Il labirinto è un percorso matematico che non può prescindere dallo sguardo. L’occhio è l’interprete, la figura guida ,nella leggenda Minosse. Un rapporto fatto di polarità complementari come lo spazio e la percezione di esso, dunque lo sguardo.
Questa mostra traccia un percorso all’interno del rapporto sguardo-labirinto che è molteplice ed aperto esattamente come il suo significato .Ogni artista “guarda” il labirinto e lo rappresenta a suo modo ,come una scena da costruire .Per molti artisti esso ha rappresentato lo spazio dei segni. Scriveva Vasarely in un testi programmatico del ’63: ”Da dove vengono queste trame ?Quando hanno assunto importanza e perché? Da qualche tempo le chiamo “nascite”. Verso il 1913 mi ferii al braccio .Rimasi a letto un giorno o due…Un’eternità .La ferita era bendata con dell’organdis ,tessuto leggero e chiaro ,dalla tessitura regolare che si deforma al minimo gesto.
Contemplavo questo microuniverso sempre uguale e tuttavia diverso ,ci giocavo tirando uno a uno i fili incrociati della trama…”
Lo sguardo è posto oltre il labirinto e lo percorre ,ci gioca decostruendolo ,cercando l’uscita.
Il labirinto è uno spazio metafisico sul quale proiettare segni ,le trame lineari che affascinavano Vasarely.
Un’astrazione concreta come le prospettive illusorie ,il groviglio dei fili sul telaio,le geometrie impossibili.
E lo sguardo è lì pronto a catturarlo e a plasmarlo nuovamente. (marco vecchio,dal catalogo della mostra)