21 febbraio 2015

Andiam, andiam, andiamo a lavorar!

 
Il Premier Renzi ha parlato di "giornata storica". La Cgil di una "liberalizzazione dei licenziamenti". All'atto pratico, invece, questo JobsAct, cambierà le sorti dell'occupazione in Italia?

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Demansionare il lavoratore non efficiente, licenziare liberamente e anche collettivamente (con indennizzo); via i contratti di collaborazione, via quelli a progetto; nuovi diritti per congedi e periodi di maternità. Il JobsAct di Matteo Renzi, nome “british” per indicare quella che anticamente si sarebbe definita una “riforma del lavoro”, promette di far voltare pagina all’Italia impiegatizia. 
«Parole come mutuo, ferie, buonuscita, diritti entrano nel vocabolario di una generazione fino ad ora esclusa», ha dichiarato trionfante il Premier, che è stato subito ripreso da Cgil e anche da Camera e Senato, che avevano espresso parere contrario alla norma dei licenziamenti “di gruppo”. Secondo Renzi la frittata va girata: «Questi provvedimenti si occupano di assunzioni collettive. Questo è un Paese che guarda al futuro, che sta ripartendo».
Tanta, tantissima fiducia, mentre un sondaggio al giorno rivela a tempi alterni o una minima ripresa o percentuali di disoccupazione giovanile altissime (e di cui vi abbiamo già raccontato).
In mezzo ci sono anche quelle che Renzi annuncia come le 200mila assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori parasubordinati, l’addio ai contratti a progetto -appunto- dal 2016 (che comunque sarà possibile continuare a stipulare tramite accordi sindacali: addio un corno) e contributi di disoccupazione anche per chi ha solo tre mesi di contributi.
Insomma, tante nuove norme, che la Cgil stronca come “mantenimento delle differenze”. «L’unico risultato sarà quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente», hanno dichiarato Camusso e Landini, insoddisfatti come anche Cisl e Uil. Ma la vera domanda, a latere di questi nuovi commi che commercialisti, burocrati e amministratori dovranno rivedere e riportare alla realtà dei fatti dei lavoratori, è il punto precedente che preoccupa e che tocca anche Renzi, nel suo discorso, di sbieco: davvero questo Paese sta ripartendo o sta facendo i conti senza l’oste, soprattutto per quanto riguarda questo campo? I lavoratori li abbiamo sentiti disperati, come pure gli impreditori. Di sondaggi non se ne può più, ma speriamo davvero che queste riforme rimettano in moto la possibilità di lavorare, di iniziare, di occupare posti tenuti in scacco da fantasmi, di poter mettere a frutto un “progetto” (e davvero era così demoniaco questo tipo di contratto?). Staremo a vedere, oltre le discussioni sulla carta.

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