-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Antonella Bersani – Sogno di una notte di privamera
Nella sala principale l’artista ricrea un interno dai toni chiaramente boschivi. Immaginiamo l’archetipo di una camera per rilassarsi e dormire: poltroncina, letto, consolle, appendiabiti, lampadario ed una gabbietta. Il loro scheletro in ferro è un fluente groviglio di rami e foglie che si distendono e annodano, diventando rampicanti coloratissimi che trasfigurano il verde forestale in un puro arcobaleno emotivo. Rosa confetto, rosa fucsia, arancio, verde acido, lilla: colori che si mescolano nello sviluppo plastico di pannolenci, velluto, ciniglia e spugne. Materiali femminili e tattilmente densi con cui l’artigianato del cucire reinventa l’epidermide cerebrale della sensibilità.
Ma qualcosa tra i mobili crea nuove tensioni: ed è un corpo turgido appeso ad uno stelo. Si tratta di uno dei frutti carnosi che la Bersani plasma da diversi anni. Un volume morbido dalle dominanti rosa, sospeso nell’ambiguità organica delle sue aperture e protuberanze. Le membrane giocano con chiari richiami vaginali, tensioni riproduttive, superfici di indiretta crudezza corporea. Un viaggio ipnotico nella femminilità trasfigurata, nella visione mentale che racconta la vita nascente, l’invasione generativa che invade gli oggetti inanimati e li rende vitali. Lo stesso principio che ritroviamo tra le foglie delle sculture: ed ecco spuntare, nel mezzo dei rami fluenti, un bocciolo corporeo che rimanda ai princìpi di un Dna particolare. Quasi una fotosintesi organica in cui la creatività immagina il mondo con la poesia che la scienza non conosce e la tecnologia non detiene.
A conferma che tutto parte da un archetipo carnoso, nelle altre stanze ci attendono diversi lavori che aumentano il pathos e dichiarano il legame tra arte e mondo esterno. Alcune fotografie scendono nel dettaglio ormai astratto della forma organica. Quattro stanzette in pannnolenci ricostruiscono, invece, i luoghi privati dell’artista. Finchè incontriamo una piccola camera che contiene una grande forma organica, dichiarando l’inizio fetale del progetto, la sua natura amniotica che distende l’attesa verso il germogliare della vita floreale.
La prima stanza, infine, indica l’apertura di questo sogno notturno e primaverile. Ci accoglie una tavola imbandita con torta e dolci colorati dai toni pastello. Uno spazio conviviale dove scoviamo un altro frammento corporeo e una sedia che inizia a germogliare. Ribadendo come tutto parta negli spazi del quotidiano, sulle epidermidi dei nostri oggetti mutanti. Tra forme note che si vestono con gli abiti inaspettati della natura più rigogliosa.
Antonella Bersani – Sogno di una notte di privamera
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)