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Lo vogliono i musei e i curatori e le nuove generazioni di collezionisti ne sono sempre più ghiotte: parliamo del writing, la vecchia scuola del graffitismo che si appresta a compiere una quarantina d’anni ma che, come i non più giovani ma sempre misteriosi, ha ancora tanti retroscena da raccontare. Per chi c’era, per chi ha sentito dire o ricorda, per chi vuole conoscere una storia vera e intensa, l’appuntamento da non perdere è il 27 settembre, alla Galleria Varsi di Roma, per “Graff Anthology”, evento curato dalla storica dell’arte Alessandra Ioalè e dalla casa editrice Whole Train Press.
Le immagini dei muri o dei treni, in quella che sembra una lontana era geologica in assenza del digitale, di internet e dell’universo social, sono preziose testimonianze di una produzione che ha visto crollare i muri delle differenze nazionali, linguistiche e sociali. L’influenza esterna, in particolare quella americana, veniva succhiata, assorbita e digerita da bocche comuni, in continua interazione fra loro. La modalità esecutiva della “combo”, molto diffusa tra i writers, segnala l’interesse per il lavoro comune. In mostra, a Roma, si parlerà di storie come quella di “Panico totale”, la manifestazione che dal 1996 al 2000 ha raccolto nella città di Pisa la cultura di strada legata al writing, raccontata, nel prezioso testo che porta lo stesso nome dell’evento, dalla curatrice Alessandra Ioalè e che è ricco di immagini d’epoca e racconti in prima persona di artisti oramai affermati sulla scena internazionale, come gli italiani Etnik e Ozmo.
Questo e altri testi, editi dalla Whole Train Press, anche molto rari e da collezione, saranno disponibili in galleria per tutta la durata della mostra, visitabile fino al 4 ottobre, insieme agli scatti fotografici esposti, amatoriali o d’autore, alcuni perfino inediti. Ospiti speciali della serata inaugurale, i curatori Pietro Rivasi e Simone Pallotta, protagonisti della scena street italiana, e gli artisti Jonathan Levin, Kemh, Bol. Un’occasione imperdibile per tutti i cultori, i curiosi e gli appassionati di quel settore underground della cultura, in cui affonda le radici una parte della nostra società contemporanea. (Mariangela Capozzi)
In alto: Jonathan Levin per Graff Anthology, Galleria Varsi, courtesy Jonathan Levin