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Quando si entra in casa ci si tolgono le scarpe, si passa in uno spazio sacro che deve restare protetto dal mondo esterno: così l’artista Ekaterina Panikanova accoglie il pubblico in via della Vetrina 21, negli spazi della galleria z20 di Sara Zanin che ospita la sua ultima personale. Difficile parlare di mostra quando l’impressione è quella di entrare in un luogo privato, di bussare a una porta e penetrare in una bolla fragile, in cui si confondono sentimenti e relazioni che coinvolgono non solo gli inquilini dell’abitato, ma soprattutto il visitatore stesso. Entrare nella ‘casa’ è mettere a disposizione il proprio bagaglio personale e lasciare che si trovi con quello intriso nelle pareti, come se si trattasse di un luogo abbandonato da anni nel quale risuonano ancora antiche voci che tornano come una eco dalle pareti.
All’ingresso gli oggetti tipici di un’abitazione russa – le scarpe, la matrioska – che connotano una dimensione che si ritrova anche negli altri ambienti. Gli spazi della galleria si trasformano in soggiorno, camera da letto, camera da pranzo. Le pareti sono quaderni, mucchi di quaderni, di quelli dimenticati in soffitta, che però non si sono dimenticati veramente. Tutto ciò che ha ancora un posto non è stato dimenticato: ed ecco riaffiorare vecchi ricordi, le prime lettere dell’alfabeto ricopiate gracili e ormai sbiadite, i diari pieni di cornicette e quelli che custodiscono vecchi ricordi, racconti di un momento o di una vita. Sulle pagine ingiallite trovano posto le macchie di pittura che, come fossero un tangram, costruiscono immagini e volti, come fossero quadri di famiglia allo stesso tempo nostalgici e conturbanti. Corpi umani incontrano teste di cavallo, uccelli angoscianti adornano quella che potrebbe sembrare una vecchia foto che vede riuniti tutti i familiari per un’occasione importante. Il piombo si plasma in ricamo di lievi merletti, il vetro si trasforma in architetture che adornano lo spazio come fossero candele votive; al taccuino già di per sé scritto si aggiunge un altro strato, un racconto intriso di tempo che risuona perfettamente nelle parole del poeta Dino Campana, dal titolo Invetriata: «[…] E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è, / Nel cuore della sera c’è, / Sempre una piaga rossa languente».
Resta solo una stanza a distinguersi dal resto, la stanza tutta per sé di cui parlava Virginia Woolf o il pensatoio in cui ognuno può rispecchiarsi. È uno spazio buio questo, i taccuini sono ancora appesi alle pareti – sono tanti, fitti – ma tutti neri. Eppure quel nero è ancora più fitto di storie di tante parole scritte, di tante immagini dipinte, di tanti oggetti lasciati e ritrovati.
Tutto ciò che ha ancora un posto non è stato dimenticato.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 13 dicembre 2014
Dal 13 dicembre 2014 al 7 febbraio 2015
Crepuscoli
Ekaterina Panikanova
Z2O – Sara Zanin
Via della Vetrina, 21 – Roma
Orari: martedì – sabato 11.00 – 19.00 e su appuntamento
Info: info@z2ogalleria.it, www.z2ogalleria.it