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«Una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo», scriveva Rabindranath Tagore per descrivere il Taj Mahal, il mausoleo che rappresenta l’ultimo pegno d’amore dell’imperatore moghul Shah Jahan per la moglie preferita, Arjumand Banu Begum, conosciuta anche come Mumtaz Mahal. Costruito nel 1632, ad Agra, i secoli non sono stati clementi e, sebbene l’opera sia inclusa nel novero delle sette nuove meraviglie del mondo – tra le quali figura anche il Colosseo – adesso rischia di chiudere, a causa delle cattive condizioni di conservazione. A maggio, i giudici della Corte Suprema hanno imposto al governo centrale di prendere provvedimenti di massima urgenza, perché il marmo bianco sta vistosamente cambiando colore, virando al giallo e al marrone, a causa dell’inquinamento e dello sterco di insetti. Nonostante le minacce di chiusura forzata, il governo di Uttar Pradesh, lo Stato dell’India sotto la cui giurisdizione ricade l’amministrazione di Agra, non ha ancora preso alcun provvedimento concreto per salvare il sito patrimonio mondiale dell’Unesco, visitato da circa 70mila persone al giorno, la cui storia è sempre stata travagliata.
Subito dopo la fine della costruzione del Taj Mahal, Shah Jahan fu deposto dal figlio e imprigionato, mentre la capitale dell’impero Moghul fu spostata da Agra a Delhi. Abbandonato per lunghissimo tempo e depredato, fu anche a rischio demolizione, quando, alla fine del XIX Secolo, sotto il governatorato inglese di Lord William Bentinck, fu anche avanzata l’ipotesi di demolirlo, per recuperare i marmi, ai quali i sudditi di sua maestà sono particolarmente sensibili, considerando anche la lunga querelle dei marmi del Partenone. Ma l’inquinamento è pericoloso almeno come il colonialismo e, a causa dell’esposizione alle polveri sottili, nonostante il divieto di costruzione di industrie nei dintorni, il candido marmo si è ormai vistosamente ingiallito.
La situazione non è più procrastinabile e la Corte ha provocatoriamente messo il Governo di fronte a un bivio: o si interviene una volta per tutte o si demolisce. Ma il Governo sembra prendere tempo e il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato alla Corte che un comitato guidato dall’Indian Institute of Technology di Kanpur scoprirà l’esatta fonte di inquinamento all’interno e intorno al Taj Mahal.
Nel frattempo, i funzionari della Archeology Survey of India, un’organizzazione governativa responsabile per la conservazione dei monumenti nazionali, stanno cercando di intervenire per combattere gli effetti dell’inquinamento, con puliture specifiche e la Corte Suprema ha affermato che terrà la situazione sotto stretto controllo, giorno per giorno, dal 31 luglio.