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Gli Altri
Questa mostra prende il via dal deciso cambiamento di rotta che ha assunto l’arte nei confronti del proprio e dell’altrui corpo. Negli anni ’70, età dell’oro della Body Art, azioni e performance erano imperniate sul narcisismo del protagonista che, attraverso travestimenti o spoliazioni, assumeva i panni di un altro camuffando così la sua vera identità.
Comunicato stampa
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Citazioni dalla storia, dal divismo cinematografico, mascheramenti teatrali o prove di resistenza dal chiaro significato politico, l’artista viveva da protagonista assoluto identificando nel proprio ombelico il centro del mondo. Tanto autocompiaciuto da assumere masochisticamente su di sé i segni del dolore sia come fatto individuale, sia in quanto riscatto dalla mediocrità collettiva. Questa metodologia si è oggi quasi del tutto estinta, e chi utilizza il corpo è sempre più propenso a trasferire l’attenzione sull’altro. Terminati gli ultimi scampoli di postumanesimo, esaurita l’enfasi tecnologica e l’elaborazione virtuale, il corpo degli altri è diventato il soggetto primario della ricerca contemporanea, metafora del dominio sadico che l’artista “deus ex machina” esercita sul prossimo. GLI ALTRI offre un punto di vista su almeno due aspetti di questa tendenza. Mentre il primo può essere assimilato alla sfera del desiderio sessuale ed esplicitarsi in una molteplicità di segnali talora ironici più spesso inquietanti, qualche volta parodistici ma altrettanto autenticamente crudeli, il secondo riguarda per così dire l’ambito politico. Utilizzando il corpo degli altri senza pudori o freni ideologici, consapevolmente o inconsapevolmente, si evidenziano le storture e le aberrazioni di una società sempre più squilibrata e folle.
Ai poli opposti stanno, apparentemente, le performance di Vanessa Beecroft e le azioni di Santiago Sierra, a partire dal luogo in cui hanno scelto di vivere, la New York glamour, la caotica e drammatica Mexico City. Beecroft agisce sul corpo bello, che come nella moda promette una condizione privilegiata da ottenersi attraverso la cura esasperata del fisico. Sierra sceglie le categorie più basse, ai margini se non rigettate dal sistema capitalistico: entrambi operano sul corpo in quanto elemento di plusvalore economico, il corpo che in quanto tale produce e consuma ricchezza. Il loro lavoro è comunque molto invasivo: da una parte le ragazze nude, costrette in posizioni innaturali, sottoposte a un voyeurismo insistito, dall’altra, a fronte di una ricompensa minima, la richiesta di porzioni di pelle in prestito per apporvi segni indelebili, l’imposizione di fatiche inutili e disagi visibili. Entrambi gli artisti umiliano chi accetta il gioco, sottoponendolo a sguardi sempre più perversi e compiaciuti: il pubblico diventa così il destinatario finale, colui che ricerca nell’esibizione esplicita del sesso e della violenza un ulteriore grado di illecito e di scabroso.
Tra queste due polarità si dipanano i lavori degli artisti presenti in mostra. Al primo livello, più estetico e immaginifico, possono essere ascritte diverse opere, tra cui gli scatti fotografici, anticipatori di una tendenza molto teatrale e glamour, di James Bidgood e Bruce LaBruce, due artisti di culto nell’underground americano, che trova corrispondenza nell’attualità nelle foto dei Masbedo, di Olaf Breuning e di Stefano Scheda, nella pittura digitale di Paolo Consorti e nei video di Giuliana Cunéaz.
Interessante lo sguardo sull’arte spagnola contemporanea che rappresenta il versante grottesco e ipertrofico riguardo all’utilizzo del corpo. Oltre a Sierra, Bernardì Roig insinua sofisticate visioni notturne nella tradizione iconografica del suo Paese, Domingo Sánchez Blanco gioca con gli stereotipi del grottesco, mentre a Joan Morey interessa inscenare un teatro dark come un decalogo delle mode e dei modi attuali più estremi.
Il valore “politico” del corpo degli altri passa attraverso una molteplicità di immagini. Per Mario Rizzi l’arte può sorpassare gli ostacoli della vita vera e, ad esempio, officiare un matrimonio altrimenti impossibile tra due immigrati clandestini. Sia Donatella Di Cicco che Attilio Solzi sono in grado di trasformare in star per un giorno improbabili modelle, giovani donne e mature, che risulterebbero escluse dai consueti canoni di bellezza. L’americano Spencer Tunick gioca con la vecchia idea di Body Art, imponendo a centinaia di persone di recitare su un set di un immaginario film “nudie”, attualizzando, in chiave estetica, il fenomeno dei sit-in. Il guatemalteco A-1 53167 (Anibal Lopez) opera nel campo del sabotaggio sociale, smascherando così le perversioni di una società corrotta, ad esempio disturbando una marcia di veterani di guerra.
