentati
dell’11 settembre come alla più grande opera
d’arte mai realizzata.
Punto di partenza è la teoria di Thom sul
concetto di catastrofe (semplificato
nella famosa frase: una farfalla che batte le ali
nella foresta amazzonica
può generare una perturbazione meteorologica a
Londra) percorrendo un itinerario
tragicomico sulle diverse esperienze di
catastrofe, intese non solo come
negatività ma viste anche come accadimento
ironico, come burla, fatalità
che ci lascia più perplessi che distrutti.
La parola catastrofe e la parola apocalisse hanno
condiviso un comune destino
di stravolgimento del loro senso etimologico per
tingersi di note negative
e per evocare solo lutti e distruzioni. Ma per
catastrofe si intende anche
una variazione continua, graduale, minima nelle
condizioni di un fenomeno
ma in grado di produrre un grande effetto e un
grande mutamento. La mostra
non vuole essere un racconto cupo che vede solo
l’accezione negativa del
termine, ma vuole anche esplorare aspetti diversi
che comportano una visione
più analitica senza arrivare a essere cinica,
attraverso un linguaggio talvolta
ironico e dissacrante.
Non si ha intenzione di mostrare una serie di
catastrofi reali o simulate,
compito già perfettamente assolto dalla TV e dal
cinema. La catastrofe sarà
intesa piuttosto come punto di rottura, come
concatenazione degli eventi,
come inizio inarrestabile di accadimenti
incontrollati, come punto di svolta
o di crisi, come nuovo incipit. Si giocherà con
le immagini della catastrofe
in contrapposizione ai disastri dell’immagine, le
immagini della violenza
e la violenza delle immagini. Si punterà
l’obiettivo sulle catastrofi individuali,
quotidiane e ambientali sempre cercando di
piegare il termine catastrofe
a una riflessione concreta, togliendogli quella
valenza spettacolare che
rischia sempre di farci sorprendere e basta.
Ángeles Agrela, Lara Almarcegui, John Baldessari,
Isabel Banal, Massimo
Bartolini, Christian Boltansky, Sergey Bratkov,
Alberto Burri, Carlos Capelan,
Loris Cecchini, Sarah Ciracì, Gordon Matta-Clark,
Berlinde De Bruyckere,
Florentino Díaz, Peter Jolley, Lucio Fontana,
Carlos Garaicoa, Jonathan
Hernández, Cisco Jiménez, Mike Kelly, Abraham
Lacalle, Peter Land, Armin
Linke, Fabian Marcaccio, Armando Mariño, Mateo
Maté, Isaac Montoya, Pedro
Mora, Adrian Paci, José Alvaro Perdices, Claudio
Perna, Osvaldo Salerno,
Fernando Sánchez Castillo, Allan Sekula,
Ane-Liise Semper, Paul Smith, Robert
Smithson, Frank Thiel, Isidoro Valcárcel Medina,
Eulalia Valldosera, Javier
Vallhonrat, Erwin Wurm, Chen Zhen.
05
dicembre 2003
Catastrofi minime
Dal 05 dicembre 2003 al 29 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
MAN – MUSEO D’ARTE DELLA PROVINCIA DI NUORO
Nuoro, Via Sebastiano Satta, 27, (Nuoro)
Nuoro, Via Sebastiano Satta, 27, (Nuoro)
Orario di apertura
10/13 - 16:30/20:30 dal martedì alla domenica
Vernissage
5 Dicembre 2003, ore 19