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Lo scorso gennaio, sulla scena newyorkese è apparso un museo piuttosto particolare, il KGB Spy Museum, dedicato al Comitato per la sicurezza dello Stato russo, allestito dallo storico lituano Julius Urbaitis.
Il KGB era l’acronimo della principale agenzia di sicurezza, servizio segreto e polizia segreta dell’Unione Sovietica, diventato noto a livello internazionale durante la guerra fredda. Il museo propone diverse vetrine in cui sono esposti innumerevoli artefatti, come l’”ombrello bulgaro” che, nonostante l’apparenza da ombrello, era in realtà un’arma il cui proiettile rilasciava un veleno che si rivelava fatale in due o tre giorni. Tutto accompagnato da un’accurata descrizione della storia geopolitica delle attività segrete dell’URSS e da stazioni interattive che introducono momenti di divertimento, come il potersi fare fotografare in costume, seduti alla scrivania del direttore del KGB. Ovviamente non mancano i dispositivi di registrazione e trasmissione, le uniformi e gli apparecchi di spionaggio fotografico invisibili.
Nonostante il museo si dichiari apertamente apolitico nella sua missione, sarebbe interessante sapere cosa ne pensi l’establishment americano, da sempre particolarmente sensibile al tema dello spionaggio russo. (Adele Menna)