Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sergio Zanni – Equilibri incerti
Le sculture di Sergio Zanni, un mondo a metà strada tra la fiaba e il fumetto, saranno protagoniste della prima personale romana dell’artista.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il monumento ai caduti più iconoclasta del secondo dopoguerra è un pugno nello stomaco che il popolo delle bandiere arcobaleno non vedrà in nessuna piazza d’Italia. E’ infatti rimasta un bozzetto la lunga teoria di soldati bendati, automi indistinguibili l’uno dall’altro, incitati a gettarsi da un’altura da una figura che rappresenta il principio d’autorità. I resti di chi ha già fatto il salto sono sparsi a valle, nessuno di loro avrà scampo.
Era il 1973 quando Sergio Zanni decise di accettare la sfida di quel soggetto così démodé, estraneo alla sensibilità di un giovane del tempo. Ne venne fuori un’opera singolare: lontana, per via dell’utilizzo di un linguaggio pienamente figurativo, dal gusto per l’arte astratta e concettuale allora prevalente, eppure efficacissima nell’esprimere lo spirito di quegli anni e della generazione alla quale l’autore, allora appena trentenne, apparteneva. Tant’è che, sul finire del decennio, The Wall dei Pink Floyd, film simbolo dell’epoca, utilizzerà proprio l’immagine di un’interminabile fila di uomini quasi meccanici che cadono per raccontare le distorsioni del dovere di obbedienza.
Dal 6 al 25 novembre, le sculture di Sergio Zanni, un mondo a metà strada tra la fiaba e il fumetto, saranno protagoniste, presso la Galleria Ricerca d’Arte, di Equilibri Incerti, la prima personale romana dell’artista. Finalmente, verrebbe da dire, dal momento che Zanni e le sue creature di terracotta (“Eredi domestiche delle Muse Inquietanti di De Chirico” le ha definite Vittorio Sgarbi) si muovono malvolentieri dalla natia Ferrara. “Per pigrizia”; “Perché dentro una città con le mura ci si sente protetti”, scherza lo scultore, ma anche perché in quel luogo silenzioso e malinconico “gli artisti non vengono distratti dal mondo e possono concentrarsi sulle proprie cose”.
Concentrazione, intuizione, narrazione sono parole chiave per comprendere l’arte di Zanni.
Dice di essere un cantastorie, uno per cui la scultura è strumento per raccontare di un mondo atemporale, popolato da entità longeve, ignare dei dettagli della cronaca e della politica, ma consapevoli dei grandi temi esistenziali, primo fra tutti quello della ricerca della propria individualità.Viaggiano all’interno di se stessi i mille personaggi creati dalla fantasia di Zanni, sono esploratori della condizione umana e portano addosso i segni della fatica di vivere. Hanno grandi corpi, resi informi da pesanti cappotti che ne ostacolano i movimenti e teste piccolissime, simbolo di un’identità individuale tanto più inseguita, quanto più gli sviluppi della società di massa concorrono a negarla.
I Custodi delle pianure, i Palombari, i Pittori di guerra, i Kamikaze... favola dopo favola, anno dopo anno, Sergio Zanni ha dato corpo, senza alcuna intenzionalità, ad una grande saga, l’epico ciclo dei cavalieri del nuovo millennio: noi. Noi siamo Oblomov, metafora del disagio ad adattarsi alla modernità; siamo noi, uomini e donne d’Occidente, I Giganti di sabbia, all’apparenza possenti colossi di pietra, ma in realtà inconsistenti monoliti di polistirolo spalmati di iron-ball, materiale che la gente di cinema usa per gli effetti speciali. E siamo sempre noi i funamboli di Equilibri Incerti, l’ultimo capitolo della immaginosa narrazione: venti aeree presenze in terracotta patinata che si esibiranno per i visitatori della mostra nello spettacolo del vivere quotidiano. Sappiamo bene in cosa esso consista: affannosa ricerca di equilibrio per molti, capolavori di equilibrismo per altri e, per tutti, il rischio di una rovinosa caduta.
