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La luce sul filo
I primi manifesti relativi all’elettricità e a lampadine sono tuttavia dell’ultimo decennio del secolo, quando l’elettricità si diffonde in rete ed inizia la produzione industriale di lampadine.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Treviso, palazzo Giacomelli, gennaio 2003: all’inaugurazione della mostra di Adolph Hohenstein, un dirigente della Osram si sofferma ammirato dinanzi al manifesto della Metallfadenlampen e chiede: “Ci sono altri manifesti che pubblicizzano lampadine, nella Raccolta Salce?”. La risposta è pressoché scontata: nella Raccolta Salce c’è di tutto. Da questo spunto è nata la mostra La luce sul filo , che traduce liberamente nel titolo quella “lampada a filamento metallico” che giusto cento anni fa, nel 1903, si è iniziato a produrre industrialmente. Una mostra nata avendo già il suo sponsor: la Osram per l’appunto. L’anno di invenzione della lampadina è posto tradizionalmente
al 1879 (autore geniale T.A. Edison), già negli anni ottanta dell’Ottocento si assiste a importanti esperimenti di illuminazione elettrica in zone limitate di grandi città: Milano fu pioniera in Italia, illuminando a luce elettrica piazza Duomo e il teatro alla Scala fin dal 1883.
I primi manifesti relativi all’elettricità e a lampadine sono tuttavia dell’ultimo decennio del secolo, quando l’elettricità si diffonde in rete ed inizia la produzione industriale di lampadine.
La mostra dà conto in una breve sezione dedicata a Lumi in concorrenza della contesa tra i diversi metodi di illuminazione, laddove le più tradizionali lampade a petrolio e a gas si rinnovano grazie a brevetti che ne migliorano la qualità e resa economica. E sono manifesti splendidi e famosi come quelli di Mataloni del brevetto Auer per le incandescenze a gas (1895) o per la reticella delle lampade a petrolio (1896), e di Duiilio Cambellotti per la incandescenza di L. Sipizzi, o di Leopoldo Metlicovitz per gli “apparecchi a gas d’alcool”: sinuose figure femminili, sospese tra mitologia ed Eros, a cui si contrappone la sobria e pur bella fanciulla intenta al ricamo della lampadina elettrica Desaymar, che – come ricorda lo slogan – “sta all’elettricità come la retina incandescente al gas”.
al 1879 (autore geniale T.A. Edison), già negli anni ottanta dell’Ottocento si assiste a importanti esperimenti di illuminazione elettrica in zone limitate di grandi città: Milano fu pioniera in Italia, illuminando a luce elettrica piazza Duomo e il teatro alla Scala fin dal 1883.
I primi manifesti relativi all’elettricità e a lampadine sono tuttavia dell’ultimo decennio del secolo, quando l’elettricità si diffonde in rete ed inizia la produzione industriale di lampadine.
La mostra dà conto in una breve sezione dedicata a Lumi in concorrenza della contesa tra i diversi metodi di illuminazione, laddove le più tradizionali lampade a petrolio e a gas si rinnovano grazie a brevetti che ne migliorano la qualità e resa economica. E sono manifesti splendidi e famosi come quelli di Mataloni del brevetto Auer per le incandescenze a gas (1895) o per la reticella delle lampade a petrolio (1896), e di Duiilio Cambellotti per la incandescenza di L. Sipizzi, o di Leopoldo Metlicovitz per gli “apparecchi a gas d’alcool”: sinuose figure femminili, sospese tra mitologia ed Eros, a cui si contrappone la sobria e pur bella fanciulla intenta al ricamo della lampadina elettrica Desaymar, che – come ricorda lo slogan – “sta all’elettricità come la retina incandescente al gas”.
15
novembre 2003
La luce sul filo
Dal 15 novembre 2003 al 28 marzo 2004
Location
PALAZZO GIACOMELLI
Treviso, Piazza Giuseppe Garibaldi, 13, (Treviso)
Treviso, Piazza Giuseppe Garibaldi, 13, (Treviso)
Orario di apertura
Tutti i giorni 9 – 12,30 / 14,30 – 19; Domenica 14,30 – 19