Alle prime forme di comunicazione, alle più basilari trascrizioni grafiche e plastiche di eventi naturali porta invece l’istallazione Dieci dello scultore Sandro Fois. Alla complessità e alla stratificazione dei linguaggi visivi delle civiltà storiche e delle loro religioni, preferisce la primigenia forza comunicativa del simbolo pre-scritturale e a-semantico che sta alle origini del sacro. Il numero dieci è, del resto, esso stesso simbolo della pienezza e della perfezione e, nella Kabbala, le dieci sephirot (emanazioni divine), raffigurate come un albero che ha le radici in cielo e la chioma in terra, corrisponderebbero ai dieci nomi segreti di Dio. Ogni singola opera plastica fa pertanto anch’essa parte di un insieme complesso che, proprio attraverso tale sistema simbolico, nelle intenzioni dell’artista vuole porsi come un ponte tra la fase aurorale dell’umanità e la contemporaneità, ne saggia la forza archetipa e primaria che attraversa storie e civiltà, rispettandone in linea di massima la sua essenza. Astraendolo da qualsiasi contesto oggettuale al quale è solitamente legato lo ripropone a una rinnovata fruizione comunicativa in una sapiente contaminazione polimaterica (granito, ferro, marmo, vetro, plexiglas, ossa, piombo…). Formalmente, i dieci simboli, strutturano e dinamizzano algidi campi circolari, li segnano con superfici corrose e ferite o con improvvisi bagliori e sintetiche luminescenze. Primitivi e futuribili, i dieci simboli, si impongono come ossimoriche ed improbabili “monadi comunicanti”.