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Era il 16 agosto del 1972, quando, durante un’immersione, Stefano Mariottini, un chimico di Roma in vacanza a Riace Marina, riportò alla luce le due statue oggi note come i Bronzi di Riace. Per 2500 anni, il Bronzo A e il Bronzo B, datati nella seconda metà del V secolo .a.C., erano rimaste nascoste sul fondale del Mar Ionio, a soli 8 metri di profondità. Nel suo ultimo progetto, Giuseppe Lo Schiavo, fotografo calabrese di base a Londra, ha immortalato i due guerrieri immergendoli in una luce che ne esalta l’anatomia e la fisicità. Gli scatti ci offrono un punto di vista nuovo, mostrandoci questi due capolavori della scultura classica in tutta la loro bellezza ed espressività. A proposito del lavoro di Lo Schiavo, Roberto Sottile, curatore della mostra Génesis, visibile fino al 17 novembre negli spazi del Museo Marca di Catanzaro, scrive: “I Bronzi sono uomini e come tali Giuseppe li tratta, rappresentandone tutta la bellezza e la sensualità. Il pensiero diventa reale. Il bronzo materia inventata dalla creatività dell’uomo si trasfigura nella luce con la quale l’artista colpisce i corpi nudi dei due guerrieri, riuscendo nello stesso tempo ad evidenziare l’immortalità della loro divina bellezza, e rendendoli “fragili”. Una fragilità umana che attraverso la luce diventa respiro.”