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Giorgio Giorgi – Archeologia immaginata
“Con polvere di pomice su tela o su tavola di legno dà corpo a visioni – spezzate, spiraliformi, geometriche – di antiche civiltà intrecciate ad altre futuribili. Fra gli scavi impressi nella pomice di Lipari ci sono inserimenti lignei, figure, segni grafici, idoli che i colori, sempre perfettamente aderenti, esaltano o incupiscono” (Graziella Granà).
Giorgio Giorgi, nato a Torino nel 1948, si è formato all’Istituto di Arti Grafiche Paravia e dopo aver seguito corsi di grafica pubblicitaria, ha iniziato l’attività artistica nel 1968; ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
“L’itinerario espressivo di Giorgio Giorgi si stempera in una sequenza di dati legati all’evoluzione dell’umanità, ai reperti di antiche civiltà, ai simboli che il tempo ha tramandato in una sorta di continui rimandi ai sogni non concessi, alla propria e segreta interiorità. Giorgi affida, quindi, allo spazio della tela o del foglio di carta da disegno le sue sottili inquietudini, la volontà di trasmettere il senso delle cose che ama profondamente, la capacità di “costruire” un mondo diverso e diversamente interpretabile. In tale direzione, si chiariscono i momenti di una ricerca che da soluzioni astratto-cosmiche è ora approdata ad un’esperienza caratterizzata da figurazioni geometriche, misurate, misteriose come i disegni delle genti andine, i magici labirinti tracciati nello spazio della memoria, le maschere degli stregoni e nel silenzio “un pescatore / solleva la sua voce antica! in un bizzarro verso azteco / al grande dio della luce! che solleva ora! la sua testa radiosa! con casco d’oro! sull’orlo del mondo” (Lawrence Ferlinghetti)”.
Giorgio Giorgi – Archeologia immaginata
Torre Pellice, Via Beckwith, 3, (Torino)