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Guru del pensiero critico italiano Andrea Branzi (1938), architetto, designer, artista, scrittore e sperimentatore di avanguardie, pietra miliare della cultura del progetto industriale, protagonista di punta dell’Architettura Radicale italiana, dell’Anti-design, ripensa il futuro tornando al primitivo perduto, al design poetico ed emozionale.
L’autore, dagli anni’60 critico nei confronti della cultura razionalista novecentista, espone quindici originali “Dolmen” realizzati in vetro, plexiglass e creta, nella galleria milanese di Antonia Jannone. I suoi oggetti sfidano il tempo e aprono riflessioni sulle origini primordiali e sulle tecniche primitive del fare, del costruire spazi abitabili, alterati nella post-modernità, bulimica di nuovo e succube della tecnologia digitale.
I suoi Dolmen antropomorfi evocano quelli di Mores (Sassari) e altro ancora, sono “tavoli da lavoro”, presupposti formali e concettuali per una mostra carica di riflessioni antropologiche e sulle modalità di abitare gli spazi individuali e collettivi contro progetti troppo estetizzanti, patinati e sempre più omologati al mercato. Fondatore nel 1966 di Archizoom Associati, Branzi ha introdotto l’aspetto ludico, decorativo, ironico e a volte kitsch nel design, puntando sull’innesto tra cultura, progetto e contaminazioni linguistiche. Cofondatore della Domus Academy (1982) prima scuola internazionale post-laurea di design e amatissimo docente al Politecnico di Milano, colleziona pubblicazioni e libri basilari di storia e teoria del design su cui si sono formate schiere di architetti e designer contemporanei.
Sono dolmen simbolici, che riposizionano l’uomo al centro della cultura progettuale come reazione alle ultime tendenze digitali, fluide, senza retorica o nostalgie. Si tratta di soluzioni formali basilari, frutto di incastri elementi verticali e orizzontali, proposte aperte che non tollerano di essere rinchiuse nella sfera esclusiva dello spazio domestico, ma aprono riflessioni su quali ambienti abiteremo, sempre più integrati con la vita di tutti giorni, in cui il corpo misura spazio e tempo.
Questi micro progetti sono da interpretare come contrappunti concettuali e anomala messa in forma di problemi, individuazioni e contraddizioni della nostra epoca, cortocircuiti visivi e progettuali che ci riconducono a valori primordiali, essenziali in bilico tra passato e un eterno presente in cui uomo e ambiente diventano quasi sinonimi.
Jacqueline Ceresoli
Dal 20 gennaio al 14 febbraio 2015
Andrea Branzi, Dolmen
Antonia Jannone
Corso Giuseppe Garibaldi, 125
20121 Milano
Orari: dal martedì al sabato, 15:30 – 19:30
Info: info@antoniajannone.it
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