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Colpiti dai tanti incendi che hanno traumatizzato molte delle nostre aree naturali durante l’ultima estate, Marta di Donna, Francesca Mussi e Vincenzo Zancana hanno ideato la mostra “CHÁRŌN” – Caronte, il traghettatore dell’Ade nell’antica Grecia, demone degli inferi, simbolo della morte – visitabile fino al 4 novembre da Spazio Serra, a Milano. Il progetto è patrocinato da ERSAF-Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste.
Sul muro all’esterno degli ambienti espositivi, poco visibile e quasi in disparte rispetto all’epicentro centro della mostra, una grande fotografia, leggermente azzurrata, crea una rappresentazione del paradiso perduto. L’immagine, che attrae proprio per la sua estraneità, rappresenta un cammino misterioso, che ci conduce tra alberi selvaggi e vergini. Il posto che una volta c’era ma ora, probabilmente, non c’è più, immagine che è ormai diventata solo il sogno di un passato pieno di nostalgia, fuori dal mondo reale.
Nello spazio espositivo troviamo poi una mostra ben concepita, con sculture fantastiche di tronchi e rami, tra fogli e tubi dorati, prelevati dalla riserva naturale Sasso Malascarpa, a seguito dell’incendio avvenuto nel gennaio 2017. Come dicono le curatrici, Rachele De Franco e Virginia Dal Magro, lo Spazio Serra diventa «Un cenotafio per rendere l’ultimo ossequio ai corpi arsi in silenzio». Le sculture naturali condividono lo spazio con quattro video realizzati nei mesi successivi al prelievo dei rami. I video sono accompagnati da una voce femminile, cosciente, matura e seria, che legge i versi di Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, in un riferimento alla temperatura di autoignizione del legno, tra i 220° e 250°.
In esposizione, allora, si creano e si incontrano due mondi. Uno reale, dove la morte succede, dove si digerisce il trauma lentamente, dove gli alberi, metafora degli esseri umani, sono esposti e quasi si possono toccare, dove ci si riunisce ad ascoltare guide spirituali, creando una sorta di comunità religiosa. E poi un mondo dei sogni e delle immagini fantasmagoriche che, anche se poco reali, esercitano un peso decisivo nel nostro tempo quotidiano. (Dobrosława Nowak)