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Come entrare trionfalmente nel promettente mercato della moda cinese? Con una grandissima sfilata a Shangai. Come uscirne mestamente? Chiedere a Dolce & Gabbana che in quanto a utilizzo sconsiderato dei social network hanno da insegnare.
Già in diverse occasioni gli stilisti avevano dato cattiva prova del loro galateo online, come quando avevano attaccato i giornali napoletani, in occasione di una contestata sfilata nel centro storico della città, oppure quando avevano apostrofato Selena Gomez e la famiglia Kardashian, per non parlare delle prese di posizione sulle fecondazioni in vitro e sulle adozioni di genitori omosessuali. Ma questa volta potrebbe costargli veramente molto. In Cina non hanno gradito le pubblicità di presentazione della sfilata che avrebbe dovuto tenersi il 21 novembre a Shangai e che mostravano una modella cinese piuttosto impacciata, nell’usare le bacchette per mangiare una pizza, degli spaghetti e un cannolo. Immagine stereotipata, riferimenti sessisti e così i video postati su Weibo, sito di microblogging usatissimo da quelle parti, sono stati subito cancellati.
La situazione si è aggravata quando DietPrada, uno degli account di moda più seguiti su Instagram, ha pubblicato la chat con Stefano Gabbana, infarcita di offese razziste contro la Cina e tutti i cinesi. Angelica Cheung, direttrice di Vogue China, ha immediatamente annullato la sua presenza, seguita da altre celebrità, mentre le agenzie Bentley e Xing Li hanno fatto sapere che non avrebbero mandato le loro modelle in passerella. Risultato? Sfilata cancellata.
E cancellati anche gli articoli presenti sui portali cinesi dell’e-commerce, come Tmall, JD.com e Suning. Considerando che i consumatori cinesi rappresentano il 33% della spesa globale per beni di lusso e che la quota probabilmente arriverà al 46% entro il 2025, non si può certo parlare di una strategia lungimirante.