In occasione della pubblicazione della nuova serie de I QUADERNI di Anfione e Zeto, semestrale di architettura e arti, sarà presentato il volume di Gianni Fabbri dedicato ai progetti e alle riflessioni di un grande architetto sul tema dell’originalità dell’architettura italiana nel suo rapporto inevitabile con la storia e con la riflessione teorica, e sul tema dell’impatto della modernità nell’organismo ambiente – architettura.

Il volume Architettura e Restauro si apre con “Il progetto del monumento tra memoria e invenzione” di Gianni Fabbri e le considerazioni provocatoriamente”(in)attuali” della Petranzan sui Restauri interpretati, interventi che introducono l’analisi delle opere di Fabbri, tra le quali citiamo: ca’ Venier dei Leoni a Venezia, Banco San Paolo a Torino, Gauforum a Weimar, la Pescheria di Riva Nazario Sauro a Trieste, l’Area dell’ex Hotel Palace a Lugano, il Teatro della Fortuna a Pesaro.

L’uscita della monografia su Gianni Fabbri, ha inaugurato la nuova stagione della rivista ANFIONE E ZETO, presente in libreria con un numero dedicato all’opera di Rafael Moneo sul tema “contaminazioni in architettura”.
Anfione e Zeto, rivista semestrale, fondata nel 1988 da Margherita Petranzan con la collaborazione di E.Benvenuto, M. Cacciari, G. Mazzariol, A. Natalini, V. Pastor, L. Puppi, P. Valesio, ha al centro della propria riflessione teorica e critica quanto viene realizzato in architettura contemporanea.
Composta in un equilibrio calibrato di documentazione iconografica e testi scritti, ha una struttura che la rende meno effimera di una rivista e più agile di un libro: nasce dall’esigenza di presentare un’opera di architettura nel modo più completo e chiaro possibile, mostrando il processo che porta alla sua realizzazione con i disegni tecnici dettagliati e le fasi costruttive del cantiere.
Si struttura in due parti che testimonanno la complessità del fare architettonico: la prima denominata OPERA, dedicata all’opera architettonica e alla riflessione teorica, la seconda denominata VARIETA’ che è luogo di incontro e di scontro fra diversi saperi e pratiche, libero da coerenze troppo asfissianti.
Come ha dichiarato la Petranzan nel corso della presentazione dei Quaderni: Anfione e Zeto non è un contenitore indifferente, ma aperto, concreto scomodo. Aperto perchè l’architettura si rapporta con altre discipline, concreto perchè l’opera è presentata nel suo farsi, scomodo perchè crede sia necessario parlare di tutta la produzione architettonica, anche dei luoghi comuni.