Richard Nonas è nato nel 1936 a New York, dove vive e lavora. Dagli anni settanta realizza sculture e installazioni ambientali di tipo minimale. Insieme ad artisti come Gordon Matta Clarck e Laurie Anderson ha fatto parte del gruppo Anarchitettura, teso a interrogarsi sulle strutture dell’abitare sia in senso fisco che in senso politico e metaforico.
Nato da una formazione di antropologo, ha trascorso lunghi periodi della sua vita tra i gli esquimesi del Canada, nei deserti del Messico e in contesti lontani dalla civiltà occidentale. Proprio da queste esperienze ha preso corpo la sua attività di scultore ambientale, teso a considerare il luogo come elemento significativo tanto quanto le opere che in esso vanno a inserirsi. Recuperando archetipi formali comuni, semplificati fino a proporsi come forme primeve del pensiero, Nonas ha lavorato soprattutto con materiali provenienti dalla natura come legno, pietra e metallo. L’artista è rimasto nel tempo fedele a se stesso anche a costo di un distacco consapevole dal sistema dell’arte. Malgrado la sua scarsa propensione ad un’autopromozione competitiva, ha lavorato per i maggiori musei del mondo, dal Museum of Contemporary Art di Los Angeles, al PS1 e il Withney Museum di New York, al Walker Art Center di Minneapolis e il MAMCO di Ginevra. Ha partecipato alla Documenta di Kassel del 1977 e nel 2003 ha concepito un intervento per la Biennale di Valencia, in corso fino a settembre.
Il pubblico italiano lo ha conosciuto grazie alla presenza di sue opere nella più prestigiosa collezione privata del paese, quella raccolta a Biumo dal conte Giuseppe Panza. La sua presenza alla Fondazione Antonio Ratti, articolata in un workshop e in una mostra dal titolo Mappa Mundi, è il suo primo ritorno nel nostro paese dopo circa trent’anni di assenza, utilizzando materiali industriali, grezzi, da costruzione, e grandi pietre. L’idea è quella di creare un dialogo con le forme, la storia e le presenze dello spazio in cui interviene e suggerire un punto di incontro tra arte e vita.