Si inaugura giovedì 20 novembre la mostra che Opera Paese dedica a Ciriaco Campus e al suo lavoro a partire dal 1996.



Dalla serie dedicata agli artigiani, passando per la “Giornata mondiale dell’alimentazione”, fino al più recente “Il più bel giorno della mia vita”, la mostra intende restituire al pubblico romano l’esperienza di un autore che da molti anni ha messo al centro del suo lavoro il rapporto dell’artista e della funzione comunicativa dell’arte con il mondo globalizzato e con le dinamiche linguistiche che ne governano la produzione di senso.



Il sottile equilibrio tra realtà e finzione che spesso articola la funzione estetica dell’opera d’arte è condotto da Campus alle sue estreme conseguenze critiche tanto che l’autore stesso ironicamente si sottrae al riconoscimento pubblico e trasforma se stesso in un marchio fittizio (“By Life”), in un simbolo dissacrato del marketing pubblicitario che ormai domina inesorabilmente ogni nostro rapporto con le immagini.



Se è vero che nel suo lavoro si rinvengono adeguatamente metabolizzate tracce di alcune icone consacrate dell’arte del secolo scorso (Duchamp e la Pop Art per citarne alcuni) va riconosciuta a Campus la capacità di corredare le sue incursioni di senso di un “situazionismo critico” i cui molteplici piani di lettura restituiscono all’arte un rigore semantico del quale, purtroppo, sempre più spesso
ci troviamo a riscontrare la perdita.