01 aprile 2019

Apre Art Basel Hong Kong

 

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Si inaugura oggi, 28 marzo, la 7ma edizione dell’Art Basel di Hong Kong, che si terrà fino al 31 marzo presso l’Hong Kong Exhibition and Convention Center.
La fiera, nata in Svizzera, mantiene i caratteri di una rassegna occidentale, ma mostra un sempre maggiore interesse verso il mercato asiatico, che punta a scoprire e valorizzare, lasciando ampio spazio agli artisti e alle gallerie dell’area orientale. Del resto, negli anni Hong Kong è diventata un importante punto di riferimento a livello internazionale per il mondo artistico, e la scelta di Art Basel di farne la sede di uno dei suoi annuali appuntamenti – gli altri si tengono a Basilea e a Miami Beach – si mostra in perfetta linea con il pensiero su cui si fonda: dare spazio alle gallerie, poiché queste svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle arti visive. 
Quest’anno prenderanno parte alla rassegna ben 242 gallerie – 21 delle quali alla loro prima partecipazione – provenienti da oltre 35 paesi diversi. “Per quanto in Occidente le esposizioni siano valide, a questi standard, nessuna offre un simile livello di varietà globale”, afferma il direttore globale di Art Basel, Marc Spiegler.
La fiera è divisa in alcune sezioni principali – Galleries, Insights, Discoveries, Kabinett, Encounters, Film e Conversations – a cui si aggiunge anche uno spazio dedicato alla pubblicistica d’arte. 
All’interno dell’area Conversation, organizzata da Stephanie Bailey e aperta al pubblico, importanti luminari del mondo dell’arte si confronteranno in 22 dibattiti, discutendo dei problemi e delle questioni che hanno plasmato la cultura contemporanea. 
La sezione film, invece, prevede la visione di 27 video a cura dell’artista e produttore cinematografico Li Zhuenhua. Fra questi, Spring Fever di Lou Ye, premiato per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes del 2009, e l’ultimo documentario di Yan Bo, On the Other River Banks in Berlin, che si concentra sull’esperienza del 2018 nella capitale tedesca dell’artista neorealista cinese, Liu Xiaodong. 
A cura di Alexie Glass-Kantor, gli Encounters si dedicano alla presentazione di opere di scultura e istallazioni su ampia scala, che non è usuale trovare a fiere di questo tipo. 
Nel Kabinett, in cui i partecipanti presentano specifiche esposizioni, curate e delineate all’interno dei propri stand, è dato ampio spazio agli artisti asiatici. Qui, la casa d’aste Bonhams organizza una retrospettiva dedicata al minimalista Richard Lin (1933-2011) – di cui il raro 1.3.1964-Painting Relief sarà poi venduto il 27 maggio dalla stessa galleria – mentre la Galleria Kuje propone una selezione di dipinti a olio di Yoo Youngkuk (1916-2002), uno dei fondatori del movimento astratto coreano.
Che l’attenzione di questa Art Basel si volga verso oriente è chiaro anche nella sezione Galleries vera e propria, che si presenta davvero ricca di una gran varietà proposte. Volendo fare qualche esempio, si può cominciare da Société, che esibisce l’opera del giovane artista cine se Lu Yang – quattro film, tutti del 2019, proiettati su schermi sopraelevati e circondati da lightbox (due dei quali sono già stati venduti), all’interno di una struttura metallica illuminata da luci al neon – e proseguire con la Pifo Gallery e l’opera di Zhang Yu – versando del tè su due piattaforme coperte di fogli di carta, l’artista ottiene delle figure che ricordano gli anelli concentrici dei tronchi degli alberi – e la Max Hetzler con i nuovi dipinti di Albert Oehlen, tutti privi di titolo e datati 2010/2018. La Empty Gallery, invece, espone Feed Forward (1998) di Tishan Hsu, artista molto attivo a New York negli anni Ottanta, ma forse troppo all’avanguardia per essere apprezzato in quell’epoca, e che adesso sta avendo una piccola rinascita. Altro ancora: la Metro Pictures presenta una panoramica delle realtà artistiche di Shanghai, mentre Michael Lett espone le opere della pittrice neozelandese Imogen Taylor. Interessante anche la proposta della galleria londinese Richard Nagy, che porta circa quaranta opere di Egon Schiele, il più conosciuto in Asia fra gli artisti tedeschi e austriaci. Molte di queste opere, però, provengono da collezioni private, e quindi non sono in vendita – fra queste, Two Squatting Men (Double Self-Portrait) (1918), del valore di 5 milioni di dollari. 
Fuori dal Convention Centre, per concludere, il Victorian Harbour ospita l’ultimo lavoro di KAWS, un enorme Companion gonfiabile. (Lucrezia Cirri)

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