Il giorno 18 ottobre si inaugura, in presenza dell’artista, la personale di Marino Magagnoli intitolata “Pixel” nello spazio dedicato alle mostre d’arte del Golem.
Marino Magagnoli, artista bolognese nato nel 1950, nasce con la fotografia in bianco e nero e attraversa il mondo dell’arte in una maniera molto particolare, quasi unica. Infatti se da un lato Magagnoli non ha mai avuto la volontà di fermarsi, in un continuo di sperimentazioni, dall’altro è sempre stato ancorato al mondo dell’artigianato facendo convivere dall’unione la prima forma artistica dal sapore artigianale. Non è artigianato il risultato finale, non è il manufatto ciò che interessa all’artista, ma è il movimento di creazione, anche quando si tratta di plottaggi fotografici, che segue questo sapore artigianale della trasformazione.
Dopo un primo approdo alla fotografia in bianco e nero negli anni Settanta alterna con il passare del tempo sempre di più questa arte con la pittura e la scultura. La scultura diventa il primo porto felice della sua voglia di trasformare non solo il tema dell’opera, ma anche la sua presentazione, il suo darsi allo spettatore: non sceglie più la superficie piana, ma sente il bisogno della terza dimensione.
La personale “I colori del Jazz” del 1990 al Paese degli specchi sembra essere l’apice della ricerca della terza dimensione e della trasformazione in cui presenta una serie di sculture su una superficie apparentemente bidimensionale dalla quale escono e si stagliano tridimensionalmente come icone i più grandi artisti di jazz della storia.
Dopo la scultura ecco l’ultima fase che sarà presentata alla mostra. E’ il Prof. Domenico Secondulfo, curatore della recente personale dell’artista, a captare al meglio questo passaggio quando, riferendosi a questa ultima periodo artisico, scrive: “Dopo la creta, è l’incontro con il bit e i pixel della cera informatica che fa salire di livello la sua trasfigurazione del reale, stringendo insieme fotografia e grafica nel piacere del gioco che è sempre stato il suo segno. Dopo la personale in cui gli ombrelloni si trasformavano in frati, oggi trasformerà ostriche in montagne, sassi in pianeti”.