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Già l’anno nascente effonde con infantile prodigalità i primi sonori vagiti e la consueta frenesia cittadina si va lentamente ripristinando dopo l’intermezzo festivo: resta ancora un residuo bagliore di luminarie che accende su Via del Corso come un mesto ricordo di cose passate. Il neorinascimentale Palazzo Cipolla, sede espositiva della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ospita una grande mostra antologica dedicata al pittore Ennio Calabria (Tripoli, 1937). A sessant’anni esatti dal suo felice esordio sulla scena artistica romana alla Galleria la Feluca, ubicata nella limitrofa Via Frattina. Varcato l’imponente portale ad arco accediamo alla prima sala dove, in esergo alla mostra, troviamo impresso a grandi caratteri un fulminante pensiero dell’artista: Il visibile è la necessaria sponda che dà forma all’invisibile. Nelle sue generose interviste, che abbiamo con vivo interesse compulsato, è ricorrente il ricordo del mare di Tripoli che non di rado sembra affiorare nei dipinti sotto la specie di una sorta di energia archetipica, di un principio saturnino creativo/distruttivo che incessantemente genera, divora, rigenera e trasfigura le forme in un torbido tumulto di colori. In una continua, lacerante metamorfosi.
Ennio Calabria, La città che scende – 1963, olio su tela cm. 140×240
Vedemmo anni fa al Prado il Goya della Quinta del Sordo e certi dipinti di Calabria ce ne rammemorano il clima immaginale. Un’altra sua riflessione – da meditare a lungo – ci piace consegnare a queste brevi note: ” La soggettività in un artista quanto più è profonda, tanto più esordisce come qualità oggettiva”. La Roma in cui visse gli anni della formazione era animata dall’annosa disputa tra realismo e astrazione, pativa anch’essa la fede comunista che dilagava tra intellettuali e artisti spesso condizionandone pesantemente le scelte (pensiamo alle invettive di Togliatti contro l’arte astratta), vedeva un continuo fiorire di gruppi, movimenti, cenacoli. Come Il pro e il contro – sempre sul versante figurativo – di cui Calabria fu tra i fondatori, nel 1961, assieme – tra gli altri- a Vespignani, Attardi, Guccione, Del Guercio. Ci aggiriamo per le sale della mostra e ci soffermiamo, in particolare, sulle grandi tele che scopriamo teatro di una molteplicità di rimandi e di intrecci culturali frutto delle meditazioni estetiche dell’artista: sofferte rappresentazioni di classiche istanze sociali e politiche, audaci compenetrazioni futuriste (tra cui un patente omaggio a Boccioni), inquiete scomposizioni picassiane, cupe aggressioni cromatiche di matrice espressionista. Osservando le incerte figure dal sembiante umano che – attorte – affiorano sulla tela come a voler contrastare un convulso, debordante magma cromatico, le vediamo come un effimero baluardo posto ad arginare quell’oscuro universo di forze che ribolle nel sottosuolo, oltre la consueta realtà percettiva. Percorriamo il Corso sulla via del ritorno e ci sorprendiamo a riflettere su come l’arte, quando intimamente vissuta, sappia divincolarsi da qualsivoglia capestro ideologico.
Luigi Capano
Mostra visitata il 12 gennaio
Dal 20 novembre 2018 al 27 gennaio 2019
Ennio Calabria,” Verso il tempo dell’essere. Opere 1958-2018”
Museo di Palazzo Cipolla
Via del Corso 320, Roma
Info: Tel 06 22761260 www.civita.it