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Le ragioni del viaggio
Curata da Ovidio Guaita, BZF in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze ospita una mostra fotografica sui temi e luoghi dell’itinerare nelle foto del Club Internazionale Des Grands Voyageurs.
Comunicato stampa
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“Turista sarà lei!”. E’ il tipico insulto dello pseudo-viaggiatore schizofrenico in vena di negazione di se stesso. L’era del Grand Tour, del Viaggio in Italia degli happy few è tramontata da tempo. L’Orient-Express, il mitico Londra-Parigi-Vienna-Costantinopoli, è ormai un’attrattiva per stantii incentive tour e le imprese di Gilgamesh e di Ulisse sono sempre più spesso confuse con quelle di qualche eroe dei cartoon. Poco o nulla sopravvive all’omogeneizzazione imperante di questo villaggio sempre più globale e, purtroppo, anche banale.
Il turismo di massa ha trasformato luoghi e popoli dalla cultura millenaria in parchi divertimento dove tutto è studiato in funzione della stagionale spremitura del turista che arriva a sciami e viaggia con l’occhio appiccicato alla nuca della guida. Ha anche una gran coda di paglia questo turista. Sa di essere merce di consumo in balia delle agenzie, intuisce vagamente di rappresentare un flagello per i luoghi incontaminati, ma soprattutto sa di essere un viaggiatore senza qualità. E non lo sopporta.
Eppure il concetto di viaggio è sempre stati legato alla nostra vita, sia che lo spostamento fosse reale o metaforico. Non chiamiamo forse “cammino” la nostra vita e “trapasso” la morte? Gran parte della storia dell’umanità è stata scritta dai viaggiatori: nomadi, conquistatori, mercanti, pellegrini, esploratori. Gente che ha sfidato gli dei, le superstizioni, la desolazione dei deserti e la furia degli oceani per placare la propria sete di conoscenza (e la propria ambizione).
Anche i nostri contemporanei “cretins à Kodak”, come li definisce Montherlant, partono sperando di sopravvivere a quel rito d’iniziazione che si ripete infinite volte e che permette di accedere all’ormai poco elitario status di tropical chic.
Ma viaggiare non è lo scopo bensì il mezzo. Per conoscere il mondo, gli altri e alla fine, perché no, anche noi stessi. La cultura e la tecnica del viaggio rappresentano un filtro, un codice che ci permette di interpretare ciò che scorre dinnanzi a noi, rendendoci finalmente capaci di passare dall’osservazione apatica a una visione chiara. Di vedere, dopo aver guardato. Questo è ciò che il Club International des Grands Voyageurs (www.cigv.it) si propone, la diffusione della cultura del viaggio.
La mostra raccoglie settanta foto di iscritti al club. Immagini che documentano luoghi lontani visitati per una infinità di ragioni che vanno ben oltre le canoniche lavoro, svago, cultura. Ognuno di noi ha proprie aspettative e curiosità. C’è chi insegue le maree, chi fa immersioni, chi va per ambulatori del terzo mondo, chi per ghiacciai e chi cerca i giardini, oppure fa il giro del mondo in camper. La mostra è un invito a interrogarsi sulle proprie “ragioni”. Per dare uno strumento a chi vuole emanciparsi e trasformare un rito sociale in un profondo piacere e un’emozione. Trasformandosi da turista in esploratore, imparando a vivere un viaggio e in viaggio.
A chi mi chiede perché io viaggi,
rispondo che conosco bene quello che fuggo,
ma non quello che cerco.
Montaigne
Il turismo di massa ha trasformato luoghi e popoli dalla cultura millenaria in parchi divertimento dove tutto è studiato in funzione della stagionale spremitura del turista che arriva a sciami e viaggia con l’occhio appiccicato alla nuca della guida. Ha anche una gran coda di paglia questo turista. Sa di essere merce di consumo in balia delle agenzie, intuisce vagamente di rappresentare un flagello per i luoghi incontaminati, ma soprattutto sa di essere un viaggiatore senza qualità. E non lo sopporta.
Eppure il concetto di viaggio è sempre stati legato alla nostra vita, sia che lo spostamento fosse reale o metaforico. Non chiamiamo forse “cammino” la nostra vita e “trapasso” la morte? Gran parte della storia dell’umanità è stata scritta dai viaggiatori: nomadi, conquistatori, mercanti, pellegrini, esploratori. Gente che ha sfidato gli dei, le superstizioni, la desolazione dei deserti e la furia degli oceani per placare la propria sete di conoscenza (e la propria ambizione).
Anche i nostri contemporanei “cretins à Kodak”, come li definisce Montherlant, partono sperando di sopravvivere a quel rito d’iniziazione che si ripete infinite volte e che permette di accedere all’ormai poco elitario status di tropical chic.
Ma viaggiare non è lo scopo bensì il mezzo. Per conoscere il mondo, gli altri e alla fine, perché no, anche noi stessi. La cultura e la tecnica del viaggio rappresentano un filtro, un codice che ci permette di interpretare ciò che scorre dinnanzi a noi, rendendoci finalmente capaci di passare dall’osservazione apatica a una visione chiara. Di vedere, dopo aver guardato. Questo è ciò che il Club International des Grands Voyageurs (www.cigv.it) si propone, la diffusione della cultura del viaggio.
La mostra raccoglie settanta foto di iscritti al club. Immagini che documentano luoghi lontani visitati per una infinità di ragioni che vanno ben oltre le canoniche lavoro, svago, cultura. Ognuno di noi ha proprie aspettative e curiosità. C’è chi insegue le maree, chi fa immersioni, chi va per ambulatori del terzo mondo, chi per ghiacciai e chi cerca i giardini, oppure fa il giro del mondo in camper. La mostra è un invito a interrogarsi sulle proprie “ragioni”. Per dare uno strumento a chi vuole emanciparsi e trasformare un rito sociale in un profondo piacere e un’emozione. Trasformandosi da turista in esploratore, imparando a vivere un viaggio e in viaggio.
A chi mi chiede perché io viaggi,
rispondo che conosco bene quello che fuggo,
ma non quello che cerco.
Montaigne
21
ottobre 2003
Le ragioni del viaggio
Dal 21 al 31 ottobre 2003
fotografia
Location
BZF
Firenze, Via Panicale, 61R, (Firenze)
Firenze, Via Panicale, 61R, (Firenze)