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Gli Anni ’60 nella fotografia di Lorenzo Capellini
Dal 1959, vivevo già da oltre un anno a Londra, dove avevo iniziato il mestiere-passione di fotografo: lo sognavo sin da quand’ero ragazzino.
Un giornale inglese mi mandò in Spagna per alcuni servizi sulla corrida. Allora, il grande torero era Antonio Ordonez, mentre Luis Miguel Dominguin aveva da poco smesso di toreare. Arrivai a Malaga, entrai in albergo e vidi, seduto e attorniato da molte persone, Ernest Hemingway. Fu una grandissima emozione. Mi avvicinai per tentare di conoscerlo. Avevo letto qualche suo romanzo e mitizzavo la sua vita “estrema”: Parigi, l’Africa, la Guerra di Spagna, la caccia, Cuba, i matador. Hemingway fu molto gentile , forse perché ero italiano e, per di più, con profonde radici in Veneto: luoghi, terre da lui amatissimi.
Mi chiese di accompagnarlo alla corrida e da quel giorno andammo insieme di paese in paese, di corrida in corrida. Io fotografavo e lui scriveva quello che sarebbe stato il suo ultimo romanzo, “Estate pericolosa”, pubblicato postumo. Voleva raccontare di Ordonez e Dominguin che considerava i più grandi dopo Manolete. Per Hemingway, Dominguin scese nuovamente nella Plaza de Toro di Malaga per una memorabile sfida che in tauromachia è chiamata Man-i-Mano con Antonio Ordonez: quattro tori per ognuno alternati.
Gli Anni ’60 nella fotografia di Lorenzo Capellini
Padova, Via VIII Febbraio, (Padova)