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Andrea Martone
Andrea Martone è di quegli artisti che sentono l’arte innanzitutto come felicità della visione, come esperienza del fare che colma l’anima e i sensi, che attraverso l’immagine esteriore evocano quella interiore, dando un nome fisico a ciò che non ha nome se non nel mistero della vita.
L’opera nasce da una intuizione, da un rapimento, porta il segno di una gestualità forte, di un cromatismo intenso, spesso affidato ad amalgami improvvisi, vibranti e tonali, si direbbe miracolosi.
Per altro verso l’intuizione non esclude il senso critico, la ricognizione. “Spesso – dice l’artista – mentre dipingo mi fermo, capisco che non posso andare più oltre, che potrei, anche solo con una traccia di colore, rovinar tutto; allora lascio stare.., torno a lavorare dopo ore o giorni… Mi fermo quando ho la percezione di aver detto ciò che volevo dire così come volevo; ed è una sensazione intima che provo, un convincimento interiore”. Pittura e scultura nell’arte di Martone convergono; paiono muovere a primo avviso da opposte tensioni espressive, in realtà vibrano sulla stessa corda psicologica ed emotiva.
La pittura risente di una intrinseca tensione, di un bisogno di sforare la superficie e dilatarla, di aggiungere al tessuto e all’intreccio tonale la consistenza materica.
Nella scultura è più palese l’esperienza tecnica: il mestiere coltivato fin da ragazzo (quando Andrea frequentava la bottega dei marmisti), affinato nella preparazione di forme e calchi e nell’uso intelligente dei materiali.
Qui l’opera nasce da un segno mobile, da una tensione visiva, dal contrappunto di pieni e di vuoti che diventano fasciature della forma figurata o meno, in cui si riflettono le pulsioni di uno scavo nella materia che allude a suggestioni arcaiche, legate tanto al mondo classico che al mondo contadino.
Andrea Martone
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)