C’è infine una versione favolistica in questa rassegna dedicata agli altri. Gabriele Di Matteo rilegge la storia mettendo tutti sullo stesso piano, vincitori e vinti comunque nudi, mentre Greta Frau continua a raccontare la propria piccola favola avvolta nel mistero di un’identità che sfuma nell’ombra e nel segreto.
Ai poli opposti stanno, apparentemente, le performance di Vanessa Beecroft e le azioni di Santiago Sierra, a partire dal luogo in cui hanno scelto di vivere, la New York glamour, la caotica e drammatica Mexico City. Beecroft agisce sul corpo bello, che come nella moda promette una condizione privilegiata da ottenersi attraverso la cura esasperata del fisico. Sierra sceglie le categorie più basse, ai margini se non rigettate dal sistema capitalistico: entrambi operano sul corpo in quanto elemento di plusvalore economico, il corpo che in quanto tale produce e consuma ricchezza. Il loro lavoro è comunque molto invasivo: da una parte le ragazze nude, costrette in posizioni innaturali, sottoposte a un voyeurismo insistito, dall’altra, a fronte di una ricompensa minima, la richiesta di porzioni di pelle in prestito per apporvi segni indelebili, l’imposizione di fatiche inutili e disagi visibili. Entrambi gli artisti umiliano chi accetta il gioco, sottoponendolo a sguardi sempre più perversi e compiaciuti: il pubblico diventa così il destinatario finale, colui che ricerca nell’esibizione esplicita del sesso e della violenza un ulteriore grado di illecito e di scabroso.
Tra queste due polarità si dipanano i lavori degli artisti presenti in mostra. Al primo livello, più estetico e immaginifico, possono essere ascritte diverse opere, tra cui gli scatti fotografici, anticipatori di una tendenza molto teatrale e glamour, di James Bidgood e Bruce LaBruce, due artisti di culto nell’underground americano, che trova corrispondenza nell’attualità nelle foto dei Masbedo, di Olaf Breuning e di Stefano Scheda, nella pittura digitale di Paolo Consorti e nei video di Giuliana Cunéaz.
Interessante lo sguardo sull’arte spagnola contemporanea che rappresenta il versante grottesco e ipertrofico riguardo all’utilizzo del corpo. Oltre a Sierra, Bernardì Roig insinua sofisticate visioni notturne nella tradizione iconografica del suo Paese, Domingo Sánchez Blanco gioca con gli stereotipi del grottesco, mentre a Joan Morey interessa inscenare un teatro dark come un decalogo delle mode e dei modi attuali più estremi.
Il valore “politico” del corpo degli altri passa attraverso una molteplicità di immagini. Per Mario Rizzi l’arte può sorpassare gli ostacoli della vita vera e, ad esempio, officiare un matrimonio altrimenti impossibile tra due immigrati clandestini. Sia Donatella Di Cicco che Attilio Solzi sono in grado di trasformare in star per un giorno improbabili modelle, giovani donne e mature, che risulterebbero escluse dai consueti canoni di bellezza. L’americano Spencer Tunick gioca con la vecchia idea di Body Art, imponendo a centinaia di persone di recitare su un set di un immaginario film “nudie”, attualizzando, in chiave estetica, il fenomeno dei sit-in. Il guatemalteco A-1 53167 (Anibal Lopez) opera nel campo del sabotaggio sociale, smascherando così le perversioni di una società corrotta, ad esempio disturbando una marcia di veterani di guerra.
C’è infine una versione favolistica in questa rassegna dedicata agli altri. Gabriele Di Matteo rilegge la storia mettendo tutti sullo stesso piano, vincitori e vinti comunque nudi, mentre Greta Frau continua a raccontare la propria piccola favola avvolta nel mistero di un’identità che sfuma nell’ombra e nel segreto.
07
novembre 2003
Gli Altri
Dal 07 novembre 2003 al 10 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
GAS ART GALLERY
Torino, Via Cervino, 16, (Torino)
Torino, Via Cervino, 16, (Torino)
Vernissage
7 Novembre 2003, ore 19.00 - 23.00