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Silvestro Lega – da Bellariva al Gabbro
L’esposizione presenta oltre sessanta opere di Lega posteriori al 1870, completando, di fatto, l’analisi della vicenda artistica di uno dei maggiori protagonisti della pittura italiana dell’Ottocento.
In particolare, un nucleo consistente di dipinti di rara bellezza, che non vengono esposti da circa cinquanta anni, tra i quali alcuni già appartenuti ad una prestigiosa raccolta privata, distintasi per una singolare sensibilità verso gli aspetti formalmente più avanzati della ricerca macchiaiola, renderà possibile studiare, attraverso i consueti approfondimenti critici che compariranno in catalogo, le ultime ricerche del pittore.
Lega fu, come noto, una delle maggiori personalità della compagine macchiaiola. Schivo ed introverso, più o meno coetaneo di Giovanni Fattori, ebbe anch’egli modo di attraversare le vicende artistiche del secolo, rimanendo sostanzialmente fedele alle ragioni più intime della propria anima ed approdando al nuovo nell’arte, seguendo il filo di una intima e sofferta inquietudine.
Il rapporto di Silvestro Lega con il territorio di Rosignano Marittimo non appartiene propriamente alle esperienze che i suoi compagni macchiaioli si trovarono a vivere nella Villa Martelli di Castiglioncello negli anni Sessanta dell’Ottocento. Esso ha invece a che vedere con il cammino artisticamente fecondo quanto solitario del maturo pittore romagnolo che in un momento avanzato del suo percorso si trovò a vivere e a lavorare nella campagna del Gabbro, nell’entroterra di Castiglioncello.
La mostra si articola in quattro sezioni.
SEZIONE PRIMA: Dopo Piagentina
Introduttiva al tema vero e proprio della mostra, questa sezione si apre con il
noto “Paesaggio romagnolo”, eseguito da Lega all’indomani della dolorosa fuga da
Piagentina. Nel giungo del 1870 un grave evento luttuoso sconquassa la vita
emozionale dell’artista e fa calare come un sipario sulla straordinaria vicenda
di Silvestro nella campagna fiorentina. Il pittore, inadatto per la schietta e
forte personalità a indulgere in un “cliché di Piagentina” (come invece farà il
Borrani), non troverà di meglio che riparare nella natia Modigliana.
Lega trova la forza di girar pagina. Vi è costretto, oltre che dai dolorosi
fatti biografici, dagli stimoli che gli pervengono dai mutamenti culturali in
corso, come il decadere delle certezze positiviste del decennio precedente e il
dilagare dei principi del Naturalismo francese, cui le nuove generazioni di
artisti si rivelano subito sensibili. In opere come Paesaggio romagnolo, il
taglio verticale si sostituisce a quello orizzontale tipico di Piagentina e la
tersa luminosità nonché le fini velature di colore neoquattrocentesche lasciano
il posto a toni più caldi, “giorgioneschi”, a nuovi impasti di colore adatti ad
esprimere una più vasta gamma di sentimenti, consentendo una presa della realtà
più diretta e immediata, oramai svincolata dagli amati parametri
neo-rinascimentali.
Circa dieci capolavori documentano un decennio di attività improntato alla
ricerca di nuove soluzioni stilistiche.
SEZIONE SECONDA: Il periodo di Bellariva
La ripresa dei rapporti del Lega con Isolina Cecchini, sua antica allieva, apre
una nuova fase creativa, improntata ad un naturalismo più di plein-air. La sua
proverbiale solitudine è interrotta poi, a partire dal 1881, dall’amicizia e
dalla consuetudine con i Tommasi, famiglia di pittori livornesi che abita la
“Casaccia” presso Bellariva.
La sezione ruota attorno ad uno dei maggiori capolavori dell’intera attività di
Lega, Una madre, realizzato nel 1884 e raffigurante la cognata e il nipotino
Antonio. Si delinea, in questi anni, lo stile dell’ultima maniera del Lega,
quella che Mario Tinti qualificherà come “concitata” in opposizione alla maniera
“pacata” di Piagentina
La sezione comprende molte delle opere rappresentative del periodo trascorso con
la famiglia Tommasi a Bellariva, tra il 1883 e il 1885, tra le quali lo
straordinario Il pittore Tommasi che dipinge in giardino.
SEZIONE TERZA: La famiglia Bandini
Una crescente libertà di esecuzione è il carattere che distingue tutta la
produzione degli anni del Gabbro, località nella quale Silvestro si stabilisce
nel 1886, godendo dell’affettuosa ospitalità della famiglia Bandini, nella
fattoria di Poggio Piano. Lega è attratto in particolare dalla femminilità
esuberante e naturale delle popolane del luogo, le “gabbrigiane”. Le morbide
colline del Gabbro, la severa dolcezza dei volti delle protagoniste femminili di
quel mondo rurale si intervallano alle immagini – quelle sì di “serena gaiezza”
– ispirate alla vita domestica delle donne di casa Bandini.
La sezione ruota attorno a due capolavori non più visti da tempo, Alla villa di
Poggiopiano e La signora Clementina Fiorini Bandini e le figlie a Poggio Piano:
SEZIONE QUARTA: Luoghi e volti del Gabbro
La sezione è dominata dalla severa dolcezza dei volti delle contadine del luogo,
le gabbrigiane, che Lega ha reso protagoniste della sua ultima produzione
artistica; emozionanti sono gli scorci della campagna che ospitò il maestro
romagnolo negli ultimi anni dell’esistenza.
Silvestro Lega – da Bellariva al Gabbro
Castiglioncello, Piazza Vittoria, 1, (Livorno)