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“Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d’aver più cose da dire” – scriveva Italo Calvino in Lezioni Americane; la leggerezza veniva intesa come un valore anziché un difetto, una “gravità senza peso” con cui accompagnarsi per “planare sulle cose dall’alto”. Da queste considerazioni e suggestioni trae il titolo la mostra “Le ragioni della leggerezza” di Carmelo Nicotra a cura di Lorenzo Bruni che ha inaugurato lo scorso 28 dicembre a Catania presso lo spazio indipendente BOCS e si conclude con il finissage il 9 marzo alle ore 18.
Tre nuove grandi sculture dalle forme levigate, geometriche e dai colori pastello si ergono nello spazio espositivo e sembrano interrogarsi non solo sull’eredità modernista ma anche sulla possibilità di trasformare l’oggetto quotidiano in oggetto minimalista. Opere a prima vista minimaliste svelano il bisogno di riformulare e annullare la distanza tra le categorie estetiche con cui giudichiamo gli oggetti giornalieri in quanto belli o kitsch.
Carmelo Nicotra, infatti, porta avanti e approfondisce una personale ricerca verso la scultura sociale traendo ispirazione dall’osservazione della città di Favara vicino ad Agrigento, dove vive e lavora. Le case del centro storico lasciate a loro stesse non sono tutelate e salvaguardate da piani regolatori, crollano e cedono alcune parti delle abitazioni, svelando le pareti interne colorate di rosa e azzurro. Al contempo nascono, invece, a ritmo serrato nuove costruzioni – spesso abusive – dallo stile multiforme. Non è da intendersi come semplice critica all’estetica edilizia e nemmeno come uno sterile giudizio sul concetto di bello in questa forma di architettura.
Nicotra è sempre illuminato dalla leggerezza, fino a rovesciare completamente l’atmosfera, volgendo il malinconico in ironia. Si rintraccia una sensibilità e un’ammirazione verso “le buone cose di pessimo gusto” di gozzaniana memoria nella capacità di frequentare il kitsch senza roboanze, di avere comunanza e esplicita attrazione per le ibridazioni edilizie spontanee di cui ne resta affascinato senza esserne sovrastato, ma uscendone nuovo, originale, moderno. Questa visione lo porta ad azionare per la mostra a Catania un rapporto con il contenitore espositivo non soltanto tramite le sue tre sculture, rielaborazioni di mobili vintage che si trasformano in sculture minimaliste, ma anche grazie a tre nuovi interventi al limite con la dimensione performativa.
Il primo intervento si compone in una carta da affissioni non stampata, bianca applicata sulla parete e modellata in modo tale da evocare una colonna dei templi dorici. Il secondo consiste in un piede di un tavolo che regge una base di una colonna decorativa in gesso che non sostiene niente se non sé stesso. Un terzo intervento è in relazione alla parete finale dello spazio espositivo che mutato in una parete sensibile trasforma radicalmente la percezione del contenitore stesso.
Ne viene fuori una riflessione più ampia sul tempo e sulla fragilità delle forme nello spazio reale. In cui lo spazio che ci siamo dati sembra non esistere, per prendere forma nel deserto nel tempo e della memoria. Questa dimensione di orpelli, decori, fasti architettonici, di mutamento, di metamorfosi, di anabasi, plasma la forma degli oggetti consueti in nuovi mondi o antichi, in luoghi ignoti in cui risediamo. L
e opere sembrano discendere in spazi inusitati dagli sfondi calmi, echeggiano quiete lontananze dai rosa, dagli ocra, da strati sopra strati, chiazze e perenni sciabolature, da squarci in cui traspare l’azzurro tenero in cui affacciarsi. Una capacità di far vivere senza cesure, minimalismo, casualità e quotidianità, di saper occupare lo spazio della scultura, di risiedere in essa senza occuparla mai del tutto. (Ilenia Vecchio)
In alto: Carmelo Nicotra, Le ragioni della leggerezza, 2018, Installation view, Bocs, Catania. Ph.Neroshootings