Era il 1973 quando Sergio Zanni decise di accettare la sfida di quel soggetto così démodé, estraneo alla sensibilità di un giovane del tempo. Ne venne fuori un’opera singolare: lontana, per via dell’utilizzo di un linguaggio pienamente figurativo, dal gusto per l’arte astratta e concettuale allora prevalente, eppure efficacissima nell’esprimere lo spirito di quegli anni e della generazione alla quale l’autore, allora appena trentenne, apparteneva. Tant’è che, sul finire del decennio, The Wall dei Pink Floyd, film simbolo dell’epoca, utilizzerà proprio l’immagine di un’interminabile fila di uomini quasi meccanici che cadono per raccontare le distorsioni del dovere di obbedienza.
Dal 6 al 25 novembre, le sculture di Sergio Zanni, un mondo a metà strada tra la fiaba e il fumetto, saranno protagoniste, presso la Galleria Ricerca d’Arte, di Equilibri Incerti, la prima personale romana dell’artista. Finalmente, verrebbe da dire, dal momento che Zanni e le sue creature di terracotta (“Eredi domestiche delle Muse Inquietanti di De Chirico” le ha definite Vittorio Sgarbi) si muovono malvolentieri dalla natia Ferrara. “Per pigrizia”; “Perché dentro una città con le mura ci si sente protetti”, scherza lo scultore, ma anche perché in quel luogo silenzioso e malinconico “gli artisti non vengono distratti dal mondo e possono concentrarsi sulle proprie cose”.
Concentrazione, intuizione, narrazione sono parole chiave per comprendere l’arte di Zanni.
Dice di essere un cantastorie, uno per cui la scultura è strumento per raccontare di un mondo atemporale, popolato da entità longeve, ignare dei dettagli della cronaca e della politica, ma consapevoli dei grandi temi esistenziali, primo fra tutti quello della ricerca della propria individualità.Viaggiano all’interno di se stessi i mille personaggi creati dalla fantasia di Zanni, sono esploratori della condizione umana e portano addosso i segni della fatica di vivere. Hanno grandi corpi, resi informi da pesanti cappotti che ne ostacolano i movimenti e teste piccolissime, simbolo di un’identità individuale tanto più inseguita, quanto più gli sviluppi della società di massa concorrono a negarla.
I Custodi delle pianure, i Palombari, i Pittori di guerra, i Kamikaze... favola dopo favola, anno dopo anno, Sergio Zanni ha dato corpo, senza alcuna intenzionalità, ad una grande saga, l’epico ciclo dei cavalieri del nuovo millennio: noi. Noi siamo Oblomov, metafora del disagio ad adattarsi alla modernità; siamo noi, uomini e donne d’Occidente, I Giganti di sabbia, all’apparenza possenti colossi di pietra, ma in realtà inconsistenti monoliti di polistirolo spalmati di iron-ball, materiale che la gente di cinema usa per gli effetti speciali. E siamo sempre noi i funamboli di Equilibri Incerti, l’ultimo capitolo della immaginosa narrazione: venti aeree presenze in terracotta patinata che si esibiranno per i visitatori della mostra nello spettacolo del vivere quotidiano. Sappiamo bene in cosa esso consista: affannosa ricerca di equilibrio per molti, capolavori di equilibrismo per altri e, per tutti, il rischio di una rovinosa caduta.
06
novembre 2003
Sergio Zanni – Equilibri incerti
Dal 06 al 25 novembre 2003
arte contemporanea
Location
GALLERIA RICERCA D’ARTE
Roma, Via Di Monserrato, 121/a, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 121/a, (Roma)
Orario di apertura
.30-13.00 / 16.30 – 20.00
Chiuso il lunedì mattina e nei giorni festivi
Vernissage
6 Novembre 2003, ore 18,00